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Basket, Valentini: "Gli arbitri devono fare gli arbitri, non possono considerarsi degli sceriffi"

L'arbitro fa parte del gioco, anche nel basket, quindi non può essere messo in discussione se non come capacità complessiva.

L'arbitro fa parte del gioco, anche nel basket, quindi non può essere messo in discussione se non come capacità complessiva.

In questo senso ci sono organi preposti a decidere se una persona è adatta o meno a gestire un determinato livello, se non lo si ritiene capace si evita di promuoverlo alle serie superiori, anche con i giocatori si fa così. Quello che però non è assolutamente accettabile da una società sportiva è quando l'arbitro valica il confine del suo ruolo per interagire a livello personale con i giocatori, per di più da una posizione di superiorità. Quando da direttore di gara si erge a sceriffo e a giudice contemporaneamente, senza che la controparte abbia alcuna possibilità di controbattere.

La gestione della partita tra la nostra squadra e il Fonte Roma Eur disputata sabato 12 marzo (Serie C Silver), ha messo in mostra più volte, a nostro parere, atteggiamenti decisamente sopra le righe degli arbitri e, dispiace dirlo, anche di chi dovrebbe controllare il loro lavoro.

Come società sportiva la Virtus Velletri ha sempre cercato di evitare le accuse infantili, lo scagliarsi contro l'arbitro per ogni sconfitta – e ce ne sono state molteplici decise dagli episodi – ma questo non significa che rimarremo sempre in silenzio. Sabato scorso sul campo romano si è assistito ad una partita agonisticamente molto tirata, con le squadre pronte a dare il massimo. Quando l'adrenalina scorre a fiumi qualcuno può esagerare, ci scappa la protesta e la parola di troppo, ed è successo da entrambe le parti. Peccato però che, alla fine, i falli tecnici siano stati fischiati solo a nostro danno (4 a 0 il bilancio complessivo), facendo finta di non vedere le simili, e a volte più aggressive, proteste dei giocatori di casa. Poco male, potremmo ancora essere nella normalità e di certo non vogliamo farne un appiglio nei confronti del risultato o degli avversari. Ripeto che non è questo quello che ci interessa. Le cose più gravi sono state le frasi indirizzate a due dei nostri giocatori da parte del direttore di gara, assolutamente non rispettose dei ruoli e della persona.

E forse il peggio non è stato nemmeno questo, per quanto grave che un arbitro quasi ci prenda gusto a far pesare le sue decisioni, e di questo vorremmo chiedere spiegazioni alla Federazione sperando simili episodi non si ripetano. La cosa che ci ha più rattristato è infatti avvenuta per voce di chi era lì, a quanto ci risulta, per controllare l'operato degli arbitri in campo. Persona al contrario di tutte le altre non registrato sul referto, che però si era seduta nello striminzito spazio tra la nostra panchina e il tavolo degli ufficiali di gara. Tale persona infatti è intervenuta in modo diretto nei confronti di un nostro accompagnatore, regolarmente presente in panchina, con frasi molto poco edificanti, millantando un potere che forse gli è dato dal regolamento ma sicuramente per motivi ben diversi. Tra l'altro questa persona, anziché placare gli animi di un match importante per entrambe le formazioni, si è reso protagonista di battibecchi e discussioni, prendendo di mira evidentemente solo la nostra squadra non potendo ascoltare quanto si diceva sulla panchina dei padroni di casa visto che non ha mai pensato di sedersi "anche" nella loro zona.

Crediamo sia utile fare una riflessione tutti insieme sul perché si verificano episodi del genere, sperando che si possa rintracciare quello spirito sportivo che può perdersi nella testa di un giocatore alle prese con l'adrenalina del match, può forse affievolirsi in un arbitro costretto a prendere decisioni cruciali in una frazione di secondo, ma che non può mai essere messo da parte da chi ha un ruolo di vigilanza e controllo. Altrimenti avremo perso tutti.

Per questo speriamo che quanto visto sabato 12 marzo sul campo del Fonte Roma Eur non ricapiti più, soprattutto perché è sembrata evidente una precisa volontà "punitiva" nei nostri confronti fin dall'inizio, verificata poi con i fatti durante la partita. Siamo a disposizione per qualsiasi confronto con gli organi preposti per confrontarci sui singoli episodi, augurandoci ovviamente di non avere più a che fare con certe persone. Questo non per paura del risultato sportivo, la nostra posizione in classifica è piuttosto calma, ma semplicemente perché amiamo questo sport e vogliamo continuare a praticarlo con serenità.

Claudio Valentini – General manager Virtus Basket Velletri

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