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Lo scandalo / Cassino

Montecassino, l'ex abate si difende: "Quei soldi non erano dei poveri ma dei monaci, quindi miei"

Dom Pietro Vittorelli, ascoltato dai giudici capitoiini, rigetta ogni accusa e spiega che i conti correnti del monastero erano separati da quelli della Diocesi. A dicembre la sentenza

"Quei soldi erano della comunità monastica e quindi anche miei. L'utilizzo non ha cagionato danno alcuno alla collettività ed alla Diocesi, per la quale c'erano conti correnti a parte". Pietro Vittorelli, l'ex abate di Montecassino (Frosinone) ed oggi abate emerito, dinanzi ai giudici della X° sezione del tribunale di Roma, ha dato la sua versione dei fatti riguardo l'indagine della Guardia di Finanza che nel 2015 lo ha portato ad essere al centro di una bufera mediatica e giudiziaria di caratura mondiale. 

Dom Pietro, difeso dagli avvocati Sandro Salera ed Antonio Bartolo, ha quindi spiegato che "la comunità monastica è come una grande famiglia ed io ero il capo. Mentre il danaro provento delle offerte dei fedeli anche tramite l'otto per mille finivano sui conti della Diocesi di Montecassino e nessuno ha mai pensato di farne uso". 

Avvocato Salera

A finire sotto processo, ma con l'accusa di riciclaggio, anche il fratello dell'abate emerito, Massimo Vittorelli, difeso dall'avvocato Mattia La Marra. La sentenza prevista per il prossimo mese di dicembre.

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