Omicidio Mollicone, quel brindisi inopportuno con la 'bottiglia del dolore'
Fa discutere la fotografia postata dal professor Carmelo Lavorino, esponente del pool difensivo della famiglia Mottola, raffigurante un vino che porta il nome della località in cui è stato abbandonato il corpo di Serena
La dignità di un uomo finisce quando perde l'umana pietà. E sulla vicenda di Serena Mollicone, l'umana pietà sembra essere sparita sotto ogni forma e profilo. L'ultima stilettata al cuore dei familiari (una delle tante in verità) della studentessa assassinata a soli 18 anni nel giugno del 2001, arriva dal criminologo Carmelo Lavorino.
Il professore, componente del pool difensivo di Franco, Marco e Anna Maria Mottola (i tre della famiglia finiti sotto processo con l'accusa di aver ucciso e occultato il cadavere di Serena Mollicone ed assolti in primo grado dalla Corte d'Assise del tribunale di Cassino presieduta dal presidente Massimo Capurso), nei giorni scorsi ha festeggiato il suo compleanno. Un pranzo tra colleghi, con parte del pool difensivo, che si è svolto in una località di mare. Il lieto evento è stato poi diramato sui social, con foto e commenti del festeggiato e dei commensali. Tutto nella norma quindi fino a quando nella carrellata di fotografie postate non è spuntata una bottiglia di vino.
A fare bella mostra tra sorrisi e brindisi quindi c'era un bel rosso Montepulciano d'Abruzzo doc 'Fonte Cupa'. E si, proprio così, avete letto bene: 'Fonte Cupa'. La bottiglia di vino pregiato (circa 30 euro l'una) porta proprio il nome del luogo dove il 1° giugno del 2001, la povera Serena Mollicone viene abbandonata, oramai morta. Tra rifiuti e animali, in un luogo notoriamente noto perché ritrovo di prostitute.
Un caso? Una involontaria svista dettata anche dai festeggiamenti e dalle libagioni? Certo è che quella bottiglia sul tavolo, ben fotografata, ha avuto un effetto devastante per chi ancora è in cerca della verità. Per chi ha perso una sorella e un padre che per venti anni si è battuto in cerca di Giustizia.
