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Cronaca Cassino

"Mio marito ucciso dalle responsabilità scaturite dall'emergenza Covid"

Parla la moglie di Lucio Marrocco, il medico di Cassino morto a Catanzaro dopo una caduta dal balcone di casa

Simona Loizzo, vedova del medico cassinate Lucio Marrocco, deceduto a Catanzaro dopo essere caduto dal balcone, ospite ieri sera della trasmissione 'Non è l'arena', condotta da Massimo Giletti, ha lanciato accuse precise verso il sistema sanitario calabrese che avrebbe lasciato allo sbaraglio medici ed infermieri durante l'emergenza Covid.

La denuncia 

"Mio marito è una vittima del lavoro. Negli ultimi tre mesi trascorreva in ospedale dalle 14 alle 15 ore al giorno. Si sentiva responsabile della sicurezza del personale che gli era stato affidato. Aveva organizzato la campagna di vaccinazione, allestito i percorsi speciali, i posti covid nei reparti. Sentiva questa grande responsabilità e seguiva, uno per uno, i dipendenti. Aveva lavorato gratis per ben 1200 ore e aveva rinunciato ai fondi speciali riservati ai medici impegnati nella lotta alla pandemia.

La notizia della drammatica morte

Era stanco e gli avevamo detto, con i figli, di dimettersi ma lui ci aveva risposto: “piuttosto mi uccido!”. Negli ultimi giorni era preoccupato per una operatrice sanitaria che era in fin di vita, ricoverata in terapia intensiva a Catanzaro. La conosceva e proprio quel giorno ne avevamo parlato. Mio marito non era depresso e non assumeva psicofarmaci».

Una 'morte bianca' 

La dottoressa Loizzo era legata al bravo medico originario di Cassino da trent'anni e dopo la laurea e la specializzazione erano arrivati matrimonio e figli. «Quella di Lucio è una morte bianca: lui era come un operaio posto su una impalcatura sprovvisto di imbracatura. Era a capo di una struttura che poteva contare solo su due assistenti e, pensi, adesso non gli sarà riconosciuta neppure la pensione perché lavorava solo da vent’anni». 

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