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Le indagini

Omicidio di Frosinone, fissata l'autopsia sul corpo di Romina De Cesare

L'esame verrà eseguito dal medico legale Gabriele Margiotta venerdì 6 maggio alle ore 11. La psicologa forense Irene Ricci ha tracciato il profilo del reo confesso Pietro Ialongo

E' stata fissata per venerdì 6 maggio alle ore 11 l'autopsia sul corpo martoriato di Romina De Cesare, la commessa residente a Frosinone ed uccisa in casa, in via del Plebiscito, la sera di lunedì 2 maggio dall'ex compagno Pietro Ialongo. Il magistrato Barbara Trotta della Procura di Frosinone ha conferito l'incarico al dottor Gabriele Margiotta che, con il supporto della collega incaricata dalla procura di Latina, la dottoressa Maria Cristina Setacci, dovrà esaminate le ferite inferte dalle coltellate e soprattutto comprendere se la trentaseienne di origini molisane sia morta soffocata, come ha dichiarato l'assassino reo-confesso, oppure a seguito dei tanti fendenti scagliati con un coltello da cucina.

All'esame autoptico, che si svolgerà presso l'obitorio dell'ospedale 'Fabrizio Spaziani' di Frosinone, sarà presente anche il medico legale e perito di parte nominato dalla famiglia De Cesare, il dottor Nicandro Bucceri di Isernia. 

La versione dei fatti fornita da Pietro Ialongo, in un lungo interrogatorio davanti ai magistrati Trotta e De Lazzaro, dovrà essere riscontrata dai risultati scientifici che potrebbero anche smentire quanto dichiarato al reo confesso che ha raccontato di aver colpito con una lama per una decina di volte la vittima solo dopo che l'ha strangolata. Il profilo psicologico del trentottenne originario come Romina di Cerro al Volturno in provincia di Isernia è divenuto motivo di attenzione.

La psicologa forense Irene Ricci

La psicologa forense Irene Ricci, consulente per diverse Procure, ha così spiegato cosa potrebbe aver portato Ialongo a commettere un omicidio così efferato: "Colpisce come un uomo in stato di presunto shock riesca a pianificare più modalità - tutte, peraltro, andate fallite - di tentativi di suicidio: autostrangolamento, taglio delle vene, affogamento. In teoria lo stato confusionale porterebbe ad escludere la capacità di pianificare varie e diverse tipologie di suicidio. In criminologia la scelta dell'arma per uccidere e i punti in cui vengono sferrati i colpi, nonché la ferocia slatentizzata per infierire, rappresentano gli elementi che consentono di distinguere i delitti cosiddetti passionali da quelli maturati in ambiti diversi (ad esempio per motivi economici o per vendetta) - spiega la dottoressa Ricci - . L'uso di un coltello, peraltro frequente per la facile reperibilità, è indicativo dell'intenzione di uccidere, e di farlo velocemente, non semplicemente di ferire. Rivolto verso la propria donna simboleggia un'aggressività violenta ed evocativa della prevaricazione del maschio sulla femmina. 

In questo caso si osserva anche un altro meccanismo, detto overkilling: l'assassino ha, cioè, infierito su un corpo esanime, evidentemente assalito da una furia irrefrenabile, accanendosi per distruggere. I colpi sferrati sul grembo/torace, simbolicamente assimilati alla maternità, indicano generalmente che l'assassino ha voluto colpire la sua vittima nella sua essenza vitale di donna che genera vita. La vittima, sentendosi l'assassino abbandonato, rappresenta ai suoi occhi la causa della perdita di un punto di riferimento, di stabilità. È necessario garantire pene esemplari, affinché personalità tanto disturbate subiscano il fattore deterrente del rischio del carcere a vita. Generalmente questi individui disprezzano l'esistenza altrui e non temono le conseguenze se non quelle alla propria persona".
 

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