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Venerdì, 19 Aprile 2024
L'indagine

Estorsione, usura e riciclaggio: smantellato clan campano. Nei guai anche un cassinate

Le ordinanze di custodia cautelare emesse dalla DDA di Napoli hanno portato all'arresto di venticinque persone

C'è anche un cassinate di 46 anni tra le venticinque persone arrestate dai Carabinieri a Napoli. Giovanni Marra, classe 1976, è finito in carcere insieme a gran parte del clan Sangermano. L'inchiesta, portata avanti dai militari del gruppo di Castello di Cisterna e coordinata della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha visto coinvolte persone ritenute appartenenti al Clan “Sangermano” con operatività nell’agro nolano, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza, usura, autoriciclaggio e porto e detenzione illegale di armi comuni da sparo, quest’ultimi reati aggravati dalle finalità e modalità mafiose.

"L’attività investigativa, svolta dal 2016 al 2019, ha consentito di evidenziare l’operatività del sodalizio criminale, con base a San Paolo Bel Sito (NA) e con interessi in gran parte nell’agro nolano ed in una parte della provincia di Avellino - si legge nel comunicato della Procura di Napoli -, tendente ad affermare il proprio controllo egemonico sul territorio di interesse, anche con la disponibilità di una importante quantità di armi comuni da sparo.

Le indagini hanno fatto emergere un'ampia attività estorsiva attraverso l’imposizione di articoli caseari a numerosi esercizi commerciali della zona, nonché l’induzione degli imprenditori all’acquisto di provviste per l’edilizia da una sola rivendita di riferimento. Intensa anche attraverso l’attività di riciclaggio, l’illecito esercizio della professione creditizia e la concorrenza illecita esercitata grazie ad atti intimidatori.

A dimostrazione della pressante presenza del clan sul territorio, nel corso della processione della patrona del paese, l’effigie della Santa era stata fatta “inchinare” innanzi l’abitazione del capo clan. Nel corso delle attività, i carabinieri hanno dato esecuzione anche ad un decreto di sequestro preventivo, per un valore di circa 30 milioni di euro, su immobili (terreni e fabbricati), società, autovetture e rapporti finanziari.

Il provvedimento eseguito è una misura disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari di essa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

Nel corso delle perquisizioni, i militari, hanno rinvenuto e posto sotto sequestro: 90 mila euro circa in contanti, complessivamente nella disponibilità di 3 degli indagati; 2 pistole, nella disponibilità di  altrettanti destinatari, tra cui il capo clan Agostino Sangermano che, al momento dell'arresto, la teneva nella tasca della giacca".

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