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Cronaca Arce

Omicidio Mollicone, prima udienza lampo al processo. Tutto rinviato al 16 aprile

La zona rossa e le rigide norme anti-Covid hanno indotto il presidente Capurso ad emettere un'ordinanza. La prima udienza nell'aula di Corte d'Assise. Le altre si celebreranno presso l'Università

Un'udienza lampo per le richieste delle parti e rinvio al 16 aprile 2021. La prima udienza in Corte d'Assise per l'omicidio di Serena Mollicone si è conclusa da poco con una richiesta da parte della difesa degli imputati di estromettere il Ministero della Difesa e quindi l'arma dei Carabinieri e il Comune di Arce dalla costituzione di parte civile. La prossima udienza si svolgerà in una delle aule dell'università per avere spazi più adeguati e consentire anche la partecipazione della stampa. Le altre udienze sono state fissate per il 23 ed ail 30 aprile.

Il racconto della giornata

Nel giorno della festa del Papà si celebra in tribunale a Cassino la prima udienza del processo per l'omicidio di Serena Mollicone, la studentessa diciottenne di Arce assassinata nel giugno del 2001. Il preside della Corte d'Assise, Massimo Capurso, i giudici a Latere e la giuria popolare dovranno stabilire se i cinque imputati, siano o meno responsabili della morte, per soffocamento, della giovane donna. A dove rispondere della grave accusa di omicidio volontario ed occultamento di cadavere, sono l'ex comandante della stazione di Carabinieri di Arce, Franco Mottola, la moglie Anna Maria ed il figlio Marco.

Il rinvio a giudizio dei Mottola

I tre, difesi dall'avvocato Francesco Germani del Foro di Cassino, hanno sempre dichiarato di essere estranei alle accuse mosse nei loro confronti dalla Procura. Oltre che ai Mottola a finire sotto processo sono stati anche l'ex vice comandante della stazione dei Carabinieri di Arce, il luogotenente Vincenzo Quatrale, difeso dagli avvocati Paolo Arpino e Francesco Candido e l'appuntato Francesco Suprano, rappresentato dall'avvocato Cinzia Mancini. Il primo accusato di 'concorso esterno morale in omicidio' e di 'istigazione al suicidio' (con le sue pressioni avrebbe indotto il brigadiere Santino Tuzi a togliersi la vita proprio quando si era convinto nel riferire agli inquirenti quanto a sua conoscenza) mentre Suprano è accusato di aver smontato la porta dell'alloggio di servizio contro la quale Serena Mollicone ha sbattuto la testa dopo essere stata colpita da un violento pugno.

Tutta la storia di Serena Mollicone dall'uccisione al processo

Due decenni di indagini e di battaglie legali portate avanti dal padre di Serena, il maestro Guglielmo Mollicone morto lo scorso mese di maggio. Un'indagine che è arrivata ad una svolta grazie anche al grande lavoro investigativo portato avanti dal procuratore capo Luciano d'Emmanuele e dal magistrato Maria Beatrice Siravo. E proprio il procuratore capo d'Emmanuele, sciogliendo il noto riserbo, ha spiegato come si è arrivati a chiedere ed ottenere il rinvio a giudizio per i cinque sospettati. La prima udienza del processo quindi si terrà presso l'aula di Corte d'Assise in un tribunale blindatissimo e vietato alla stampa nel rispetto delle norme anti-Covid. Le prossime udienze, proprio per consentire anche la partecipazione dei media nazionali e locali, potrebbero svolgersi presso un'ampia aula dell'Università di Cassino. 

La caparbietà del Gip

"Nell'anno 2009, dopo il suicidio di Santino Tuzi e le sue dichiarazioni rese per la prima volta nell'anno 2008 di aver visto Serena Mollicone entrare nella caserma di Arce la mattina del 1° giugno 2001 e di non averla più vista uscire, le indagini sulla caserma di Arce come luogo di azione del delitto erano arrivate ad un punto morto, per cui fu chiesta l'archiviazione. In seguito all'opposizione all'archiviazione proposta da Guglielmo Mollicone, nell'anno 2011 ripresero le indagini, concentrandosi stavolta sullo studio delle tracce dattiloscopiche e biologiche rinvenute sul nastro adesivo che avvolgeva il corpo della giovane. Sono state effettuate moltissime comparazioni, che però non hanno portato ad alcun esito. Per questo motivo, nell'anno 2015, questo Ufficio, come atto dovuto ed anche per un'esigenza tecnica di durata delle indagini preliminari, si è determinato a richiedere nuovamente l'archiviazione del procedimento - spiega il procuratore -. Ma le indagini, su impulso in particolare dei carabinieri di Pontecorvo, non si sono mai fermate, anche grazie alla determinazione di Guglielmo Mollicone, ed hanno proseguito unicamente verso la pista investigativa che portava alla caserma di Arce. Il Gip Angelo Lanna ha fatto sua questa ipotesi e nel gennaio 2016 ha rigettato per la seconda volta la richiesta di archiviazione, indicando alla Procura quale unica pista da seguire proprio quella della caserma, sollecitando ulteriori accertamenti sulla porta rotta collocata in un alloggio della stessa e l'eventuale riesumazione del cadavere. Concludo pertanto sottolineando che non è che questi aspetti siano stati considerati irrilevanti, almeno nel passato recente, ma che non avevano trovato riscontri oggettivi, che invece oggi, grazie alle migliori tecniche investigative scientifiche messe in campo, hanno trovato finalmente conferma". 

Le parole di Maria Tuzi

L'importanza delle nuove tecniche

"Le nuove tecniche sono state essenziali. La consulenza medico-legale della professoressa Cristina Cattaneo, affiancata da ingegneri del Politecnico di Milano, ha accertato che in via di elevata probabilità le lesioni contusive e le fratture al capo di Serena sono la conseguenza di un urto del versante sinistro del capo contro una superficie piana e ottusa, del tutto compatibile con la posta in sequestro. Gli accertamenti chimici dei carabinieri del RIS di Roma, effettuati utilizzando un microscopio innovativo a luce UV, hanno poi corroborato questa tesi, perché sul nastro adesivo che avvolgeva il viso di Serena sono state trovate molteplici microtracce riconducibili ai vari strati di legno, colla e resina che compongono proprio quella porta. Inoltre i carabinieri hanno rinvenuto, sempre su quel nastro adesivo, anche un frammento di vernice "coerente con la vernice della copertura in metallo della caldaia presente nei locali dove è stata sempre collocata la porta. Quindi, come può ben comprendere, le prove tecniche sono state fondamentali per collocare l'omicidio di Serena Mollicone proprio nei locali della caserma di Arce". 

L'estraneità di Carmine Belli

Fin dall'inizio delle indagini, già nel 2001, tutte le consulenze medico legali depongono per un'asfissia volontaria e di ciò si dà atto anche nella sentenza di assoluzione di Carmine Belli, che mette un punto fermo sull'elemento soggettivo del reato e apporta un importante contributo all'esatta ricostruzione storica della vicenda. 

Il grazie a Guglielmo e Santino

Guglielmo Mollicone e Santino Tuzi sono entrambi da ringraziare perché ognuno dei due, anche se in modo diverso, ha dato un contributo fondamentale alla ricerca della verità. Guglielmo Mollicone è stato tenace e determinato nell'insistere su una ipotesi investigativa che all'inizio sembrava impossibile; sono molto dispiaciuto del fatto che oggi non sia qui ad assistere al processo che ha voluto con tutte le sue forze. 
Santino Tuzi, nonostante il suo iniziale silenzio, è stato l'unico ad avere il coraggio di confermare una verità scomoda. Nessuno lo ha appoggiato ed in questo deve essere trovato il motivo del suo suicidio. 

Il dolore dei familiari e le panchine rosse

A rappresentare il coraggio di Guglielmo sarà l'altra figlia Consuelo tutelata dall'avvocato Sandro Salera mentre lo zio Antonio, fratello del padre e la zia Aminda, sorella di Guglielmo, sono rappresentati dagli avvocati Dario De Santis ed Elisabetta Nardone. Unitamente a Gaia, cugina di Serena, i familiari portaranno avanti la battaglia iniziata dal maestro venti anni fa. E proprio per rendere omaggio a questo suo coraggio, nell'area antistante il tribunale saranno posizionate in mattinata le 'panchine rosse' del rispetto e donate dalla ditta Tre M Meccanica di Rocca d'Evandro. Andranno a sostituire quelle che sono andate distrutte nei mesi scorsi e che, queste altre, erano state dedicate oltre che a Serena Mollicone e Gilberta Palleschi, anche a tutte le donne uccise ed ai bambini Mauro Iavarone e Gabriel Feroleto. 

+++ Articolo aggiornato alle 11 e 20 +++

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