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Cronaca Cassino

Cassino, due detenuti tentano di suicidarsi. Uno ingerisce delle lamette, l'altro tenta di impiccarsi

Entrambi sono stati salvati dagli agenti di polizia penitenziari che sono intervenuti tempestivamente

Che la situazione all'interno dei carceri, compresi quelli ciociari, sia molto difficile oranmai è cosa assodata ma non passa giorno che non arrivino notizie tragiche. Dopo il detenuto che si è dato fuoco solo qualche giorno fa nel carcere di Frosinone è di oggi la notizia che un altro detenuto, ma questa volta nel carcere di Cassino ha ingerito delle pile, delle lamette e del detersivo ed un altro ha tentato di impiccarsi per togliersi la vita.

Oramai non ci sono più parole

In poche ore si sono verificati due gravi episodi tra le sbarre. A commentare la notizia è Maurizio Somma, Segretario Nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: "E’ successo che ieri pomeriggio, nel Reparto isolamento, un detenuto straniero ha ingerito alcune lamette, due batterie e del detersivo ed è stato necessario portarlo al Pronto soccorso.  Poco dopo, sempre nello stesso Reparto, un detenuto italiano ha tentato il suicidio ma è stato salvato dal pronto intervento degli Agenti. Ormai non abbiamo più parole per descrivere le criticità del carcere di Cassino, ed è del tutto evidente che è un carcere, sotto il profilo dell’organizzazione e della sicurezza è allo sbando”.

La denuncia del SAPPE

Quello di Cassino è l’ennesimo grave evento critico che avviene in un carcere della Sicilia da parte di un detenuto straniero. E’ solamente grazie - spiega Donato Capece, segretario generale del SAPPE - ai poliziotti penitenziari, gli eroi silenziosi del quotidiano a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se il numero delle tragedie in carcere è fortunatamente contenuto. Ma è evidente a tutti che è necessario intervenire con urgenza per fronteggiare le costanti criticità penitenziarie. Il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. Per queste ragioni un programma di prevenzione del suicidio e l’organizzazione di un servizio d’intervento efficace sono misure utili non solo per i detenuti ma anche per l’intero istituto dove questi vengono implementati. E’ proprio in questo contesto che viene affrontato il problema della prevenzione del suicidio nel nostro Paese. Ma ciò non impedisce, purtroppo, che vi siano ristretti che scelgano liberamente di togliersi la vita durante la detenzione”.

“Negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 18mila tentati suicidi ed impedito che quasi 133mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”,sottolinea ancora Capece.

Netta è infine la denuncia del SAPPE sulle criticità nelle carceri del Paese: “Da tempo il SAPPE ha denunciato, inascoltato, che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza di personale – visto che le nuove assunzioni non compensano il personale che va in pensione e che è dispensato dal servizio per infermità -, il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento. Lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – ne lavorare, ne studiare, ne essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti. La realtà è che sono state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili. Mancano Agenti di Polizia Penitenziaria e se non accadono più tragedie più tragedie di quel che già avvengono è solamente grazie agli eroici poliziotti penitenziari, a cui va il nostro ringraziamento. Ora, con l’insediamento del nuovo Governo e del nuovo Ministro della Giustizia, serve un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese: e il contratto di Governo Lega-5Stelle credo vada nella giustizia direzione. Nelle carceri c’è ancora tanto da fare: ma senza abbassare l’asticella della sicurezza e della vigilanza, senza le quali ogni attività trattamentale è fine a se stessa e, dunque, non organica a realizzare un percorso di vera rieducazione del reo”.

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