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Cronaca Cassino

Inesistenti imprese di pulizia per ottenere prestiti milionari, 11 arresti dalla Guardia di Finanza

Le fiamme gialle di Cassino hanno messo a segno l'ennesima e brillante operazione di anti-riciclaggio e frode. Le indagini coordinate dalla Procura di Roma hanno consentito di scoprire un volume di 'affari' da oltre 70 milioni di euro

Undici arresti e 4 milioni e mezzo di euro beni sequestrati. La Guardia di Finanza del Gruppo di Cassino, su delega della Procura della Repubblica di Roma, hanno eseguito  un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 11 persone, di cui 2 in carcere, responsabili di associazione a delinquere finalizzata ai reati di autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, bancarotta e falso in bilancio.

In pratica gli arrestati si spacciavano per manager a capo di holding milionarie con sede in Slovacchia ed utilizzate con l’unico fine di ottenere la concessione di ingentissimi finanziamenti da parte di istituti di credito. Per questo i componenti del gruppo criminale Gli organizzatori avevano messo a punto una strategia criminale organizzata sin nei minimi dettagli: dapprima si preoccupavano di presentare le società come affidabili e fiorenti, mediante la presentazione di bilanci di esercizio che indicavano ricavi per oltre 150 milioni di euro e business plan con importanti progetti di crescita e sviluppo; in un secondo momento, istruivano i prestanome nella interpretazione del ruolo di manager di successo in occasione degli incontri con le banche e con i fornitori, scegliendo finanche i capi di abbigliamento che dovevano indossare e suggerendo le frasi da utilizzare nel corso dei colloqui. Grazie a tali espedienti, raggirando i funzionari preposti ai controlli, i sodali carpivano la fiducia degli istituti di credito, ottenendo complessivamente finanziamenti per oltre 7 milioni di euro. 

Una volta ricevuti i prestiti, le società venivano portate al fallimento, causando non solo un danno nei confronti delle banche per circa 5 milioni di euro, ma anche dell’Erario, con debiti tributari per oltre 70 milioni di euro. Fondamentale, nella strategia criminale, è risultato l’apporto di conoscenze e competenze  da parte dei due soggetti a capo del sodalizio criminale, peraltro gravati da plurimi e specifici precedenti di polizia, i quali curavano con cura scientifica e maniacale tutte le fasi dell’illecita attività: il sodalizio, infatti, disponeva di uffici nei quali erano impiegati, in pianta stabile, collaboratori e segretarie che demoltiplicavano incessantemente le disposizioni dei capi a tutti i sodali. Gli accertamenti bancari eseguiti nel corso delle investigazioni hanno consentito di ricostruire puntualmente i flussi di denaro illecitamente ottenuti, giustificati da operazioni commerciali mai poste in essere: sono state ricostruite, infatti, sui vari conti correnti delle società, movimentazioni bancarie per oltre 9 milioni di euro, in parte destinate anche all’estero.

Sulla base delle evidenze acquisite, il G.I.P. del Tribunale ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 11 soggetti, di cui 2 in carcere e 9 agli arresti domiciliari, oltre ad un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei beni costituenti profitto per un valore pari a 4,5 milioni di euro. I due soggetti al vertice del sodalizio criminale (L.R. di 46 anni e M.V. di 57 anni), entrambi di Roma, amministratori “di fatto” di tutte le società coinvolte - nei confronti dei quali è scattata la custodia cautelare in carcere - conducevano una vita “da nababbi”, riciclando i guadagni illeciti mediante l’acquisto di immobili, auto di grossa cilindrata ed orologi di lusso, mentre agli amministratori di diritto veniva riconosciuta una “paghetta” mensile di poche centinaia di euro.

L’operazione è scaturita da un’attività di verifica condotta nei confronti di una società, con sede per un breve periodo a Cassino, esercente l'attività di servizi di pulizia generale di edifici, la quale, pur avendo indicato nei bilanci ricavi per più di 20 milioni di euro, non aveva ottemperato correttamente agli obblighi dichiarativi per gli anni dal 2013 al 2018, risultando sconosciuta al Fisco. 

I primi accertamenti condotti dai Finanzieri mettevano subito in evidenza il ruolo di “testa di legno” svolto dall’amministratore di diritto della società e la connessione della stessa con un contesto più ampio, ramificato nell’hinterland capitolino. Lo sviluppo delle indagini ha consentito di individuare un gruppo di persone dedite alla commissione di plurimi reati di natura economico-finanziaria.

In particolare, le investigazioni di polizia giudiziaria, svolte attraverso l’esecuzione di intercettazioni telefoniche ed ambientali, accertamenti bancari, approfondimento di segnalazioni di operazioni sospette e attività di osservazione e pedinamento, hanno consentito di individuare un’associazione per delinquere, strutturata come una vera e propria holding della truffa, che gestiva una galassia di società - di cui 8 italiane, con sede in Roma, e 3 estere, con sede in Bratislava (Slovacchia) -, tutte formalmente amministrate da soggetti “prestanome”

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