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La sorella, la figlia, il carrozziere / Arce

Omicidio Mollicone senza colpevoli: parlano la sorella di Serena, la figlia di Tuzi e il carrozziere di Arce

Amarezza e sconforto nelle dichiarazioni rilasciate da Consuelo Mollicone e Maria Tuzi, figlia del brigadiere suicida nel 2008. Carmine Belli sta male per papà Guglielmo: "Gli era stato vicino dopo l'assoluzione"

Innumerevoli interventi all'indomani della sentenza di assoluzione per la famiglia Mottola e gli altri imputati al processo per l'omicidio di Serena Mollicone. I più significativi sono senz'altro quelli della sorella di Serena, Consuelo, e di Maria Tuzi, figlia del brigadiere suicida nel 2008. Amarezza infinita, sconforto, disperazione nelle parole delle familiari.

E poi Carmine Belli, il carrozziere di Arce assolto dopo tre gradi di giudizio, che fa sapere attraverso il suo legale che "sta male per Guglielmo Mollicone". Il padre coraggio della ventenne ammazzata il primo giugno 2001, tristemente scomparso il 31 maggio 2019, gli era stato molto accanto dopo l'assoluzione per l'omicidio di sua figlia. 

La sorella di Serena: "Amarezza infinita"

''Non mi aspettavo una sentenza di salvezza per tutti e cinque. Adesso come familiari attendiamo le motivazioni e poi penseremo a come organizzare un'azione successiva. Non ci arrendiamo, Serena non deve essere dimenticata e merita giustizia''. Così all'Adnkronos Consuelo Mollicone, la sorella di Serena, la giovane di Arce uccisa nel 2001, all''indomani della sentenza della Corte d'Assise del Tribunale di Cassino che ha assolto i cinque imputati nel processo. ''Ieri sera sono andata via subito dopo la sentenza con i miei familiari - racconta - ho preferito lasciare il Tribunale perché l'amarezza in quel momento è stata tanta'. Erano state fatte delle indagini scientifiche anche se nella ricostruzione c'era qualche lacuna dovuta al fatto che molte persone sono state reticenti a confermare le proprie dichiarazioni rilasciate all'epoca", conclude.

Consuelo Mollicone-2

La figlia di Tuzi: "Sentenza non in mio nome"

''Il giudice ha pronunciato la sentenza in nome del popolo italiano ma io posso dire adesso, dopo tutti i messaggi che ho ricevuto, che non ha parlato affatto in nome del popolo italiano e soprattutto non in mio nome''. Maria Tuzi, figlia del brigadiere dei carabinieri Santino Tuzi, morto suicida nel 2008 dopo aver rivelato di aver visto Serena entrare in caserma il 1 giugno del 2001, parla all'indomani della sentenza di assoluzione per gli imputati nel processo sull'omicidio della giovane di Arce. ''C'è delusione, c'è sconforto - dice all'Adnkronos - c'è tutto quello che ho sentito ieri ma il giorno dopo è come se la pillola fosse stata addolcita dai messaggi di tante persone che ci stanno vicine e che ci hanno fatto capire che comunque non tutti la pensano come quel giudice''.

''C'erano le prove, occorreva valutare quelle prove, non le chiacchiere che sono state fatte alla fine - aggiunge - le prove scientifiche sono quelle che valgono, quelle che sono indistruttibili, non le puoi smontare in nessun modo. Evidentemente non si è avuto il coraggio. E' vero che era un processo indiziario ma è pur vero che gli indizi c'erano. Sono venuti esperti in aula a parlare di cose importanti, psicologi, medici legali, i Ris, non sono venute persone che chiacchierano a vanvera o che non ricordano, sono stati fatti dei lavori su questo caso - conclude - Ero delusa ieri, lo sono anche oggi ma con la vicinanza di persone che non conosco anche il dolore è un po' alleviato''.

Maria Tuzi-3

Il carrozziere di Arce sta male per papà Guglielmo

"Non è stato mai risarcito né economicamente né moralmente. Carmine dopo Serena, Guglielmo e la sua famiglia è la vittima viva di questo torbido giallo". Lo ha detto all'Adnkronos l'avvocato Nicodemo Gentile, legale del carrozziere di Arce, Carmine Belli, che fu processato nei tre gradi di giudizio e poi assolto per l'omicidio di Serena Mollicone, la giovane uccisa nel 2001. "Carmine Belli ha vissuto la sentenza come un momento complesso e difficile - aggiunge - Gli sono venuti in mente i fantasmi del passato, nei suoi confronti la giustizia ha mostrato un volto duro e ingiusto: 17 mesi di carcere non si possono dimenticare".

"Sapevamo che in un processo altamente indiziario il rischio era una sentenza del genere: poteva succedere ed è successo - spiega ancora l'avvocato - Bisogna mettersi in testa che vicende così complesse hanno bisogno di più gradi di giudizio. Adesso il vero banco di prova saranno le motivazioni. Per Carmine la botta è stata molto pesante ma non bisogna arrendersi, come è successo nel suo percorso non si deve perdere la speranza - conclude - Carmine sta male anche per Guglielmo che gli era stato molto vicino dopo che la sua vicenda giudiziaria si era conclusa".

Carmine Belli e l'avvocato Nicodemo Gentile-2-2

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