L'appello, costretta a vivere con due gravi malattie e con soli 320 euro mensili
In una società alla deriva, in cui gentilezza e comprensione sono spesso scambiati con indifferenza e presunzione, abbiamo bisogno di un’inversione di rotta. Alessandra ha bisogno di un'inversione di rotta.
Alessandra ha 50 anni, risiede a Patrica (Frosinone) e da 7 anni combatte con due malattie autoimmuni: la sindrome di Behcet e la spondilite anchilosante. Patologie - tra l’altro - diagnosticate tardivamente e all’epoca confuse erroneamente con altro.
Osteoporosi severa, necrosi ossee arti inferiori, fratture ossee multiple spontanee, sacroileite bilaterale grave, paratiroidismo, celiachia, anemia, algodistrofia mano e piede dx, adenoma ipofisario secernente, mutazione MTHFR in omozigosi, HLa b27 positivo, emicrania cronica, disbiosi e malassorbimento intestinale, angiomi epatici, noduli tiroidei, 110/130 frequenza cardiaca, extrasistole, fibrillazioni, uveite e quasi totale perdita della vista all'occhio destro, oltre ad altri disturbi e disfunzioni provocati dalle patologie stesse. Ha subito molto interventi chirurgici inutili e molto lesivi alla colonna vertebrale e alla articolazione sacroiliaca.
Non è una “lista della spesa clinica”, è quello con cui Alessandra convive ogni giorno. Alessandra vuole vivere. Il che - attenzione - è ben diverso dal “non voler morire”. Alessandra non vuole arrendersi a più di una patologia, alla violenza della vita. Lei quella violenza vuole prenderla e servirsene per non tentennare più. Solo che, parafrasando la Mazzantini, nessuno si salva da solo. Benché meno se questo “qualcuno” percepisce una pensione d’invalidità di 320 euro mensili.
Alessandra non è da sola. Alessandra è coccolata da Jolie, una cagnolina che l’accompagna da sette anni oramai. È amata dal suo vicinato che, con mille peripezie, la supporta e la fa sentire a casa. Una casa dalla quale non può e non deve andare via però. C’è il suo mondo lì dentro, la sua storia, l’affetto di una famiglia che si è sgretolata ma che persiste nel suo cuore.
"Spesso non ho potuto permettermi di acquistare cibo o che qualcuno facesse un pò di spesa portandola a casa. Troppo spesso mi sono nutrita con acqua calda e miele.
Finora mi è stata negata la benché minima assistenza sanitaria e un accompagno a causa della assurda burocrazia, della corruzione che in questa sede non posso spiegare e troppi ostacoli. Sembra assurdo lo so, ma è la cruda realtà. Il mio comune mi ha appena concesso una assistenza domiciliare di 3 ore a settimana. La persona che mi accudisce e' molto premurosa, ma 3 ore sono poche.
Non riesco a fare quasi più nulla da sola. Il dolore che provo è incoercibile".
Quindi di cosa ha bisogno Alessandra? Di una figura professionale - di quella che lei stessa non vuole definire “badante” ma anima gentile - di una collaboratrice domestica che pagherà con le donazioni aperte su gofoundme.
In una società alla deriva, in cui gentilezza e comprensione sono spesso scambiati con indifferenza e presunzione, abbiamo bisogno di un’inversione di rotta. Zerocalcare, nella sua nuova serie “Questo mondo non mi renderà cattivo”, ci ha dato un buon punto di partenza, anzi tre:
- “Aiutare chi te lo chiede senza stare troppo a questionà”
- “Annà sempre al passo del più lento”
- “E non lascia indietro nessuno”.
Alessandra non deve restare indietro. Nel video il racconto completo di Alessandra