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Economia, dal prossimo anno sarà meglio tenere i nostri soldi sotto il materasso !

Il Consiglio dei Ministri, nella riunione di giovedì 10 settembre 2015, ha finalmente approvato, in esame preliminare, il Decreto legislativo volto al recepimento nell’ordinamento nazionale della Direttiva 2014/59/UE (c.d. Bank Recovery and...

Il Consiglio dei Ministri, nella riunione di giovedì 10 settembre 2015, ha finalmente approvato, in esame preliminare, il Decreto legislativo volto al recepimento nell’ordinamento nazionale della Direttiva 2014/59/UE (c.d. Bank Recovery and Resolution Directive – BRRD), che istituisce un quadro armonizzato a livello dell’Unione Europea in tema di risanamento e di risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento. Il termine per il recepimento nell'ordinamento interno della predetta Direttiva era già scaduto il 31 dicembre 2014 ed il 29 gennaio 2015 la Commissione europea ha puntualmente inviato all'Italia una lettera di messa in mora per il suo mancato adempimento instaurando la procedura di infrazione n. 2015/0066. Nell'ambito di tale procedura il 28 maggio 2015 la Commissione europea ha trasmesso al nostro Paese un parere motivato e finalmente ieri il Governo ha dato il via alla proposta di recepimento iniziando così l’iter parlamentare. La finalità della Direttiva da recepire, si legge nella nota apparsa sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri “è quella di evitare liquidazioni disordinate, che amplifichino gli effetti e i costi di eventuali crisi, dotando le autorità di risoluzione di strumenti che consentano un intervento precoce ed efficace, riducendo al minimo l’impatto del dissesto sull’economia e sul sistema finanziario”. Ci conforta dunque l’idea che nell’area europea si stia finalmente mettendo “ordine” nel delicato settore economico-creditizio, al fine di scongiurare fallimenti improvvisi di Banche ed attuare efficaci interventi di prevenzione per evitarli. Tuttavia, dalla lettura del Testo della citata Direttiva europea 2014/59/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 15 maggio 2014, emanata circa un anno prima del verificarsi dei catastrofici eventi della crisi greca, emerge come le Istituzioni europee già preconizzassero forti terremoti bancari, dal momento che viene sottolineato che “la crisi finanziaria ha evidenziato una mancanza significativa di strumenti adeguati nell’Unione capaci di gestire con efficacia le Banche in crisi o in dissesto”. Tali strumenti, prosegue la Direttiva, “sono necessari per prevenire stati di insolvenza o, in caso di insolvenza, per ridurre al minimo le ripercussioni negative, costringendo gli Stati membri a procedere al salvataggio delle Banche utilizzando il denaro dei contribuenti”.

Inoltre, poichè il dettato della Direttiva comunitaria ha ravvisato l’incapacità degli Stati membri di assumere il controllo di una Banca in dissesto, sono stati introdotti vari strumenti di risoluzione, che vanno dalla vendita delle attività bancarie e delle azioni, alla costituzione di un ente-ponte, fino ad arrivare allo strumento del “bail-in” da adottare nei confronti degli azionisti e dei creditori del medesimo Istituto bancario. Con l’inizio dell’era del “bail-in” i salvataggi bancari non saranno più finanziati dagli Stati (bail-out), ma dagli istituti stessi: ossia in prima battuta dagli azionisti degli istituti di credito coinvolti, poi dagli obbligazionisti, infine, dai correntisti con depositi superiori ai 100mila euro (al di sotto di tale cifra vige infatti la garanzia sui depositi). In realtà i rischi maggiori li potrebbero correre gli obbligazionisti i quali hanno investito parte dei loro risparmi nella loro Banca ignari dei pericoli ai quali sarebbero potuti andare incontro in caso di fallimento. I possessori di obbligazioni bancarie, infatti, potrebbero veder ridotto in tutto o in parte il proprio credito nel caso in cui le risorse disponibili fossero insufficienti a coprire le perdite. La stessa Banca d’Italia nel rapporto di fine luglio ha messo in guardia del pericolo affermando che «È necessario che gli investitori facciano estrema attenzione ai rischi di alcune tipologie di investimento al momento della sottoscrizione».

Giova ricordare che il 2 luglio scorso La Camera ha definitivamente approvato la “Legge di delegazione europea 2014” con la quale è stata recepita anche la Direttiva 2014/49/UE relativa ai “Sistemi di garanzia dei depositi”. Detta Direttiva ha quindi già introdotto nel nostro ordinamento il citato principio del “Bail-in”, fissando le responsabilità degli ignari investitori e depositanti in caso di fallimenti bancari ed ha individuato nella Banca d’Italia l’autorità amministrativa e finanziaria competente. L’applicazione del bail-in, come consentito dalla Direttiva e previsto dalla delega, entrerà in vigore il 1° gennaio 2016.

Anche il il Governatore di Bankitalia Visco, in audizione al Senato, ha recentemente avvertito che le Banche "dovranno adottare un approccio nei confronti della clientela coerente con il cambiamento fondamentale apportato dalle nuove regole, che non consentono d'ora in poi il salvataggio di una banca senza un sacrificio significativo da parte dei suoi creditori". Tuttavia, dal momento che le banche italiane hanno accumulato un record di sofferenze ed incagli per circa 300 miliardi di euro; considerato che in questi mesi diversi Istituti bancari europei sono falliti (in Austria, in Germania e in Spagna, passando per la Grecia); rammentando la drammatica esperienza cipriota quando le Banche, senza alcun preavviso (e per di più in prossimità di una festività nazionale) hanno chiuso gli sportelli e bloccato i bancomat, andrebbe seguito il consiglio di Ian Spreadbury, Gestore di uno dei più grandi fondi obbligazionari della Gran Bretagna, il quale ha invitato gli investitori a tenere denaro contante sotto il materasso.

Dr. Giorgio De Rossi

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