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La denuncia

Usura, riciclaggio, rifiuti: la mala nel frusinate esiste ma il Ministro taglia il personale di Polizia

La relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia evidenzia 'un'affermata presenza del clan dei Casalesi' ma il commissariato di Cassino viene ridotto al lumicino mentre di notte la Polfer chiude bottega

I tentacoli della malavita in provincia di Frosinone sono sempre più avvolgenti ma il Ministero dell'Interno 'taglia' la presenza del personale che si ripercuote, come nel caso della chiusura a calar della sera degli uffici Polfer alla stazione di Cassino, sulla sicurezza del cittadino.

La relazione semestrale diramata dalla Direzione Investigativa Antimafia con l'intervento del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese certo non evidenzia una provincia 'paradisiaca', anzi tutt'altro. 

La relazione

"Nella provincia di Frosinone appare prevalente la presenza di gruppi di origine camorristica. Il 23 aprile 2021 i Carabinieri del Comando provinciale di Caserta hanno eseguito una misura cautelare n. 4744/18 RGNR e n. 3227/18 RG GIP, emessa dal Tribunale di Santa Maria C.V. nei confronti di una rete di soggetti dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti attiva tra maggio 2018 e novembre 2019 nelle Provincie di Caserta, Frosinone e Chieti con tratta Caserta fino al vicino Lazio ed in Abruzzo. Dalle indagini e le attività tecniche di intercettazioni telefoniche, telematiche, ambientali e videoriprese, è emerso che gli indagati acquistavano all’ingrosso ingenti quantitativi di stupefacente (cocaina ed eroina) presso fornitori italiani ed esteri, e successivamente, anche favoriti dal dialetto “sinti”, intessevano rapporti con altri spacciatori responsabili della gestione di autonome piazze di spaccio nei comuni campani di Sessa Aurunca, Mondragone, Pietramelara, Cassino nel Lazio e in Abruzzo a San Salvo (CH), provvedendo al trasporto e alla vendita di dette sostanze.

Il 3 febbraio 2021 infatti nell’ambito dell’operazione “Autoriciclo”44 la Guardia di finanza ha dato esecuzione ad una misura restrittiva nei confronti di 17 persone ritenute responsabili di associazione per delinquere, evasione e frode fiscale. Le indagini hanno consentito di individuare 2 organizzazioni criminali i cui membri erano legati anche ad esponenti di spicco dei Casalesi, dedite alla commissione di una serie di reati fiscali, frode in commercio, falsità ideologica, intestazione fittizia di beni, estorsione, riciclaggio ed abusiva attività finanziaria. Con la stessa ordinanza inoltre è stato disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni per un valore di oltre 13 milioni di euro. Il sistema prevedeva la costituzione e l’utilizzo di soggetti giuridici creati ad hoc secondo lo schema tipico delle c.d. “frodi carosello”.

Tra l’altro nel territorio provinciale hanno trovato rifugio numerosi latitanti, come dimostrano gli arresti avvenuti nel recente passato di esponenti di spicco legati ai clan Amato-Pagano, Polverino e ai Casalesi. I traffici di stupefacenti continuano a rappresentare un’importante fonte di lucro per i gruppi organizzati attivi nella provincia così come l’usura, il riciclaggio, il settore dei giochi e delle scommesse e quello dei rifiuti, segmenti criminali sui quali le mafie hanno lucrato sfruttando le opportunità del territorio, con i conseguenti rischi di infiltrazione dell’economia legale alimentati dall’emergenza pandemica".

La situazione

Una relazione quindi che stride fortemente con la decisione del Ministero di 'declassare' il commissariato di Cassino, come denuncia il segretario generale provinciale del Silp, Angelo Di Paola che in una lettera spiega come "il progetto di riorganizzazione delle articolazioni periferiche della Pubblica Sicurezza annuncia un impoverimento delle risorse umane per il Commissariato di Cassino. Il programma prevede che in un prossimo, ma vicinissimo, futuro l’organico di uno dei presidi di sicurezza del cassinate venga privato di ulteriori lavoratori di polizia.

"Paradossale e grave se si pensa che già oggi gli uomini e le donne in divisa sono in numero insufficiente rispetto alla mole di lavoro e alle molteplici problematiche proprie del territorio. A ciò si aggiunga la peculiarità, di un territorio compresso tra il casertano e Roma, appetibile dalla criminalità organizzata che inquina il tessuto lavorativo ed economico. Il tutto agendo sotto traccia e senza particolari clamori, ma con la stessa pericolosità. La relazione semestrale al parlamento della DIA del 2020 e le dichiarazioni del  Procuratore Generale della Corte d’Appello di Roma, Giovanni Salvi, del 2015 confermano che il problema delle infiltrazioni esiste e necessita di azioni di contrasto. E per contrastare il fenomeno occorrono mezzi e uomini che la paventata riorganizzazione sembrerebbe non prendere in considerazione. Da evidenziare anche che il territorio in questione ha un’unicità in provincia come un polo universitario molto frequentato e una delle maggiori mete a livello nazionale del turismo religioso caratterizzato dalla presenza dell’abbazia di Montecassino. 

La conferma che sia un problema più vasto e articolato viene confermato anche dalla situazione della Polizia Ferroviaria di Cassino che perde momentaneamente la presenza di lavoratori di polizia sul turno serale. Provvedimento che ha visto la contrarietà del SILP CGIL perchè così si contrae sempre più l’offerta di sicurezza alla collettività e carica di lavoro chi invece continua ad operare in altri presidi su quella fascia oraria. Questa problematica è comune al posto di polizia ferroviaria di Frosinone. Se non si corre ai ripari non si farà altro che aggravare le condizioni lavorative dei poliziotti che con spirito di abnegazione rinunciano spesse volte alla loro vita familiare e personale".  

 

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