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Sin Valle del Sacco, bonifiche ferme al palo. Associazioni pronte a portare il Ministero in tribunale

A giorni l'ennesimo incontro presso la sede della Provincia ma la situazione resta bloccata nonostante l'annuncio dei fondi

Il 20 Dicembre p.v. si svolgerà presso la sede della Provincia di Frosinone l’ennesimo incontro sul SIN Bacino del fiume Sacco, convocato dal Comune di Ceprano al quale parteciperanno i rappresentanti del Ministero dell’Ambiente, quelli della Regione, i sindaci dei Comuni interessati dal perimetro del SIN, ed i funzionari degli altri enti competenti, fra cui la stessa Amministrazione Provinciale.
 

Sono state invitate, inoltre, la maggior parte delle associazioni di cittadini presenti sul territorio (con l’inspiegabile esclusione – ad oggi e salvo novità dell’ultima ora - dell’Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone). Le associazioni che hanno partecipato e sono state convocate, fin dall’inizio, a tutte le conferenze di servizi presso il Ministero dell’Ambiente, sia per la definizione del perimetro, sia per le successive attività, sono: Retuvasa, Legambiente e Civis.

“I motivi per i quali è stato convocato ed organizzato questo ulteriore tavolo o riunione - lo scrivono in una nota le associazioni: Associazione Civis, Comitato Residenti Colleferro, Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone, Comitato La Rinascita di Patrica, Laboratorio Alta Valle del Sacco e Movimento Civico Paliano - sono: 1) acquisire chiarimenti circa le procedure per le autorizzazioni degli interventi edilizi e di altra natura che vengono richieste da privati ed aziende; infatti, è noto a tutti gli operatori del settore, alle associazioni di categoria ed agli uffici comunali, che qualsiasi attività –dalla realizzazione di un pollaio al capannone industriale- che venga progettata all’interno del perimetro del SIN deve essere autorizzata previo svolgimento di indagini ambientali, le quali comportano costi e tempi notevoli per i cittadini e le imprese.
Questa delicatissima problematica fu sollevata da CIVIS fin dal 2015 in sede di conferenza di servizi presso il MATTM e presso la Regione, ed ancora nel 2016 quando fu attivato il procedimento di consultazione dei soggetti privati, nel corso del quale l’associazione inviò oltre cento osservazioni.
All’epoca, gli stessi che oggi strepitano, ci presero per matti sottovalutando gli impatti sul tessuto produttivo del territorio.


2) avere certezza sui tempi per l’avvio delle bonifiche dei siti che lo stesso Ministero dell’Ambiente, con l’ausilio dell’ISPRA, già nel novembre del 2017 aveva individuato come indifferibili ed urgenti in considerazione dell’esistenza di gravi rischi ambientali e sanitari.
 

Gli otto interventi

Si tratta di otto interventi –tutti nella Provincia di Frosinone- da Ceprano ad Anagni, e nei quali sono inseriti la ex discarica le Lame di Frosinone, la ex Cartiera di Ferentino e la ex polveriera di Anagni.
I progetti e le relazioni tecniche furono presentate dai Comuni, complete dei quadri economici per la spesa e finanche con l’avvio dei procedimenti in danno dei proprietari e/o responsabili della contaminazione, procedura senza la quale non si può accedere al finanziamento pubblico.
I Comuni, i Sindaci e la Provincia hanno fatto, da tempo, quanto di loro competenza, senza che siano seguiti riscontri da parte di MATTM e Regione Lazio.
Inoltre, restano da completare le bonifiche di Colleferro, avviate da oltre dieci anni e non concluse, sia per mancanza di fondi sia per le note vicende che riguardarono la gestione commissariale in capo alla Regione Lazio negli anni dal 2005 e fino al 2013, e sulle quali ancora non è stata fatta chiarezza e rendicontazione, visto che sono stati “bruciati” almeno 60 milioni di Euro e con un solo intervento di bonifica definito. Ci si riferisce, in particolare, agli interventi sul sito ARPA 2 che riguardano il comprensorio industriale del Comune di Colleferro.

Insomma, la richiesta è: quando partono i cantieri delle bonifiche, dove sono i fondi che tutti dicono di avere nel portafoglio ma non spendono?

A queste domande dovrebbe rispondere il tavolo del 20 Dicembre, visto che nel frattempo è partito il gioco del cerino fra Ministero dell’Ambiente e Regione Lazio, seguito dalle scontate strumentalizzazioni politiche della vicenda, fatte da tutti gli attori politici, senza eccezione.
In realtà, la questione è la mancata stipula dell’Accordo di Programma fra Ministero e Regione Lazio, atto che deve contenere la definizione delle spese per ogni intervento, le procedure di erogazione dei fondi, l’individuazione del soggetto pubblico che ha il ruolo di attuatore delle bonifiche.
In sostanza l’accordo di programma è il provvedimento che contiene il totale e la ripartizione dell’impegno di spesa degli enti (come dire: i soldi sul tavolo), quali interventi eseguire e l’attribuzione specifica delle somme per ognuno di questi (a Le Lame tanto, alla ex cartiera di Ferentino questa somma, a Colleferro quest’altra). Inoltre, sono indicati i tempi, chi indice le gare, chi controlla, ecc.
Per capire cos’è un Accordo di Programma basta andare sul sito del MATTM al link: https://www.bonifiche.minambiente.it/page_adp_SIN.html, dove sono pubblicarti gli AdP stipulati per tutti i SIN d’Italia.  Senza questo atto fondamentale le bonifiche non partono, non possono partire.

Dal Ministero dichiarano che la loro parte l’hanno fatta e spetta alla Regione procedere; dalla Regione rispondono che i ritardi sono responsabilità del Ministero dell’Ambiente.
Per non citare il balletto di cifre che la Regione Lazio ed il MATTM ci hanno propinato fin dagli anni scorsi, laddove soprattutto l’amministrazione regionale ha emanato un’infinita serie di comunicati stampa: “ci mettiamo 40 milioni di Euro!”; “ecco, ci siamo, arrivano i fondi!”; “domani partono le bonifiche del SIN!” e via dicendo.
Però, l’Accordo di Programma dove c’è scritto, nero su bianco, quanto, a chi e come, finora non s’è visto  nemmeno in bozza.

Nessuno lo dice o ha il coraggio di dirlo, ed allora lo facciamo noi: la posta in gioco, in realtà, è quella dei fondi oggi disponibili i quali non bastano a coprire tutti gli interventi urgenti, sommando le otto bonifiche indicate dall’ISPRA nella Provincia di Frosinone con quelle di Colleferro.
Il rischio che qualcuno venga escluso è alto, e nessuno vuole rinunciare: la coperta è corta e ci sarà chi prenderà freddo. Si è tutti della Valle del Sacco fino a quando fa comodo, poi al momento dell’erogazione dei fondi ognuno tira il carro dalla sua parte.
In tutto ciò chi ci rimette sono –ancora una volta- i cittadini, non fosse altro per il fatto che le risorse per gli interventi di bonifica sono –appunto- pubbliche.

Il SIN Bacino del fiume Sacco, con il perimetro attuale, è rinato dopo un procedimento giudiziario: un ricorso al TAR che si è concluso con la nota sentenza che nel 2014 ha riportato la competenza in capo al MATTM.
Se l’attuale stallo non verrà superato, si dovrà far intervenire ancora una volta il giudice amministrativo per ordinare al Ministero dell’Ambiente ed alla Regione Lazio di procedere con le bonifiche.
Infatti, il risanamento ambientale e la messa in sicurezza dei siti contaminati è un obbligo di legge, non eludibile né procrastinabile. L’urgenza di provvedere –per gli enormi rischi ambientali e sanitari- è conclamata dagli stessi soggetti che oggi “fanno ammuina”.

La diffida al Ministero

Le associazioni hanno pronta la diffida, formale, nei confronti del Ministero dell’Ambiente e della Regione Lazio, e successivamente, trascorsi trenta giorni, procederanno ad adire il TAR per ottenere l’adempimento degli enti, fino a richiedere la nomina di un commissario ad acta. E non è un bluff: dall’incontro del 20 dicembre dovranno emergere date, numeri, e atti concreti; contrariamente non potremo che avviare l’azione giudiziaria.
Dal 2015 di tavoli e chiacchiere, e non solo di inquinamento, è colma tutta la Valle del Sacco.

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