Roma, fallimenti bancari: perche’ il piano di salvataggio non salva gli obbligazionisti
Il drammatico suicidio di Luigi D’Angelo, il Pensionato di 68 anni di Civitavecchia che si è tolto la vita dopo aver perso 110.000 euro affidati alla Banca Etruria, pone inquietanti interrogativi ed ha riacceso i riflettori sul Decreto Legge ( il...
Il drammatico suicidio di Luigi D’Angelo, il Pensionato di 68 anni di Civitavecchia che si è tolto la vita dopo aver perso 110.000 euro affidati alla Banca Etruria, pone inquietanti interrogativi ed ha riacceso i riflettori sul Decreto Legge ( il c.d. Decreto Salva Banche) varato dal Governo il 22 novembre per il salvataggio delle quattro Banche in crisi: Banca Marche, CariFerrara, Banca Etruria e CariChieti.
Come si legge in una Nota emanata da Palazzo Chigi, il provvedimento “consente di dare continuità all’attività creditizia – e ai rapporti di lavoro – tutelando pienamente i correntisti”. Già è proprio questo il punto: il provvedimento dell’Esecutivo non ha potuto utilizzare il “Fondo Interbancario” di tutela dei depositi, che avrebbe anche garantito il rimborso delle obbligazioni subordinate (quelle ad alto rischio rifilate da Banca Etruria ai risparmiatori come Luigino D’Angelo), per effetto del veto posto dalla Commissione U.E. che lo ritenuto un “Aiuto di Stato” e quindi in contrasto con la normativa europea. Pertanto nel citato decreto del 22 novembre si è necessariamente dovuto far ricorso ad un “Fondo di Risoluzione”, di importo pari a 3,6 miliardi di euro, che, pur garantendo i correntisti, non ha però potuto garantire gli obbligazionisti subordinati azzerando di colpo tutte le azioni ed obbligazioni emesse. Il Governo ed il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan stanno studiando alcuni interventi per sollevare almeno in parte i piccoli risparmiatori che, soprattutto se in modo inconsapevole, hanno investito in obbligazioni subordinate “azzerate” di Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti e Cassa Ferrara. Si considera la possibilità di far intervenire un Fondo dotato di circa 100 milioni di euro e partecipato dalle sole banche che permetterebbe di rimborsare circa il 30% dell’esposizione dei piccoli obbligazionisti. Il sostegno alle fasce più deboli, ha sottolineato il Ministro, non deve tuttavia essere considerato un risarcimento, bensi il riconoscimento puramente umanitario di mere difficoltà economiche da parte di “risparmiatori che si sono trovati in una situazione nella quale hanno fatto scelte sbagliate”. Questa tesi, ampiamente disapprovata da chi scrive, è stata contestata anche dall’Unione Europea la quale ha puntato il dito “ direttamente contro le banche che hanno venduto quei prodotti a una clientela inadatta” . Infatti il Commissario Ue ai servizi finanziari, Jonathan Hill, in una dichiarazione ufficiale, ha addossato le responsabilità del salvataggio alle banche italiane sottolineando che “ dovrebbero essere gli istituti di credito a vendere i prodotti finanziari in base ai profili di rischio dei clienti e che tocca alle banche valutare”. Hill ha anche ributtato la palla nel nostro campo, dichiarando che “è il Governo italiano a dover essere alla guida del processo di salvataggio delle 4 banche nazionali “ed ha la responsabilità per questo. “Ciò si collega ad una questione piu’ ampia sulla tutela dei consumatori e di come possiamo costruire un mercato più forte dei prodotti finanziari al dettaglio. Dobbiamo avere cittadini che si sentano sicuri nell’investire e per questo ci servono sistemi tali da garantire che le persone sappiano cosa comprano”, ha concluso Hill con estrema chiarezza.
Tornando al Decreto non ci sembra poi trascurabile sottolineare come il salvataggio delle quattro banche fallite ci costerà circa 2,4 milioni di euro. E’ questo l’ammontare totale per i consigli di amministrazione e i collegi sindacali delle quattro ‘good bank’. E a fare ancora più discutere sarà lo stipendio di Roberto Nicastro, presidente delle “nuove” Banca Marche, Etruria, Carife e Carichieti, che riceverà uno stipendio di 400mila euro. Il presidente degli istituti, cui con il decreto del 22 novembre sono stati trasferiti gli attivi sani delle banche risolte, escludendo i crediti deteriorati, avrà un compenso (senza bonus o altre voci legate ai risultati) di 120mila euro l’anno per l’incarico al vertice di Banca Marche e di Banca Etruria e di 80mila euro l’una per le più piccole Carife e Carichieti. Se al suo onorario si sommano quelli dell’amministratore delegato di ciascun istituto, degli altri consiglieri e dei componenti del collegio sindacale il costo per ognuna delle quattro banche risulta in media di 600mila euro.
Giorgio De Rossi