"E' padre di sei figli, non si può far morire in carcere". La protesta davanti ai cancelli del tribunale
Il signor Cupido si è incatenato davanti i cancelli ed ha voluto puntare i riflettori sulla sua vicenda umana. Il figlio sta nel carcere di Secondigliano e dovrà scontare 18 anni di pena ma non cammina più e non si alimenta
"Vi prego fate qualcosa per salvare mio figlio". Parole disperate quelle di ieri mattina davanti ai cancelli del tribunale di Frosinone da parte di Gianni Cupido, padre di Diego, il 47enne frusinate condannato nel processo
La protesta
Il genitore che si è incatenato ai cancelli per protesta, spera che quella sua azione possa avere effetti positivi circa la decisione dei giudici di trasferire il figlio in un centro ospedaliero attrezzato. Diego Cupido, che al momento è detenuto presso il carcere di Secondigliano, da circa un anno e mezzo non cammina più. Da alcuni giorni le sue condizioni di salute si sarebbero aggravate. Da quello che ha raccontato la moglie l'uomo adesso rifiuta persino di alimentarsi.
Cupido accompagnato in tribunale dall'ambulanza
Ieri mattina è stato accompagnato alla prima udienza del processo Firework dall'ambulanza del 118. Due infermieri lo hanno accompagnato in aula con la lettiga. Pallido ed emaciato l'uomo ha ascoltato senza battere ciglio quanto riferiva il capo della squadra Mobile di Frosinone che era stato chiamato a testimoniare e che aveva ripercorso tutte le fasi salienti dell'operazione antidroga. In questo processo, va detto, Cupido è a piede libero. Quelli che hanno respinto l'istanza presentata dai difensori riguardante l'incapacità del loro assistito al regime carcerario sono stati i giudici della corte di Appello di Roma.
L'appello disperato del padre
Il padre Gianni è disperato. Adesso spera soltanto che le istituzioni possano dargli una mano per trasferire il figlio in un centro idoneo per curarsi. "E' padre di sei figli - ha detto l'uomo sconsolato- non si può lasciarlo morire"