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Cronaca

Roma, EUR quartiere a luci rosse. Incontro con l’amministrazione per lo zoning

Negli ultimi mesi ha fatto molto discutere il “Progetto Michela” elaborato in seno al IX municipio di Roma e finalizzato a contenere il fenomeno della prostituzione in strada. Andrea Santoro, presidente del Municipio, a seguito dei reclami dei...

Negli ultimi mesi ha fatto molto discutere il “Progetto Michela” elaborato in seno al IX municipio di Roma e finalizzato a contenere il fenomeno della prostituzione in strada. Andrea Santoro, presidente del Municipio, a seguito dei reclami dei residenti, ha convocato il 5 novembre scorso le associazioni e i comitati di quartiere per discuterne e trovare insieme una soluzione .

Il “Progetto Michela”, reso pubblico il 24 settembre scorso, prende il nome da una donna, costretta a prostituirsi in strada proprio nel quartiere dell’Eur, uno dei quartieri romani più interessati dal fenomeno della tratta di donne. Questa donna fu bruciata viva dai suoi aguzzini ed è soltanto una delle vittime di violenza che quotidianamente colpisce le donne costrette a prostituirsi in strada.

L’idea lanciata da Santoro, riportata alle cronache come “zoning”, ha creato allarmismo in previsione della trasformazione del quartiere dell’Eur in un quartiere a luci rosse. Il progetto, infatti, sembra che preveda la creazione di “isole” in cui la prostituzione sarà tollerata. All’interno di queste isole, si attiverà la collaborazione in rete tra le forze dell’ordine, i servizi sociali e le associazioni che fanno capo al progetto Roxanne del Comune di Roma che finanzia le attività anti tratta, il cui compito sarà quello di togliere le donne dalla strada e indagare sulle origini del racket.

Durante il dibattito Santoro non ha mai parlato di zoning e ha voluto ribadire che non vuole creare un quartiere a luci rosse, perché l’Eur lo sarebbe già. Specificando che la sua azione è un atto di coraggio, perché nessuno mai ha osato tanto e soprattutto nessuno mai ha trasformato le critiche in un progetto costruttivo, il IX Municipio diventerà una zona di sperimentazione per combattere il racket della prostituzione attraverso il lavoro in rete. In caso di successo, il progetto verrà portato in Campidoglio per l’elaborazione di una normativa. Quello che è stato fatto fino ad ora, è la mappatura del territorio e il censimento delle prostitute da parte dei vigili, per dimostrare che il fenomeno è in espansione a macchia d’olio. Ma è anche evidente che dove c’è un’ampia offerta significa che c’è anche una forte domanda da parte dei clienti, quindi degli uomini che comprano il corpo delle donne. Vien da sé che esiste un problema culturale di mercificazione del corpo delle donne e quindi di forte disparità di genere, che non verrà mai colmata se non si ripartirà dalla sensibilizzazione nelle scuole e nella società al rispetto delle persone e dei loro corpi. Non è chiaro se quest’ultimo punto rientri all’interno del progetto Michela.

Le risposte dei rappresentanti di quartiere e delle associazioni presenti all’incontro ha visto una netta spaccatura di opinioni. Da una parte, coloro che sono favorevoli allo “zoning”, perché in tal modo sarebbe molto più semplice controllare il fenomeno, toglierlo dalla vista di chi non vuol vedere e lo reputa soltanto un problema di mancanza di decoro e offesa alla pubblica morale. Questa parte ha sostenuto che la prostituzione è un cattivo esempio per i bambini e fonte di imbarazzo e paura per chi in quelle zone ci abita.

D’altra parte ci sono state opinioni contrarie al progetto come quella di Patrizia D’Alessandro, rappresentante dei cittadini del Comprensorio Vallerano, in quanto, aprendo un margine alla tolleranza si renderebbe l’Eur un quartiere di trasmigrazione delle prestazioni in questa zona in cui la prostituzione è tollerata. “Risolvere il problema della prostituzione è troppo ambizioso da parte del nostro Municipio”, ha dichiarato, rimandando la soluzione allo Stato centrale.

L’associazione Rising ha dichiarato che con lo “zoning” si sta intervenendo sull’emergenza, ma non è la soluzione al problema, visto l’esempio dell’Olanda, in cui la prostituzione è legalizzata, ma continua ad essere forte la tratta delle donne. Al contrario, ha proposto il modello svedese, che prevede una politica di tolleranza zero nei confronti dei clienti, e ha ridotto la prostituzione del 98%, incidendo sull’aspetto culturale. L’obiettivo è quello di eliminare una cultura che tollera la compravendita dei corpi delle donne, la riduzione in schiavitù e i maltrattamenti e che crea disparità di genere tra donne e uomini.

Santoro ha risposto che è difficile avvicinarsi al modello svedese dal momento in cui i Paesi del nord, avendo un solido sistema di welfare, possono proporre alternative e servizi alle donne che desiderano uscire dalla prostituzione, mentre nel nostro paese vigono condizioni di precarietà e di crisi economica, che poi sarebbe la stessa che spingerebbe le donne a prostituirsi.

Ha inoltre preso l’impegno di prendere nota di tutti gli interventi, perché il Progetto Michela non è definitivo, ma è dinamico e verrà costruito insieme ai residenti.

Di Aleksandra Milosevic

milosevic.aleksandra.82@gmail.com

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