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Cronaca Cassino

Cassino, il pianto in aula del vice questore di Polizia accusato di 'peculato'

L'ex dirigente del locale commissariato, Francesco Putortì, nel corso di una deposizione è scoppiato in lacrime ed ha raccontato alla Corte di 'quattro anni di calunnie e tribolazioni'

Non ha retto alla tensione ed è scoppiato a piangere davanti alla Corte che lo stava ascoltando. Il vice questore Francesco Putortì, ex dirigente del commissariato di Cassino, finito sotto processo con l'accusa di peculato, ieri mattina nel corso di un'udienza e mentre ricostruiva la sua versione dei fatti, ha avuto un crollo psicologico.

Le scuse al presidente

"Chiedo scusa presidente ma sono quattro anni che tribolo, che mi devo giustificare per fatti che non ho commesso. Sono distrutto". Il funzionario di Polizia è finito sotto indagine dopo che i colleghi della Squadra Mobile di Frosinone hanno individuato presunte anomalie nell'utilizzo della macchina di servizio che, secondo quanto emerso dalle successive indagini portate avanti dalla Procura, sarebbe servita al vice questore Putortì per viaggi privati e persino un trasloco familiare.

Le accuse agli ex superiori

L'ex dirigente del commissariato di Cassino, oggi in servizio a Roma, nel corso dell'audizione davanti ai giudici del collegio penale presieduto dal dottor Massimo Capurso, ha più volte evidenziato di essere rimasto vittima di calunnie e falsità da parte dei suoi ex superiori. La sentenza del processo dovrebbe arrivare entro il mese di gennaio 2019. 

Le indagini

Le verifiche dei colleghi della questura di Frosinone parlano di un trasloco da Foggia a Roma, di una decina di week-end con la famiglia in varie località d’Italia e soprattutto di spostamenti dalle sede lavorativa di Cassino alla propria abitazione di Roma. Putortì è indagato perchè avrebbe anche abusato – sempre secondo quanto emerso dalle indagini portate avanti dalla Procura di Cassino – del suo incarico lavorativo per pernottare e vivere stabilmente in un hotel di Cassino senza mai versare un solo euro. Nello specifico gli investigatori parlano di tre anni di permanenza del funzionario nell’albergo, causando un danno di oltre 50 mila euro al titolare.
 

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