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Cronaca

Roma, Notizie dal Convegno capitolino Si riparte dal Tevere

L’assessore all’Ambiente di Roma Capitale, Estella Marino, è intervenuta al convegno “Si riparte dal Tevere” tenutosi in Campidoglio per la presentazione dell'Osservatorio del Tevere, nel corso del quale si è costituito il Comitato Promotore per...

L’assessore all’Ambiente di Roma Capitale, Estella Marino, è intervenuta al convegno “Si riparte dal Tevere” tenutosi in Campidoglio per la presentazione dell'Osservatorio del Tevere, nel corso del quale si è costituito il Comitato Promotore per il “contratto di fiume”. L’obiettivo è quello di coinvolgere in un progetto comune tutte le risorse istituzionali, associative e imprenditoriali impegnate nella valorizzazione, sicurezza, vivibilità, manutenzione e decoro del fiume della Capitale. "Non possiamo permetterci di pensare al Tevere solo quando ci sono le alluvioni", ha detto l'assessore capitolino Estella Marino, sottolineando la necessità di "interventi di manutenzione e cura per la valorizzazione del fiume come risorsa per i cittadini. Il ‘contratto del fiume’ serve anche a questo, per la necessaria pianificazione dell'attività di tutela del fiume di cui abbiamo bisogno". Il comitato, composto da Roma Capitale, Regione Lazio, Ministero dell'Ambiente, Autorità di Bacino, Acea, Municipi attraversati dal Tevere, associazioni e comitati, nasce quindi per facilitare il lavoro dell'Osservatorio. Il progetto è anche “uno strumento indispensabile, dopo lo smantellamento dell'Ufficio Tevere, per il rilancio turistico, culturale e sociale del fiume”. Così il presidente della Commissione Ambiente, Athos De Luca. E’ trascorso quasi un mese dall’importante occasione un Campidoglio, ma i due Comitati Promotori per il Contratto di Fiume del Tevere nell’area urbana di Roma (quello istituzionale e quello dalla società civile) non sono stati con le mani in mano, puntando anzi ad una decisa convergenza e ad un’accelerazione; sarebbe “delittuoso” il contrario – metaforicamente parlando – vista la grande occasione che si presenta per recuperare e valorizzare il fiume della Capitale, con il concorso del pubblico e del privato, rimediando anche ad una vera e propria giungla di situazioni amministrative da mettere a sistema, prima ancora dell’auspicato riordino normativo. Il segno dell’importanza del “caso Roma” si ritrova ancora sul web, con il nascente Contratto di Fiume citato su siti di Regioni, associazioni ambientaliste, organi tecnici, etc, nonché di importanti testate giornalistiche. Come anche emerso in un recentissimo Forum Internazionale di Roma Capitale (organizzato da “Roma Resiliente”), il Contratto di Fiume è divenuto lo strumento principe nella gestione delle acque, e Roma sarebbe esempio euro-mediterraneo – anche per l'impostazione che è nata dal Convegno in Campidoglio – di un forte partenariato fra Amministrazione Capitolina, economia, società civile. Come strumento "open", pubblico-privato, democratico, sinergico e partecipativo, il Contratto di Fiume non ha una possibile paternità univocamente determinata. Non ha un "proprietario", ma uno o più promotori e più aderenti: è un Contratto multilaterale ad effetto prolungato da monitorare, non un Ente, per cui ha bisogno di un Patto da sottoscrivere fra i contraenti e di un Segretariato (anche per effettuare il controllo dinamico sugli obiettivi quali-quantitativi di interesse generale). E’ dunque assai corretta, in questa fase, l’impostazione adottata, in cui Roma Capitale sostiene e “osserva” il processo, anche in linea con la Mozione n.106 del 19.6.2014 approvata all’unanimità dall’Assemblea Capitolina, in cui, pur senza menzionare esplicitamente il Contratto di Fiume, si ravvisava la necessità di urgenti provvedimenti per recepire le indicazioni e le prescrizioni del PS5 (Piano Stralcio dell’Autorità di bacino del fiume Tevere), attivare la redazione di piani di recupero, sbloccare le iniziative sia pubbliche sia private fra specchio d’acqua e sponde per garantire – con la fruizione sostenibile – anche la manutenzione, garantire la partecipazione attiva dei portatori d’interesse in base alla Direttiva 2000/60/CE: è il Contratto di Fiume! Citata anche la necessità di integrare le risorse locali (fossero anche private) con quelle derivanti dall’U.E.: ma ciò diventa altamente difficile senza un adeguato coordinamento, ché ovviamente lo stesso quadro amministrativo e autorizzativo delle azioni proposte – in Bandi Diretti o nell’ambito dei Fondi Strutturali – deve essere coerente.

Le questioni affrontabili attraverso il Contratto di Fiume sono molteplici, da quelle ambientali a quelle strutturali (accessibilità, etc) a quelle regolamentari fino anche al livello delle installazioni artistico-culturali o ricreative sul fiume (rapporti con Soprintendenze, etc); ad oggi il Tevere resta “ingessato” - per così dire - dallo scollamento di competenze e dal dedalo di vincoli amministrativi. Ragionando su scala di bacino, come Consorzio Tiberina – visto il Contratto di Fiume promosso sull’affluente Paglia (che genera le piene più pericolose a Roma), l’invaso di Torre Alfina già contemplato nel Rapporto Ambientale del PGDAC con possibile servizio di laminazione, l’appartenenza al Consorzio stesso del Comune di Acquapendente e della Provincia di Viterbo – non esiteremmo a proporre anche una decisa azione per mettere Roma maggiormente in sicurezza dagli eventi esterni, con un’opera utile anche localmente a scopi di protezione idraulica (ne sa qualcosa Orvieto!), irrigazione, produzione d’energia.

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