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Colleferro, con la scusa della ruota bucata gli rubano il bancomat e prelevano 2900 euro

L'uomo dopo la denuncia è stato costretto a rivolgersi all'associazione di consumatori Aeci per far valere le sue ragioni e farsi ridare i soldi dalla banca

Nei mesi scorsi, un cittadino del Comune di Colleferro (RM), subiva un furto mediante fraudolenta sottrazione del proprio borsello dalla vettura ad opera di malfattori che provvedevano con raggiri a distrarlo mediante la foratura di uno pneumatico. All’interno del borsello era contenuta la carta di debito oltre ad altri beni e documenti di identità del malcapitato.
Non appena riscontrata la mancanza del borsello e del suo contenuto dalla vettura, il danneggiato provvedeva a richiedere alla banca il blocco della carta bancomat e successivamente si attivava per sporgere regolare denuncia presso le autorità competenti. Nel frattempo i malviventi avevano provveduto a prelevare la somma di €. 2.000,00 ed acquistare uno smartphone per il costo di €. 919,00.

A questo punto, il correntista si rivolgeva alla Banca Unicredit per chiedere rimborso delle somme sottratte in maniera fraudolenta e l’Istituto si rifiutava, sul presupposto - infondato - che il pin della carta Bancomat fosse conservato insieme alla carta stessa.
La nostra associazione dei consumatori è intervenuta a tutela del consumatore, in primis mediante richiesta di risarcimento alla Banca Unicredit e, successivamente, sottoponendo il caso all’Abf – Arbitro Bancario e Finanziario. La responsabilità per le operazioni illecite effettuate a seguito di furto del bancomat è a carico dell’Istituto bancario che, in quanto depositario a titolo oneroso del denaro dei correntisti, è tenuto alla corretta vigilanza ed applicazione dei dispositivi di sicurezza per evitare illecite sottrazioni dei dati necessari per l’utilizzo della carta stessa.
E’ noto inoltre, alla luce di un consolidato ed autorevole orientamento giurisprudenziale in materia, che nel caso di uso illegittimo di una tessera bancomat, la Banca che eccepisca la colpa concorrente del titolare per difettosa custodia del codice personale, ha l’onere di provare concretamente tale negligenza. Come da decisione assunta infatti dall’ABF, Collegio di Roma “È del resto possibile ricavare illecitamente il pin necessario per effettuare prelievi dal contro corrente altrui anche mediante appositi strumenti informatici”.
Dunque, sarebbe stato onere dell’Istituto fornire la prova del fatto che il PIN era stato custodito unitamente alla carta, circostanza che non può essere meramente affidata a presunzioni.

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