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Cronaca Alatri

Omicidio Morganti, scarcerati per decorrenza termini Palmisano, Castagnacci e Fortuna

I tre giovani, condannati anche in Appello a 14 anni di carcere per la morte di Emanuele, il ventenne di Alatri ucciso di botte nel marzo del 2017, hanno potuto far ritorno a casa in attesa della decisione della Corte di Cassazione

Sono scaduti i termini della custodia cautelare in carcere e per questo motivo Mario Castagnacci, Paolo Palmisani e Michel Fortuna, i tre buttafuori di Alatri condannati a 14 anni di reclusione per l'omicidio di Emanuele Morganti, sono tornati in libertà. In attesa che anche la Corte di Cassazione decida se confermare o meno le decisioni prese dai colleghi nei processi di primo e secondo grado di giudizio.  

Sconcerto e dolore tra i familiari di Emanuele condannati all'ergastolo del dolore. La sorella Melissa parla di 'ucciso una seconda volta'. Nei mesi scorsi ad essere scagionato dall'accusa di omicidio era stato Franco Castagnacci, padre di Mario, assolto nel processo in Corte d'appello. 

Il pestaggio di Emanuele Morganti è avvenuto nella notte tra il 25 ed il 26 marzo 2017 in piazza Santa Margherita ad Alatri nei pressi di un disco bar dove il giovane in compagnia di amici aveva trascorso la serata. Emanuele dopo un banale litigio con uno dei buttafuori iniziato all'interno del locale, viene trascinato fuori dove resterà vittima di un violento pestaggio. Morirà due giorni dopo in un ospedale romano senza che abbia mai ripreso conoscenza.

A seguito di una lunga indagine per l'omicidio di Emanuele Morganti verranno arrestate quattro persone. Mario e Franco Castagnacci, figlio e padre, Paolo Palmisani e Michel Fortuna. Nel processo di primo grado sono stati tutti condannati mentre in Appello Franco Castagnacci è stato assolto. Il suo legale di fiducia, l'avvocato Marilena Colagiacomo, è riuscita a dimostrare che l'uomo non ha materialmente preso parte al pestaggio mortale. 

Ora con la decorrenza dei termini i tre buttafuori potranno attendere la decisione della Corte di Cassazione agli arresti domiciliari. Solo se verranno confermate le condanne dovranno tornare in cella. 

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