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Cronaca

Roma, parla il fratello di Emanuela Orlandi; tutto archiviato per paura di aprire una falla in alto

Pietro Orlandi, fratello di Emanuela misteriosamente scomparsa il 22 giugno 1983 intervenuto a “La Storia Oscura” trasmissione condotta da Fabio Camillacci su Radio Cusano Campus, emittente dell’Universita’ Niccolò Cusano, ha

Pietro Orlandi, fratello di Emanuela misteriosamente scomparsa il 22 giugno 1983 intervenuto a “La Storia Oscura” trasmissione condotta da Fabio Camillacci su Radio Cusano Campus, emittente dell’Universita’ Niccolò Cusano, ha



dichiarato: “Nel luglio 1983, un mese dopo la scomparsa di Emanuela, un monsignore della Segreteria di Stato Vaticana mi disse che c’era stata una comunicazione tra la Presidenza del Consiglio e il Vaticano in cui si invitava a non aprire una falla col caso Orlandi; falla che difficilmente si sarebbe potuta richiudere. Ecco io credo che oggi, questa richiesta di archiviazione arriva proprio perché dopo 32 anni si vuole ancora evitare di aprire una falla che difficilmente si potrebbe chiudere”.

La petizione per “non archiviare l’inchiesta” intanto procede bene, Pietro Orlandi a tal proposito ha detto: “Con la petizione abbiamo superato le 50 mila firme per dire no all’archiviazione dell’inchiesta. I nostri avvocati si sono già opposti alla richiesta di archiviazione perché ci sono alcuni punti che pongono molti dubbi. Dopo 32 anni di indagini infatti il magistrato che si è occupato più a lungo del caso, si è rifiutato di firmare la richiesta di archiviazione, è stato quindi esonerato ed è stata fatta firmare da un altro magistrato pone molti dubbi sulla genuinità di questa richiesta. C’è una certa volontà a chiudere presto il caso per far dimenticare tutto. Evidentemente la verità è scomoda per qualcuno. Emanuela è una cittadina vaticana e il Vaticano non ha mai collaborato, non ha mai aperto un’inchiesta interna su questa scomparsa, anzi all’inizio ha anche ostacolato più di una volta le indagini respingendo le varie rogatorie internazionali che erano state fatte per ascoltare alcuni prelati, non consegnando ai magistrati tutte le telefonate che ci sono state tra i presunti rapitori e la Segreteria di Stato. E dopo 32 anni è ancora così come se la cosa non riguardasse loro e invece riguarda loro”.

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