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Cronaca Arce

Processo Mollicone, il perito in aula: "Serena conosceva il suo assassino"

Il professor D'Aloja: "L'ha sbattuta con violenza contro una porta". Il consulente della Procura di Cassino chiarisce la dinamica dell'omicidio, avvenuto in caserma secondo il medico legale. Dalle foto choc dell'autopsia al mistero delle impronte digitali

"Serena Mollicone conosceva il suo assassino che l'ha afferrata all'improvviso al collo con la mano destra e poi l'ha sbattuta con violenza contro quella che ritengo essere senza dubbio una porta. La ragazza non ha avuto il tempo di difendersi, perché il corpo non presenta segni di colluttazione".

Così il professor Ernesto D'Aloja, consulente nominato dalla Procura di Cassino (Frosinone), nelle settimane successive al ritrovamento del cadavere di Serena Mollicone, nel tardo pomeriggio di ieri, venerdì 26 novembre 2021. Ha riferito davanti alla Corte d'Assise del tribunale di Cassino quanto emerso dagli accertamenti svolti sugli organi della studentessa di Arce.

"I tessuti muscolari evidenziano ecchimosi solo lungo il lato contro il quale ha sbattuto la testa e il resto del corpo, segno questo che è stata un'azione repentina ed inaspettata". Il medico legale, che non ha saputo dare una spiegazione alla sparizione degli organi appartenuti alla donna ed avvenuta nel corso degli anni, ha poi spiegato che Serena Mollicone è deceduta nel primo pomeriggio di venerdì 1 giugno 2001.

Nel corso dell'udienza sono state proiettate le foto scioccanti dell'autopsia. Una scena raccapricciante che ha indotto l'avvocato Dario De Santis, storico difensore della famiglia Mollicone, ad uscire dall'aula in preda alla commozione. Nel corso dell'udienza è stato poi ascoltato il maresciallo del Ris che ha effettuato il rilevamento delle impronte digitali.

Il militare ha confermato che non è stata trovata traccia di nessuno degli imputati. Ed a questo proposito è intervenuto rilasciando una dichiarazione ad Agi, Antonio Mollicone, zio di Serena e fratello di Guglielmo. "L'udienza ha fatto emergere un dato sconcertante e cioè che le impronte digitali rilevate non sono state inviate direttamente ai Carabinieri del Ris, che avrebbero dovuto compararle in laboratori specializzati, ma questa a svolgere questa operazione in quegli anni sono stati gli stessi carabinieri di Frosinone".

"Il dubbio che anche in questo possa esserci stato un depistaggio certo non lascia spazio ad altre spiegazioni - ha aggiunto - Inoltre devo precisare che tutta la nostra famiglia, sin dalle ore successive al ritrovamento del corpo della nostra Serenella, si è sottoposta alla comparazione delle impronte digitali. Dico questo perché mi sembra che la difesa degli imputati stia buttando fumo negli occhi quasi a voler lasciar intendere che dietro la morte di mia nipote possa esserci altro".

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