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Albano, interessante incontro per fare il punto sulla Mafia nella Capitale

Nella giornata di sabato 10 gennaio, ad Albano Laziale si è tenuto un importante incontro dal titolo (neanche a farlo apposta in omaggio a Francesco Rosi) “Le mani sulla città, 100 passi da cosa nostra” moderato dalla giornalista Floriana

Nella giornata di sabato 10 gennaio, ad Albano Laziale si è tenuto un importante incontro dal titolo (neanche a farlo apposta in omaggio a Francesco Rosi) “Le mani sulla città, 100 passi da cosa nostra” moderato dalla giornalista Floriana

manifesto incontro albano

Bulfon sulle ultime vicende riguardanti la criminalità organizzata di stampo mafioso sul territorio di Roma, meglio conosciute alla cronaca come “Mafia Capitale”. Vi hanno partecipato personalità di spicco, come Gaetano Pascale ex ispettore di polizia sotto scorta, Antonio Turri, presidente dell’Associazione “ Cittadini contro le Mafie e la corruzione”, il senatore Mario Michele Giarrusso (M5S), membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali e Fabio Masi, uno degli autori del programma satirico Blob.

Senza veli, i protagonisti dell’incontro hanno voluto condividere le proprie esperienze che li hanno visti coinvolti, dalla parte della giustizia, nelle vicende mafiose di Roma e dintorni, permettendo a chi era presente di delineare un quadro generale sul ginepraio delle questioni criminali che hanno coinvolto la nostra città e non soltanto negli ultimi mesi. Un quadro complesso, che non esclude i vertici generali dello Stato, la politica, i sindacati e gli imprenditori di successo. Il tutto avvolto ovviamente da un alone di mistero che ci lascia molte ipotesi e perplessità.

E’ingenuo pensare che le vicende degli ultimi mesi abbiano avuto origine poco tempo fa. Gaetano Pascale, che ha condotto diverse indagini, scoprendo più di 10 anni fa i movimenti malavitosi sul territorio di Ostia, racconta di aver messo a fuoco già allora un fenomeno che successivamente fu trascurato per molti anni. Anni e anni di indagini, di produzione di documenti, che nel 2013 con l’Operazione Nuova Alba giungono alle autorità giudiziarie misteriosamente alleggeriti. Intanto Pascale fu prepensionato per “inabilità” da un giorno all’altro dal Ministero dell’Interno. Mafia, Stato, politica, misteri di casa nostra. “ Due mesi prima dell’Operazione Nuova Alba, il Prefetto di Roma sosteneva che a Roma la Mafia non esistesse”, racconta Pascale, ricordando che ancora oggi il fenomeno viene definito “criminalità organizzata” e non “criminalità organizzata di tipo mafioso”. “E’Mafia, non c’è un altro modo per definirla”. Ma parlare di Mafia a Roma suona anacronistico, fa pensare alla coppola e alla lupara, e invece si tratta di colletti bianchi e imprenditori di successo, si tratta di politica, di scambio di favori tra cui probabilmente voti politici in cambio di appalti e gestione del demanio pubblico. Non è semplice corruzione, è Mafia.

Giuseppe Pignatone, che conduce l’inchiesta su Mafia Capitale parla di Mafia e si appella al 416 bis. Finalmente le cose vengono chiamate con il loro vero nome. Mafia. Ma non si può chiamare in causa il 416 ter (lo scambio di voti tra mafia e politica), come ha spiegato il Senatore Giarrusso. Questo articolo è stato modificato poco prima delle elezioni europee nell’aprile 2014. In pratica, in base alla nuova norma bisogna avere le prove chiare che il voto di scambio sia avvenuto tramite violenza mafiosa. Il paradosso è che il relatore di questa nuova forma sia stato proprio Davide Mattiello, esponente di Libera eletto nelle liste del Pd. In questo modo si riduce il campo d’indagine sullo scambio di voti e Pignatone ha dovuto rinunciare a richiamarsi al suddetto comma.

Eppure a Roma Carminati ha agito tranquillamente per molti anni. L’ex nar e l’ex ragazzo della Banda della Magliana ha portato avanti i suoi affari per decenni, senza che nessuno si accorgesse di nulla. Gli interrogatavi sono tanti. Perché? Alla domanda di Floriana Bulfon: “Carmine Fasciani è la figura centrale di Ostia nel campo del narcotraffico. Gli sono stati sequestrati dei beni, che poi gli sono stati restituiti. Con Carminati non è mai avvenuto nemmeno questo. Ha sempre agito indisturbato. Che ci sia stato un sistema che abbia coperto tutto questo?” Pascale risponde: “ E’ evidente che ci sono stati pezzi dello Stato che hanno coperto tutto ciò, non solo non indagando, ma probabilmente svolgendo un ruolo attivo”. Sono troppi i personaggi legati alla malavita che hanno per anni avuto in gestione la cosa pubblica indistuirbati e non ne hanno fatto mistero. Paolo Frau, braccio destro di Renato Depretis della Banda della Magliana ha gestito i parcheggi del Cineland di Ostia, ma è solo uno dei tanti esempi.

Ma quello che più sconvolge è il negazionismo che c’è sempre stato. Si è accettato che la Mafia ci sia al Sud, che sia stata esportata nel mondo, in Canada, in Australia, ma a Roma no. A Roma si continua a parlare di criminalità organizzata autoctona, come se fosse impossibile che abbia attecchito anche qui. Come se qui non esistessero metodi mafiosi, come le gambizzazioni e le estorsioni, ma soltanto la corruzione e l’uso dei colletti bianchi.

A seguito della testimonianza di un giovane imprenditore di Ostia, che ha dovuto rinunciare alla sua impresa a causa di minacce e agguati violenti e che non riesce ad aprirne un’altra altrove a causa di una burocrazia misteriosamente bloccata, Antonio Turri ricorda che vengono spesso organizzate manifestazioni contro la mafia, ma solo per ricordane i morti. Per le vittime ancora in vita non si fa nulla, è quasi impossibile fargli avere la scorta, a meno che non diventino dei personaggi di grande visibilità. “E dove sono i sindacati” si chiede? “Perché le pratiche di imprenditori scomodi alla Mafia restano bloccate nelle Camere di Commercio? E l’informazione che fa? Non vedo grandi editoriali che danno voce a queste vittime invisibili!”.

Turri ricorda ancora che l’azione mafiosa a Roma è trasversale. Nonostante l’escalation che c’è stata sotto l’amministrazione Alemanno, bisogna ricordare che la mafia non ha un colore politico, ma si nutre del potere a prescindere dalle ideologie. “Ce l’abbiamo in casa”, dice, “qui siamo ai Castelli Romani, e non è un mistero che Pomezia e Aprilia custodiscano personaggi di stampo mafioso.” Turri che dalla Mafia è stato colpito direttamente, Turri a cui hanno piazzato una bomba davanti alla sua abitazione.

A proposito di Castelli Romani, Daniele Castri e Fabio Masi hanno affrontato il problema delle ecomafie. Dall’Inceneritore di Albano, al progetto del Biogas di Velletri, difesi entrambi dallo stesso personaggio, tale Gian Mario Barruchello, progettista negli anni ’90 in Somalia di Urano 1 e Urano 2, la più grande discarica di rifiuti al mondo. Lo stesso personaggio che oggi difende Manilo Cerroni, il patron di Malagrotta attualmente sotto processo.

A questo si aggancia il discorso dell’urbanizzazione selvaggia che produce rifiuti e inquinamento. Ma in Italia sembra che passi tutto come l’unica soluzione possibile, l’ambiente e la salute sono sempre in secondo piano. Masi ha portato l’esempio del Porto di Fiumicino e del progetto di ampliamento dell’aeroporto Leonardo Da Vinci fino a Maccarese. L’aeroporto che attualmente lavora su 3 piste, punta ad aprirne una quarta per accogliere 60 milioni di passeggeri all’anno. Eppure, lo scalo Londinese di Heathrow che ne accoglie 90 milioni, lavora benissimo anche su due piste.

In Italia però non è obbligatoria la VIS (Valutazione sull’Impatto Sanitario), che invece deve essere applicata nel resto dell’Europa. E i casi di tumore a causa delle emissioni sono in costante aumento.

Chi chiede giustizia vive in pericolo e nella paura, perde il posto di lavoro, l’azienda, riceve denunce e minacce. “Siamo un Paese che vive sotto scorta da decenni”, conclude Turri, “e un Paese che vive sotto scorta è un Paese che ha perso.”

Di Aleksandra Milosevic

milosevic.aleksandra.82@gmail.com

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