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Cronaca

Assolto dall'accusa di usura. Il pm aveva chiesto la condanna a quattro anni e sei mesi

L'uomo, un 47enne di Frosinone, era finito sotto indagine dopo una perquisizione in casa di familiari. Il giudice ha accolto la tesi difensiva dell'avvocato Emanuele Carbone. L'accusa non è riuscita a dimostrare che il danaro rinvenuto fosse di proprietà dell'imputato

Il Tribunale Collegiale di Frosinone ha assolto A.D.S. 57 del capoluogo, dal reato di usura aggravata e continuata, nonché dal reato di ricettazione.
In particolare, l’indagine aveva preso piede a seguito dell’esecuzione di una misura di prevenzione patrimoniale nei confronti della famiglia dell’uomo, nel corso della quale, i militari, avevano setacciato i conti correnti della famiglia dell’uomo e all’esito del controllo erano “saltati fuori” centinaia di assegni bancari incassati su detti conti che non avevano trovato alcuna giustificazione.

Pertanto, i militari decidevano di escutere a sommarie informazioni i soggetti che avevano emesso gli assegni bancari incassati dall’uomo; tra loro erano presenti commercianti di auto, titolari di imprese edili e di attività commerciali, quali bar e negozi di abbigliamento. Nel corso di dette escussioni, i militari ricostruivano un vorticoso giro di usura con l’applicazione di interessi usurari che arrivavano sino al 1152%, con impossibilità per le vittime di uscire da detto vortice. Inoltre, nel corso di una perquisizione domiciliare veniva rinvenuto presso l’abitazione dell’uomo un computer appartenente al Comune di Frosinone, ove erano conservati tutti i dati anagrafici dei residenti del capoluogo; pertanto, l’uomo oltre che per il reato di usura aggravata e continuata, veniva denunciato anche per il reato di ricettazione.

Nel corso del processo sono state escusse tutte le persone offese che erano state vittima del reato di usura, nonché i militari che avevano eseguito l’indagine e nonostante le gravi accuse, il difensore, l'avvocato Emanuele Carbone, ha dimostrato come non fosse possibile ritenere sussistente il reato di usura a causa della impossibilità di ricondurre all’imputato l’incasso dei numerosissimi assegni. Il conto corrente sui quali risultavano versati i titoli bancari, infatti, risultava intestato ad un soggetto diverso dall’imputato; inoltre, stante la frammentarietà della ricostruzione offerta dalle persone offese non era affatto possibile procedere al calcolo preciso dei presunti interessi usurari applicati. Riguardo il reato di ricettazione, per il possesso del computer sottratto all’ufficio anagrafe del Comune di Frosinone, non era stato possibile ricondurre con certezza la disponibilità dello stesso in capo all’imputato, in quanto era stato rinvenuto all’intero della abitazione dell’uomo che, tuttavia risultava occupata anche da altri familiari.

Il Tribunale Collegiale di Frosinone, nonostante la pesante richiesta di condanna avanzata dal Pubblico Ministero di udienza, pari a quattro anni e sei mesi di reclusione, oltre alla confisca delle somme corrispondenti al profitto del reato, ha assolto l’imputato, condividendo le tesi difensiva dell’avvocato Emanuele Carbone, il quale ha evidenziato l’impossibilità di attribuire quelle somme in capo all’imputato, nonché la impossibilità di procedere con certezza al calcolo degli interessi applicati ai presunti prestiti usurari


 
 

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