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Cronaca

Carpineto Romano, approvato il nuovo Piano di Zona 2014 RMG 6 per la programmazione dei servizi e degli interventi sociali

IL Comitato dei Sindaci del nostro Distretto, riunito nei giorni scorsi,   ha approvato il Piano Sociale di Zona e altri importanti ordini del giorno tra cui quello sulla proposta di Legge Sociale regionale, sul potenziamento delle attività dei...

IL Comitato dei Sindaci del nostro Distretto, riunito nei giorni scorsi, ha approvato il Piano Sociale di Zona e altri importanti ordini del giorno tra cui quello sulla proposta di Legge Sociale regionale, sul potenziamento delle attività dei Poliambulatori Territoriali e sull’Ospedale di Colleferro.

Il Piano Sociale di Zona approvato organizza, per l’anno 2014 i servizi e gli interventi sociali locali per questa ultima annualità del triennio 2012-2014, definita annualità ponte e propedeutica all’approvazione della Legge Regionale di recepimento della L. n. 328/200.

Gli interventi ed i servizi programmati sono stati suddivisi e presentati per misure e relative sottomisure. I Servizi progettati, trasformati, secondo la direttiva regionale, in servizi sociali essenziali distrettuali permanenti, sono quindi i seguenti:

1) Ufficio di Piano (amministrazione e controllo) - (Misura 1 – Ufficio di Piano);

2) Servizio Sociale Professionale - (Misura 1 – Servizi essenziali);

3) Segretariato Sociale-PUA - (Misura 1 – Servizi essenziali);

4) Servizio ADI per anziani - (Misura 1 – Servizi essenziali);

5) Servizio Pronto Intervento Sociale-SOS - (Misura 1 – Servizi essenziali);

6) Centro Diurno Socio-Educativo per Disabili - (Misura 1 – Servizi essenziali);

7) “Il filo di Arianna” centro di ascolto contro le violenze di genere -(Misura 1 – altri Servizi);

8) Progetto LIS intermediazione linguistica per persone affette da sordità - (Misura 1 – altri Servizi);

9) Piano Distrettuale Piccoli Comuni – (Misura 2 – Servizi essenziali piccoli comuni);

10) Servizio Integrato Disabili Gravi-L. n. 162/98 – (Misura 3 – Non Autosufficienza);

11) Piano Distrettuale Affidamento Familiare - (Misura 4 – Famiglia e Minori);

12) Piano Distrettuale Rette Strutture minori - (Misura 4 – Famiglia e Minori);

13) Servizio Assistenza Educativo-Domiciliare per minori - (Misura 4 – Famiglia e Minori);

14) Piano Distrettuale Dipendenze – (Misura 5 – Contrasto alle dipendenze);

15) Inserimenti Lavorativi quale alternativa agli interventi di assistenza economica (Misura 6 – Inclusione Sociale);

16) Piano Distrettuale welfare Abitativo - (Misura 6 – Inclusione Sociale);

17) Contributi economici ai disagiati psichici - (Misura 6 – Inclusione Sociale);

18) Casa Famiglia per Disagiati Psichici;

19) Centro Diurno Alzheimer;

Secondo le altre importanti novità previste nella DGR n. 136/2014 il Piano Sociale di Zona è il documento unico programmatico contenente tutte le attività socio-sanitarie messe in campo dal ns. Distretto insieme alla spesa sociale dei Comuni dello stesso, presentate secondo le medesime tipologie di intervento e di spesa ed ai finanziamenti monetari delle ASL per gli interventi di natura socio-sanitaria.

E’ stata approvata la costituzione del budget unico di distretto e si sono dichiarati estinte le programmazioni precedenti al 2014 per le misure 3, 4, 5 e 6 in linea con quanto disposto dalla DGR di cui sopra.

Viene confermata la compartecipazione dei Comuni, per la quale il nostro Distretto è quasi l’unico a trovarsi già in linea con quanto indicato dalla Regione, vista la rilevante percentuale di compartecipazione al budget distrettuale (quasi il l’80%), per un totale di investimenti sul welfare locale nel nostro territorio di 2,5 milioni di € circa.

L’appprovazione del Piano segue ad un primo appuntamento, di apertura della concertazione locale, seguiti dall’incontro con i Tavoli Tematici ed il Terzo Settore, riunioni con i cittadini, le associazioni di volontariato, le associazioni dei familiari degli utenti, le cooperative sociali, tutti gli stakeholder del welfare locale e con le forze sociali.

I risultati della concertazione sono stati poi elaborati in sede di Comitato Tecnico per la loro validazione scientifica e la loro trasformazione in proposte operative concrete che i Sindaci hanno definito nella riunione del 19 maggio u.s.

Altri importanti ordini del giorno approvati riguardano:

1) la richiesta alla Regione Lazio, al Ministero della Sanità ed alla Direzione Generale della Asl di attivare tutte quelle misure necessarie affinché nel nostro territorio venga adeguatamente tutelato il “diritto alla salute” dei cittadini. L’Assemblea dei Sindaci, del Piano Sociale di Zona per l’integrazione socio-sanitaria, esprime infatti profonda preoccupazione per le politiche sanitarie che interessano il nostro territorio che potrebbero ledere il diritto alla salute dei cittadini. I servizi erogati dall’Ospedale di Colleferro subiscono, da anni, un lento ma continuo processo di depauperamento, vengono, infatti, concentrati sull’Ospedale di Tivoli i servizi più importanti e strategici per la vita di un nosocomio. Il rischio, molto concreto, è il progressivo svuotamento delle funzioni essenziali della struttura sanitaria di Colleferro che comporterà inevitabilmente un impatto negativo sull’utenza. A fronte, inoltre, di un dato sull’inquinamento, legato all’emergenza ambientale della Valle del Sacco (Relazione Asl Rmg 2013), che avrebbe preteso un potenziamento delle strutture sanitarie esistenti nel territorio si è, invece, verificata una progressiva chiusura di importanti Ospedali come Zagarolo, Valmontone ed Anagni con il graduale depotenziamento di Colleferro e Palestrina.

2) la richiesta alla Direzione Generale della Asl di attivare tutte quelle misure necessarie affinché nel nostro territorio venga adeguatamente tutelato il “diritto alla salute” dei cittadini attraverso l’implementazione delle attività sanitarie territoriali con specifico riferimento al potenziamento dei servizi erogati dai poliambulatori e all’incentivazione dell’associazionismo dei medici di base. Tale potenziamento può essere considerato strumento di governo della domanda e di contrasto all’utilizzo improprio delle strutture di ricovero e di pronto soccorso, che com’è noto produce diseconomie e gravi disagi organizzativi ed assistenziali, specialmente in questa fase di riorganizzazione della rete ospedaliera, nella quale risulta di interesse strategico l’incentivazione delle attività nelle sedi territoriali (Artena, Carpineto Romano e Segni). Ciò al fine di dare una risposta sanitaria in loco, laddove possibile, soprattutto nella gestione delle patologie croniche, avvicinando le cure ai cittadini, con riduzione dei costi sociali e sanitari.

Allo scopo dovranno essere destinate risorse per incentivare e sostanziare l’attività di decentramento nelle sedi territoriali già operanti ed in quelle di cui si auspica la realizzazione.

3) la nuova Legge Sociale regionale. Il nostro Distretto Socio-Sanitario ha seguito con attenzione l’iter della proposta di Legge regionale sul Welfare territoriale ed esprime le sue riflessioni come contributo alla stesura della Legge. Infatti si rileva, nel tessuto organizzativo del nostro Distretto socio-sanitario, la necessità di avere come riferimento una nuova Legge Regionale che indichi con sicurezza e chiarezza la strada per addivenire a politiche sociali innovative e meno assistenzialistiche ed a servizi ed interventi più rispondenti a soddisfare i bisogni dei cittadini, che siano altresì efficaci, efficienti e soprattutto equi.

Una prima cosa che viene precisata, nell’ordine del giorno riguarda la cosiddetta “opzione zero”, menzionata nella relazione introduttiva alla Legge e che consiste nella rinuncia da parte della Regione ad adeguare la normativa regionale alle esigenze scaturite dall’esperienza maturata negli anni trascorsi dall’emanazione della L.R. n. 38/96 ad oggi. Noi invece ci auguriamo che la Regione tenga conto di quanto, in questi anni, si è implementato sui territori. La storia dei Piani di Zona è unica ed eccezionale, nel senso che niente, dopo di loro è stato più come prima. La Legge n. 328/2000 ha rivoluzionato il sistema degli interventi e dei servizi sociali ed i professionisti che hanno reso possibile questa “rivoluzione”, spesso contro logiche campanilistiche grette e di poco respiro, hanno maturato un’esperienza unica che sarebbe un peccato disperdere e non utilizzare. Questi professionisti, da anni precari negli Uffici di Piano e nei servizi essenziali dei Piani di Zona, non possono e non devono essere oggetto dell’opzione zero.

Riguardo alle risorse ed al finanziamento del sistema, il principio della sussidiarietà, secondo quanto previsto dall’art. 118 della Costituzione, prevede una proporzionalità nell’impegno finanziario per la realizzazione dei servizi secondo le dimensioni e le capacità tecnico-economiche delle istituzioni concorrenti nella erogazione dei servizi alla persona. Il disegno di legge, invece, fa gravare in maniera sproporzionata e quasi univoca sui comuni il peso delle risorse da destinare ai servizi sociali distrettuali, determinando di fatto l’impossibilità alla loro realizzazione. Nell’ordine del giorno si chiede quindi che la Regione esamini dettagliatamente la tipologia dei servizi da erogare a livello distrettuale o comunale, e preveda, approvando il piano sociale regionale e determinando gli obiettivi e gli strumenti della programmazione dei servizi socio assistenziali e sociosanitari, di destinare adeguate risorse finanziarie per la realizzazione del sistema integrato.

Riguardo al modello organizzativo del sistema integrato è importante che la proposta di legge fornisca indicazioni precise sul modello organizzativo e gestionale del sistema di servizi che vuole realizzare accanto a questo appare particolarmente importante che la proposta normativa fornisca indicazioni in merito alla composizione e formazione dell’Ufficio di Piano, la cui mancata definizione ha rappresentato, da sempre, una delle maggiori criticità sollevate dal territorio. Un ufficio di piano stabile, con personale qualificato e adeguato ai compiti assegnati, è infatti indispensabile, all’interno della governance distrettuale, a garantire la funzionalità stessa del sistema.

Allo stesso modo, si segnala la necessità di prevedere, all’interno dell’Ufficio di Piano, uno osservatorio sociale che permetta di misurare i fenomeni sui quali si intende intervenire e, quindi, realizzare interventi efficaci ed adeguati ai bisogni da soddisfare. Mettere a disposizione, con questo strumento, una"fotografia" fedele del fenomeno oggetto di intervento e di prestazioni di tipo sociosanitario, significa rendere il lavoro degli amministratori il più obiettivo possibile, offrire ai tecnici l'opportunità di lavorare non più spinti solo dall'emergenza, ma armonizzando la propria attività professionale nel quadro di un sistema d'interventi frutto di un processo logico, chiaro e condiviso; e, soprattutto, permettere alla cittadinanza di capire le motivazioni a fondamento delle scelte operate dalla pubblica amministrazione per far fronte al disagio sociosanitario.

Riguardo all’integrazione socio-sanitaria appare indispensabile che la proposta di legge affronti in maniera più concreta e specifica, la problematica relativa all’organizzazione dell’assistenza socio-sanitaria ed indichi strumenti utili a realizzare un piena e reale integrazione tra il sociale ed il sanitario. Nella proposta di legge, la ASL è individuata come il soggetto che, all’interno del sistema integrato di interventi e servizi, assicura, nei programmi territoriali e nei piani di zona, le prestazioni sanitarie a rilevanza sociale e le prestazioni socio-sanitarie ad elevata integrazione sociale, garantendone l’integrazione a livello distrettuale con le prestazioni sociali a rilevanza sanitaria dei comuni, e concorrendo con propri mezzi finanziari. Appare, inoltre, fondamentale che una adeguata organizzazione dell’assistenza socio-sanitaria venga sancita anche nell’atto aziendale ASL, e che quindi la legge preveda indicazioni precise in tal senso.

Il nostro Distretto, su questo punto, ritiene che la Asl debba far parte integrante del nuovo soggetto giuridico per la gestione dei Piani Sociali di Zona. Questo per far vivere, anche dal punto di vista organizzativo e programmatorio, il welfare territoriale dentro l’esperienza di una piena integrazione socio-sanitaria.

Rispetto alla progettazione partecipata e quindi alla partecipazione del territorio alla programmazione del welfare locale, è indispensabile precisare che spesso, date le risorse scarse e strutturate, la programmazione condivisa è momento di riunione e condivisione delle attività in essere e monitoraggio delle stesse con l’individuazione di punti di forza e debolezza; nuove proposte progettuali non possono essere realizzate per carenza di finanziamenti che non permettono di andare oltre la progettazione di servizi ed interventi che sono ormai strutturali per i territori.

I Tavoli Tematici dovrebbero avere la funzione di favorire la conoscenza del territorio, dell’offerta e della domanda sociale e di favorire altresì la possibilità, per i soggetti che vi partecipano, di fare rete, creando sinergie e condividendo saperi e buone prassi.

Agli Enti locali deve spettare, indiscutibilmente, il ruolo di regista del welfare locale per la “governance del sistema”.

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