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L'indagine

Ingiusto utilizzo dei fondi destinati a progetti contro la violenza sulle donne, cinque a processo

Il Gup ha disposto il rinvio giudizio per l'ex assessore ai Servizi Sociali al comune di Cassino ed oggi consigliere di minoranza, Benedetto Leone, per una progettista, per due imprenditori e per l'ex segretario comunale Lorenzo Norcia

Benedetto Leone, ex assessore ai Servizi Sociali della giunta D'Alessandro di Cassino, nel sud della provincia di Frosinone, è finito sotto processo unitamente ad altre quattro persone con l'accusa di 'turbata libertà di scelta del contraente'. Ieri il gup del tribunale di Cassino ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal magistrato Alfredo Mattei che portato avanti una delicata indagine sull'ingiusto utilizzo di fondi regionale destinati ad un progetto anti-violenza del Comune. La prima udienza è stata fissata per il prossimo 27 giugno. 

Le indagini sono scattate non solo a carico dell'ex assessore Benedetto Leone oggi consigliere di minoranza della giunta Salera ma anche nei confronti dell'ex segretario comunale Lorenzo Norcia, gli imprenditori Maria Rosaria Golino e Lello Valente, e della progettista Sara D'Aliesio. Tutto nasce a seguito di una denuncia presentata dalla responsabile del centro anti violenza di Cassino che riferì al personale della Squadra Informativa del Commissariato di Cassino, l'errato utilizzo di fondi regionali stanziati per il progetto 'città femminile' vinto, tramite bando, dallo stesso centro aperto nel 2012 dall'ex sindaco Petrarcone e dall'ex assessore ai Servizi Sociali, Stefania Di Russo. 

Le verifiche investigative hanno fatto emergere il coinvolgimento degli indagati nella realizzazione del progetto del comune di Cassino “Città femminile, comunità plurale”, oggetto di un finanziamento da circa 50 mila euro da parte della Regione Lazio. Gli imprenditori coinvolti, grazie alla complicità dei funzionari pubblici, riuscivano ad aggiudicarsi l’appalto per la realizzazione del progetto, poiché la loro impresa era in possesso di quei requisiti minimi richiesti nel bando, marcatamente delineati e perfettamente coincidenti con quelli dell’impresa da favorire, ed altrettanto vincolanti per le altre, tanto che gli unici a rispondere alla gara d’appalto sono stati gli indagati.

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