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Cronaca Piedimonte San Germano

Omicidio Gabriel, il padre del bimbo ucciso incastrato dalle telecamere di un'azienda

Il passaggio della macchina di Nicola Feroleto nella zona industriale di Piedimonte sarebbe stato immortalato da un sistema di videosorveglianza. L'orario rientrata nella fascia sospetta e smonta l'alibi dell'uomo

Le telecamre di videosorveglianza di un'azienda situata nella zona industriale di Piedimonte San Germano (Frosinone) avrebbero immortalato il passaggio dell'auto di Nicola Feroleto nel pomeriggio dell'assassino del figlioletto Gabriel. Questi sarabbero gli importanti elementi in possesso degli investigatori dell'Arma e della Procura. Una sequenza di immagini che andrebbe quindi a smontare l'alibi del quarantasettenne di Villa Santa Lucia che si dichiara estraneo alla terribile morte del bimbo di due anni e mezzo, assassinato dalla madre Donatella Di Bona, compagna di Feroleto.

Gli accertamenti del Ris

Nei giorni scorsi in casa della donna, in via Volla a Piedimonte San Germano, sono arrivati i Ris che hanno passato al setaccio ogni singolo angolo dell'abitazione. Sono state trovate tracce di sangue all'interno del lettino dove dormiva il bambino e sul pavimento. Saranno ora gli accertamenti scientifici a chiarire la provenienza. I Ris, inoltre, hanno ispezionato le due macchine di Nicola Feroleto, una Fiat Punto e una Fiat Panda che l'uomo utilizzava per alcuni lavori in campagna. Unn atto necessario a capire se la versione fornita dalla ventottenne sia quella giusta. Gli inquirenti sospettano che Donatella Di Bona, accusata di omicidio volontario, non abbia detto tutta la verità riguardo quel terribile pomeriggio di mercoledì 17 aprile. 

La ricostruzione 

Gabriel, con la madre ed il padre, secondo quanto riferito dalla nonna Rocca Di Branco, madre di Donatella, sarebbe uscito per una passeggiata in auto. Da questo momento in poi inizia un black-out che solo gli investigatori potranno ricostruire. Unica cosa certa è che poco dopo le 16 Donatella Di Bona torna a casa stringendo tra le braccia il bambino ormai privo di vita e mette in scena una vera e propria commediata che, però, ingannerà gli inquirenti per pochissimo tempo. Racconta dapprima che lei ed il bambino sono stati investiti. Poi di aver investito lei stesso Gabril nel parcheggio di casa e infine di averlo soffocato perchè piangeva troppo mentre lei e Feroleto cercavano di avere un rapporto sessuale in macchina. Per questo i Ris analizzeranno, per isolare tracce genetiche e biologiche, all’interno delle auto in uso al disoccupato che aveva preso il cuore della giovane nonostante avesse già una vita familiare travagliata. 

Il racconto disperato della nonna

La difesa

Donatella Di Bona, difesa da Chiara Cucchi e Lorenzo Prosperi continua a raccontare una mezza verità. Per questo anche il criminologo Carmelo Lavorino, incaricato dai legali, sta cercando di comprendere quali possa essere le motivazioni che portano la ventottenne a trincerarsi dietro il silenzio. “Stiamo valutando inoltre i molteplici aspetti della questione di mia competenza - ha spiegato Lavorino - quali linea cronologica dell'evento; scene, luoghi, tracce e comportamenti d'interesse  criminologico, dinamica dei fatti e profilo".

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