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La sentenza / Sora

Operazione 'Requiem', oltre 160 anni di condanne per 18 imputati

L'indagine, portata avanti dalla Squadra Mobile di Frosinone e dalla Guardia di Finanza, aveva preso il via dalla Procura di Cassino. Smantellata un'organizzazione dedica al traffico di droga, estorsione e riciclaggio

Associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, riciclaggio ed estorsione questi i capi di imputazione che hanno portato i giudici del tribunale di Roma ad emettere 18 provvedimenti di condanna a carico di altrettante persone tutte residenti nella zona del Sorano e coinvolte nell'indagine 'Requiem' portata avanti dalla Procura di Cassino, unitamente a Polizia di Stato e Guardia di Finanza.

Ad essere condannati a vario titolo sono stati Luca Baldassarra di Isola del Liri (5 anni e 4 mesi), 8 anni per Anthony Ceccano di Sora, 10 anni per Ivano Ciriello di Napoli, 6 anni per Davide Conte di Sora, 15 anni e 4 mesi per Marco De Silvio di Sora, 6 anni e 4 mesi per Giuseppe De Vito di Castelliri, 15 anni e 10 mesi per Rocco Di Pucchio di Sora, 13 anni e 2 mesi per Antonio Di Pucchio di Sora, 2 anni per Severino Di Vito di Sora, 5 anni e 4 mesi per Alessio Gemmiti di Sora,  7 anni e 4 mesi per Pasquale Granata di Sora, 3 anni per Nabila Kabba di Isola del Liri, 8 anni e 4 mesi per Marco Molella di Veroli,  6 anni e 4 mesi per Bruna Paolucci di Monte San Giovanni Campano, 6 anni per Alex Porretta di Sora, 4 anni e 7 mesi per Ciro Santaniello di Sora, 16 anni per Salvatore Santaniello di Napoli e 6 anni e 4 mesi per Luciano Tersigni di Sora.

Le indagini partite nel 2018

Le indagini partite nel 2018, inizialmente coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cassino, coordinate dal magistrato Roberto Bulgarini Nomi, hanno la loro origine in alcuni arresti per spaccio e da diversi sequestri di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente avvenuti nella città di Sora. Sin dall’inizio dell’attività di indagine emerse che i singoli episodi di spaccio erano riconducibili ad una vera e propria organizzazione malavitosa, ben strutturata e diffusa sul territorio sorano ed in stretto contatto con gruppi malavitosi stanziati in territorio campano, ed in particolare nei quartieri Scampia di Napoli e Bronx di San Giovanni a Teduccio, dai quali avveniva l’approvvigionamento delle sostanze stupefacenti. Il trasporto veniva effettuato da appositi corrieri che, per eludere eventuali controlli, si alternavano nel tragitto dalla Campania al basso Lazio, fino al territorio sorano, dove la sostanza stupefacente veniva smistata e stoccata in diversi luoghi nella disponibilità del sodalizio, il principale dei quali costituito da un impianto di autodemolizione di materiali ferrosi. La direzione delle indagini, data la gravità dei reati contestati, passò poco dopo per competenza alla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma.

Lo sviluppo delle investigazioni, condotte sinergicamente dalla Squadra Mobile e, soprattutto per gli aspetti finanziari, dal Gruppo della Guardia di Finanza di Frosinone, anche attraverso l’utilizzo di sofisticati mezzi tecnici, ha consentito di individuare due fazioni, una facente capo ad una famiglia di origini campane, trasferitasi a Sora nei primi anni novanta, ed una seconda di carattere prettamente locale, al cui vertice vi erano pregiudicati sorani. I due gruppi, dopo un primo periodo di collaborazione reciproca nell’acquisto e nello spaccio sulle varie piazze del sorano, del cassinate e della provincia dell’Aquila, entravano in un secondo momento in contrasto tra loro dando vita ad un vero e proprio scontro finalizzato ad acquisire il monopolio dell’attività di spaccio nel territorio sorano.

L’attività investigativa eseguita dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza, difatti, aveva consentito di procedere, già nella fase delle indagini, all’arresto di ulteriori 16 persone, alla denuncia di 12 persone ed al sequestro di oltre kg. 25 di sostanze stupefacenti costituite da cocaina, hashish ed eroina, circostanze che originavano nelle due organizzazioni sospetti reciproci ed attriti, innescando una vera e propria guerra tra bande, sfociata in atti intimidatori ed episodi di estrema violenza che hanno visto protagonisti i soggetti posti ai vertici delle due parti, affiancati dai rispettivi accoliti.

Durante l’attività degli inquirenti è emerso chiaramente che, mentre il gruppo di spaccio “locale” aveva posto tutte le proprie energie nell’attività di spaccio, gli associati della fazione di origini campane avevano esteso i propri interessi a vari ambiti, infiltrandosi nel tessuto economico sociale in maniera spregiudicata e violenta.

In particolare i vertici dell’associazione gestivano anche un’attività di pompe funebri che si era ingrandita velocemente, ascesa che era stata possibile grazie ai guadagni dell’illecito traffico di sostanze stupefacenti - quantificati in oltre 9.000 euro su base settimanale - che venivano successivamente reimpiegati anche nell’attività dell’azienda funebre, la quale poteva così offrire a bassissimo costo servizi con auto di lusso, peraltro senza adempiere agli obblighi di presentazione delle dichiarazioni fiscali. L’obiettivo era quello di monopolizzare il mercato delle pompe funebri, mettendo economicamente in ginocchio le attività preesistenti e cercando di vincere la resistenza dei concorrenti con gravi atti intimidatori. Nello mese di maggio del 2020, tre destinatari del provvedimento di fermo, hanno fatto rinvenire di fronte all’ingresso di un esercizio di pompe funebri una testa di maiale, gesto dalle chiare connotazioni mafiose.
 

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