rotate-mobile
Cronaca Cassino

Cassino, 'la storia infinita': l'Antimafia chiede condanne per 180 anni di carcere

Per il collaboratore Panaccione un notevole sconto di pena. Per Quadrini e Marzella riconosciute le attenuanti generiche. Il 2 novembre la sentenza

Una mannaia per i dodici indagati dell'operazione 'La storia 'infinita'. Questa mattina a Roma, il magistrato antimafia Calò e l'applicato della Procura di Cassino, il sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo, nel corso della prima udienza a piazzale Clodio, hanno chiesto, dopo che il Gup ha accolto il rito abbreviato, il massimo della pena prevista per Gennaro Ferreri, capo induscusso dell'organizzazione che per due anni ha tenuto sotto scatto Cassino e piazza Labriola. Nei confronti del boss napoletano referente del clan Licciardi, residente a Cassino e difeso dall'avvocato Emanuele Carbone, i due magistrati hanno ipotizzato una condanna a venti anni di reclusione e tre di libertà vigilata. Lungo l'elenco di tutte le altre richieste che vanno dai sedici anni ai due anni carcere.

I nomi degli imputati e le singole richieste

Antonio Masucci, 16 anni e otto mesi di reclusione e due di libertà vigilata; Luca Carlino, 16 anni di reclusione ed un anno libertà vigilata; Antonio Terenzio, 16 anni e 8 mesi di reclusione e 2 di libertà vigilata, Alan Molto Pavone 8 anni e 8 mesi di reclusione; Domenico D'Aliesio, 6 anni e 8 mesi di reclusione e 26 mila euro di multa; Ferdinando Spada, 6 anni di reclusione e 22 mila eruro multa; Riccardo Figliolini, 6 anni e 8 mesi di reclusione; Omar Vercelli, 2 anni e 8 mesi di reclusione e 4mila euro di multa. In aula il pubblico ministero della DDA Calò ha poi riferito testuali parole 'tenuta conto della collaborazione si applica lo sconto di pena per Loris Marzella 8 anni di reclusione; Andrea Quadrini, 6 anni e 8 mesi di reclusione, Elio Panaccione, 7 anni e 4 mesi di reclusione';

La sentenza il 2 novembre 2017

Tre le udienze in calendario fissate dal Gup. Il prossimo nove ottobre e il prossimo due novembre discuteranno gli avvocati difensori. A conclusione delle arringhe il Gup si ritirerà in Camera di Consiglio e salvo imprevisti la decisione dovrebbe essere resa nota nel corso della stessa giornata. 

La ricostruzione della vicenda

Il gruppo di indagati sono stati arrestati dai carabinieri del Norm della Compagnia di Cassino nel gennaio del 2017 dopo che, per mesi, avevano terrorizzato con botte, minacce e persino un tentato omicidio, la parte sana della città di Cassino. Per dimostrare la loro forza avevano scelto come punto di spaccio e di ritrovo per le loro scorribande la piazza antistante il tribunale di Cassino. Una sorta di sfida alle forze dell’ordine e un chiaro messaggio a chi provava a denunciarli. Nel corso dei mesi, a seconda delle varie posizioni, alcuni degli indagati sono tornati a piede libero, altri hanno scelto un rito alternativo. Uno è deceduto a seguito di un tragico incidente stradale.

Il comunicato della Procura dopo gli arresti

“L’operazione, denominata convenzionalmente “La Storia Infinita”, trae origine da una serie di episodi violenti consistenti in agguati, pestaggi e sparatorie, verificatisi alla fine del 2014 e gli inizi del 2015 a Cassino, con epicentro piazza Labriola. La contesa, che si è svolta senza esclusione di colpi, addirittura con un tentato omicidio, si concludeva con la pax tra le due compagini e l’estromissione di uno dei due gruppi dal territorio di Cassino. Il primo degli episodi sintomatici dell’attrito nascente tra le due fazioni, risale al 17 ottobre del 2014 allorquando, proprio in piazza Labriola, un componente di uno dei due gruppi veniva aggredito, malmenato ed inseguito dagli avversari armati con una mazza da baseball. In tale circostanza i Carabinieri, prontamente intervenuti, scongiuravano un epilogo drammatico e procedevano al sequestro di un mazza da baseball e di un coltello, nonché alla denuncia a p.l. di due persone. La situazione degenerava agli inizi del 2015; infatti, il 3 gennaio, sempre in piazza Labriola avveniva una seconda aggressione fisica da parte dei componenti del gruppo, risultato poi essere predominante, nei confronti di alcuni ragazzi che frequentavano la piazza. Le indagini successive accertavano che i motivi di tale aggressione erano da ricondurre a fatti attinenti il monopolio dello spaccio. Nella giornata del 4 gennaio 2015, sempre nella centralissima piazza Labriola, vi era la risposta del gruppo soccombente con un vero e proprio raid composto da personaggi muniti di armi da fuoco e armi bianche, che si concludeva con una ferita da arma da taglio alla gamba sinistra di un minore e il danneggiamento di alcuni automezzi di proprietà dei componenti del gruppo aggredito. Sul teatro dell’aggressione, tra l’altro, alcuni testimoni riferivano di aver udito colpi di arma da fuoco. La reazione del gruppo predominate non si faceva attendere; la sera successiva, infatti, nella piazza antistante la stazione ferroviaria di Cassino, da un’auto in corsa, furono esplosi alcuni colpi di pistola all’indirizzo dell’occupante di un altro veicolo fermo all’incrocio. All’arrivo dei militari, sul posto, non si riscontrava la presenza di alcuna autovettura ma si rinvenivano, sull’asfalto, i frammenti di vetri rotti e alcuni bossoli di pistola che venivano sottoposti a sequestro. L’assenza di testimoni e di indizi, comprometteva le attività d’indagine non fornendo una chiara lettura di quanto stesse accadendo. La sagacia di un Appuntato della Radiomobile, tuttavia, determinava la svolta investigativa; il militare, infatti, riusciva a carpire dalle conversazioni di alcuni avventori, all’interno di un Bar, dei dettagli fondamentali su quanto accaduto nei pressi della stazione; ciò permetteva, agli investigatori, di acquisire degli elementi sufficienti per restringere il cerchio intorno alla presunta vittima dell’agguato. Le indagini cristallizzavano l’esistenza di un gruppo predominante, ben strutturato e coeso, con a capo suocero e genero FERRERI/PANACCIONE. Le ulteriori indagini esperite recentemente evidenziavano il capo gruppo, pur trovandosi ristretto in regime carcerario, continuasse ad impartire ordini ai suoi affiliati, proseguendo nella gestione dell’illecita attività. Nel corso di alcune perquisizioni, oltre al libro mastro sul quale erano appuntate cifre e nomi dei clienti, si rinveniva della documentazione che comprovava dal carcere, continuava a dare indicazioni ai suoi fedelissimi. Gli stessi, quindi, con la propria condotta violenta, in una chiara strategia del terrore finalizzata, tra l’altro, a garantirsi l’omertà dei commercianti di piazza Labriola, continuavano a dettare legge nel centro cittadino, seminando il terrore negli esercizi pubblici del centro. Emblematico l’episodio del capodanno 2016 allorquando 6 giovani criminali, alcuni dei quali destinatari delle odierne OCC, senza alcun motivo e probabilmente sotto l’effetto di alcool, si erano resi responsabili di una violenta aggressione fisica ai danni di clienti e proprietari di un noto bar sito in questo centro. Gli stessi, successivamente, furono identificati dai Carabinieri".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Cassino, 'la storia infinita': l'Antimafia chiede condanne per 180 anni di carcere

FrosinoneToday è in caricamento