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Cronaca Sora

Coronavirus, muore il direttore sorano del Todis Marconi Rudy Reale. Cobas: “L’ultimo degli agnelli sacrificali”

Domani i funerali nella “sua” Sora (Frosinone). Dopo aver perso la moglie, lascia due figli. Tra il dolore di cari e dipendenti, la denuncia del sindacalista Iacovone: “Morti invisibili, nascoste per non disturbare i profitti da capogiro delle multinazionali”

Rudy Reale, originario di Sora (Frosinone) e direttore del Todis Marconi di Roma, è l’ennesima vittima del Covid nell'universo dei supermercati. Quelli mai chiusi, ovviamente, in quanto fornitori di beni di prima necessità. Troppo spesso, però, i loro lavoratori sono dimenticati nel novero degli "eroi in prima linea".  Il sindacalista Francesco Iacovone, nella segreteria nazionale della Confederazione dei comitati di base (Cobas), non usa mezzi termini e lo definisce “l’ultimo di una lista di morti invisibili, di agnelli sacrificali”.

Rudy, dopo aver perso la moglie, lascia due figli. Tra il dolore di familiari, amici e conoscenti, è altrettanto forte quello dei suoi dipendenti: “La sua generosità e la sua umanità ci hanno accompagnati in questi anni - postano via social dal Todis Marconi - Sempre pronto a nuove sfide, un passo avanti rispetto agli altri, ha dato spazio a tutti, non dimenticando nessuno. Un abbraccio da tutti noi in particolare ai figli Claudia e a Michele. Rudy ha reso il Todis Marconi una Grande Famiglia, e come nelle belle famiglie, restiamo uniti in questo doloroso momento, non dimenticando quello che ci ha insegnato: generosità e affetto silenzioso e sincero”.

Iacovone (Cobas): “Morti nascoste per non disturbare i profitti delle multinazionali”

“Una lista di morti invisibili, nascoste e mai enfatizzate per non disturbare i profitti da capogiro delle multinazionali del commercio”, denuncia il Cobas Iacovone unendosi al cordoglio dei lavoratori del suo punto vendita. “E le aziende e i grandi proprietari di centri commerciali e supermercati - rincara la dose - proseguono feroci nell’attacco al diritto alla festa dei lavoratori, finanche in piena terza ondata della pandemia, e comunicano le prossime aperture di Pasqua e Pasquetta”.

“Le multinazionali del “qualsiasi cosa a basso costo” hanno mangiato lo spazio dei piccoli e medi commerciati attraverso una concorrenza spietata che poggia le proprie fondamenta sulla compressione dei salari e dei diritti di milioni di lavoratori. Ma tutto ciò non basta e allora, con un colpo di spugna, sottraggono altri giorni rossi di calendario ai propri dipendenti. Dilatando il rischio di contagio derivante dall'esposizione al pubblico.

“Ed è proprio il tempo negato, quello del lavoro domenicale e festivo sottratto a queste donne e questi uomini, il vero cuore del problema. Nell’immaginario collettivo queste aziende rappresentano molto spesso il concept della famiglia. Dimensioni di fatto negate ai propri lavoratori. Questa è una deriva destinata a tenere aperti questi non luoghi anche a Natale, anche a Capodanno. E quando non basterà più il calendario, saranno anche capaci di costruire il 366° giorno dell’anno o la 25esima ora giornaliera”.

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