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Sparatoria in carcere, Portelli: “Dentro provvede l’amministrazione penitenziaria, fuori le forze dell’ordine”

Il prefetto di Frosinone: "Sulle risorse decide solo il Dap". I sindacati vogliono più personale. Il Garante dei detenuti, invece, tecnologie contro i traffici coi droni. La vicenda approda nelle Commissioni antimafia di Parlamento e Regione Lazio

A fronte della sparatoria nel carcere di Frosinone, mentre procedono le indagini degli inquirenti e i sindacati Sappe e Sinappe lamentano l’insufficienza di personale, il prefetto Ignazio Portelli mette i puntini sulle “i” su una vicenda ormai pronta ad approdare nelle Commissioni antimafia di Parlamento e Regione Lazio.

Il prefetto Portelli, chiamato in causa, mette in chiaro che è solamente il Dipartimento di amministrazione penitenziaria (Dap) a decidere riguardo alle risorse e dotazioni organiche all’interno delle case circondariali. In ogni caso il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, formato dai vertici delle forze di polizia e coordinato dalla Prefettura, segue costantemente la situazione.

Il Garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasìa, nel frattempo, invoca un ammodernamento tecnologico delle carceri per fronteggiare l’utilizzo di droni per l’introduzione di pistole, come nel caso specifico, nonché di telefoni e quant’altro. Come fanno sapere i commissari del Movimento 5 Stelle e il consigliere regionale del M5S Loreto Marcelli, infine, la questione approderà nelle Commissioni antimafia di Parlamento e Regione Lazio.

Portelli: “Dentro provvede l’amministrazione penitenziaria, fuori le forze dell’ordine”

"La questione la seguiamo, è un argomento che mi sta a cuore quello delle carceri – ha esternato il prefetto di Frosinone Portelli all’Adnkronos - E quando parlo al plurale, badi bene, è perché mi riferisco a tutte e tre le strutture della provincia. Sono uno che va al pranzo natalizio io, che con il personale si relaziona in modo 'smart' partecipando alle feste del Corpo, ma poi ognuno di noi ha un'asticella: io sulle dotazioni organiche non posso intervenire, non per ponziopilatismo ma perché così è l'ordinamento, non dispongo io delle forze nazionali e dove distribuirle".

"Dentro il carcere provvede l'amministrazione penitenziaria, al di fuori le forze dell'ordine - sottolinea - Per quanto ci riguarda, siamo sempre intervenuti in tempo, anche questa volta la Polizia di Stato in pochi minuti era sul posto con il magistrato. Poi, da tempo, il direttore, le organizzazioni sindacali lamentano carenze organizzative, sia in termini di personale che di risorse, ma quella è una e parte che osservo ma per la quale non ho titolo per intervenire. Sono tematiche interne all'amministrazione penitenziaria e le risposte può darle solo il capo del Dap che oggi pomeriggio viene a fare un ennesimo sopralluogo. Le questioni sono state portate a vari livelli ma è il capo del Dap che alla fine decide a chi e dove assegnare le risorse eventualmente necessarie".

"C'è una gerarchia organizzativa funzionale – precisa, infine, Sua Eccellenza - Il Dap assegna le risorse, la direttrice gestisce ciò che gli viene assegnato, noi ci occupiamo dell'ordine e della sicurezza dell'impianto, di tutta la zona del carcere ma fuori le mura. Quando, durante le rivolte, c'è stato un tentativo di evasione, in meno di dieci minuti l'istituto era circondato e le strade del reticolo intorno presidiate, come sistema nazionale della sicurezza pubblica facciamo questa attività. Abbiamo rapporti continui con il mondo carcerario, ma se devono mandare altre unità non lo decidiamo noi.  Poi, certo, sensibilizziamo, parliamo con i sindacati, raccogliamo i malumori e cerchiamo di veicolarli, abbiamo aggiornato i piani di sicurezza delle carceri, fatto esercitazioni, ma sulle risorse decide l'amministrazione penitenziaria".

Anastasìa: “Serve ammodernamento tecnologico per controllare traffici coi droni”

"Gli scontri tra detenuti accadono, così come in qualunque comunità umana, specie se coatta - ha premesso il Garante dei detenuti Anastasìa all’Adnkronos - Il problema, nel caso specifico, è che ci fosse un'arma: è un fatto gravissimo sul quale gli inquirenti e la stessa amministrazione penitenziaria stanno lavorando".

"Le organizzazioni sindacali lamentano che quanto accaduto possa esser dipeso dalle difficoltà che ci sono a causa del ridotto numero del personale, dal fatto che non si riescano a fare i controlli come si dovrebbero fare - continua - Spero che si tratti di un caso isolato”.

“Quanto alle modalità con le quali una pistola sia finita in mano a un detenuto in alta sicurezza so che le autorità stanno indagando su un traffico droni intorno all'istituto di Frosinone, su un contatto con l'istituto e l'esterno attraverso telefoni cellulari detenuti illegalmente – conclude - Non si può controllare tutto, c'è un controllo da parte della polizia penitenziaria limitato a mezzi e risorse, i poliziotti sono pochi e le misure di sicurezza non riescono ad essere gestite nel migliore dei modi. E poi c'è un problema anche di ammodernamento tecnologico, per controllare traffici di questo genere".

M5S in Antimafia nazionale e regionale: “Su Frosinone accertare le responsabilità”

"Quanto accaduto nel carcere di Frosinone, dove un detenuto in Alta sicurezza ha sparato con una pistola introdotta dall'esterno, è un fatto di tale gravità che devono essere accertate immediatamente le responsabilità di quanto accaduto - hanno affermato i commissari M5S della commissione Antimafia all’Adnkronos - Bisogna andare fino in fondo e trovare tutti i responsabili. Dobbiamo tutti esigere personale veramente capace e all'altezza di gestire e ammodernare i nostri istituti penitenziari. Approfondiremo sicuramente in commissione Antimafia quanto accaduto, con l'apposito comitato che si occupa di 41bis e Alta sicurezza”.

''Le prime ricostruzioni disegnano fatti gravissimi – ha commentato Marcelli, capogruppo del M5S Lazio e vicepresidente della Commissione Antimafia regionale - Ritengo a dir poco surreale che un uomo, in regime di Alta Sicurezza e condannato per reati legati alla criminalità organizzata, possa entrare in possesso di un'arma ed usarla sia per minacciare una guardia penitenziaria sia per sparare ad altri detenuti. È doveroso indagare sull'episodio, accertare le responsabilità e poi confrontarsi con le autorità preposte sulla necessità di garantire ulteriormente misure di sicurezza adeguate ed idonee per i lavoratori e detenuti che si trovano nelle strutture penitenziarie affinché quanto accaduto ieri non si possa più verificare''.

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