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Cronaca Cassino

FCA, lo sfogo del sindaco di Cassino: i lavoratori ed il nostro territorio meritano rispetto

Carlo Maria D'Alessandro attraverso la pagina di Facebook non lesina critiche e rammarico

Il sindaco di Cassino, Carlo Maria D'Alessandro, sulla sua pagina Facebook verga amarezza e disappunto per il licenziamento degli interinali FCA. Una lettera forte che fa trasparire la profonda preoccupazione del primo cittadino verso il territorio.

Impossibile tacere

Non posso tacere. La decisione dei vertici FCA di non rinnovare il contratto a 532 lavoratori del cassinate che da oggi sono a casa, prolungando la vita lavorativa di restanti 300 interinali fino a gennaio 2018, impone di dire alcune cose.Si legge che sono le regole del mercato: se la produzione è crescente allora le assunzioni sono possibili e si possono confermare i numeri previsti, altrimenti tutti a casa. Le regole possono non essere condivisibili, ma si agisce in funzione di queste. E attualmente sono queste, non fa una grinza. Ed allora cosa non va? La promessa a novembre 2016 dei 1800 posti di lavoro da parte dell’AD di FCA Sergio Marchionne? Sicuramente. L’aumento di 200 unità fino a 2000 richiesto nella stessa sede novembrina dall’attuale segretario del PD allora premier Matteo Renzi con la famosa frase con accento fiorentino «oh suvvia che si faccia cifra tonda»?

Noi sindaci con le mani legate

E i sindaci quali strumenti mettono in campo? Siamo stati eletti per dare risposte certo, ma se i problemi sono strutturali e di ampio respiro nazionale il compito è arduo.
Ma i 532 ragazzi, uomini e donne, attendono risposte e sono diventati da oggi una vera emergenza sociale che, come sempre, ricade sui primi cittadini che si vedono sommergere di messaggi del tipo “buonasera sig. Sindaco, sono un ragazzo di 30 anni che fa parte dei licenziati da FIAT (per loro ancora è difficile parlare di FCA); mi è già capitato nel 2007 lavorando per un anno e poi come adesso; ho perso la fiducia e la speranza. Ed allora capisci che la dirigenza FCA si può trincerare dietro ai propri cancelli gestiti in Gran Bretagna ed amministrati in Olanda e difesa dalle regole del mercato, ma per un Sindaco padre di famiglia e terminale dell’emergenza sociale questo vantaggio, questa cattedrale nel deserto, questa sfera di protezione non è consentita.

Il silenzio nazionale figlio delle promesse mancate

Si resta con un cerino spento in mano, spento e consumato, e si deve fare fronte alla rabbia, alla frustrazione di questi ragazzi. Ed allora serve dimostrare ora più che mai di essere diventati il partito dei sindaci, non serve incontrarsi, basta una telefonata tra tutti per chiedere insieme come Consulta del Lazio Meridionale un tavolo di confronto con una società di chiaro asset mondiale, che di italiano però condivide le regole del mercato, spingendosi fino ad invocare l’intervento del Governo cui va indirizzata una richiesta urgente di incontro, perché il silenzio nazionale è presumibilmente figlio di quelle promesse mancate, di quei numeri che ballavano sulla forbice irridente del “più o meno duecento”.

Non si parla di numeri ma di persone, famiglie, giovani

Forse, però, all’epoca dei fatti si è trascurata la circostanza che non si parlava di numeri, ma di persone, di famiglie, di un territorio che ha diritto ad avere risposte. E noi sindaci possiamo solo cercare di farci dare queste risposte, senza ipocrisia, dati alla mano sulla base di strategie vere e consolidate e senza attendere la campagna elettorale di febbraio. Altrimenti le risposte che cerchiamo sono già disponibili, ma inaccettabili.

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