Emanuele Morganti, il giovane massacrato di botte il 26 marzo scorso davanti alla discoteca di Alatri sarebbe morto a causa di un urto violento della testa contro il montante traverso dello sportello di una macchina. Questo è quanto riporta la perizia effettuata dal medico legale e depositata nei giorni scorsi in procura. Fermo restando che alcuni lesioni sarebbero compatibili con l'utilizzo di un bastone o manganello.
La caduta dopo le botte
Emanuele dunque sarebbe caduto pesantemente su quello sportello a causa dei pugni e dei calci inferti con un oggetto lungo e rigido. Ma non è tutto: i suoi aguzzini assetati di sangue, per essere certi che nessun colpo potesse andare a vuoto, lo avrebbero prima immobilizzato e poi avrebbero cominciato a pestarlo fino a ridurlo in fin di vita. Di questo ne dà ampie delucidazioni la perizia.
Le ecchimosi ed altre lesioni riscontrate dietro la nuca, sugli arti inferiori e sulle spalle sarebbero il risultato del comportamento della giovane vittima che avrebbe cercato, coprendosi con le braccia, di parare quei pugni e quei calci che lo avrebbero portato in seguito alla morte.
La famiglia Morganti, ricordiamo, si è rivolta all'avvocato Enrico Pavia per essere rappresentata nelle opportune sedi. Una famiglia distrutta dal dolore che vuole soltanto che sia fatta giustizia. Chi ha decretato la morte del loro caro Emanuele deve essere punito come merita. A vent'anni è vietato morire e soprattutto in questo modo violento.