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Roma- Frosinone, Bellucci (Uncem Lazio): “Meno servizi postali in montagna significa non aver capito niente delle politiche di rilancio territoriale”

Il sindaco di Borbona, comune di 700 abitanti in provincia di Rieti, posto nel cratere sismico dell’Appennino Centrale laziale, ha chiesto a Poste Italiane di lasciare aperto tutti i giorni l’ufficio postale nel suo piccolo comune montano.

Il sindaco di Borbona, comune di 700 abitanti in provincia di Rieti, posto nel cratere sismico dell’Appennino Centrale laziale, ha chiesto a Poste Italiane di lasciare aperto tutti i giorni l’ufficio postale nel suo piccolo comune montano. E’ questa la stessa battaglia che l’Uncem Lazio sta combattendo: l’organismo di tutela dei comuni montani ha scritto ai sindaci affinché si uniscano in massa critica per far cambiare idea a Poste Italiane sul taglio degli orari e degli uffici in centri dove quel servizio è vitale. Nel caso di Borbona la contingenza è quella di un centro colpito pesantemente dal sisma, ma il sindaco Maria Antonietta Di Gaspare ha anche altre motivazioni per

far sentire la sua voce, valide per il suo come per tutti i comuni montani: “E' un momento in cui l'entroterra, i piccoli territori italiani, necessita di tutti i servizi possibili e l’ufficio postale è uno di questi. Nei nostri paesi, anzi, la rete infrastrutturale deve essere potenziata; i piccoli centri devono essere coperti dalla rete telematica, da quella telefonica cellulare poiché in molti luoghi montani manca persino questo servizio e quando non esiste la rete telefonica non possono funzionare tante altre cose, come per esempio i pos (il pagamento con carte). Nei nostri paesi va organizzata e potenziata la rete di trasporto pubblico poiché neanche questo servizio in tanti luoghi esiste. Dove c’è deve essere certamente migliorato; faccio solo un esempio che può far capire la serietà della situazione: nel nostro paese gli studenti delle scuole superiori per andare a scuola devono partire alle 6,40 per arrivare alle 8,05, percorrendo solo 37 chilometri, a Rieti. Lo stesso capita a chi deve andare a lavorare e a tutti coloro che per vari motivi devono recarsi nel capoluogo. Questo fatto è una delle più frequenti cause di spopolamento dei paesi montani, perché i genitori dei ragazzi, quando questi si appressano a dover andare a scuola fuori con grande sacrificio, cominciano a pensare che valga la pena lasciare il paese. Ecco allora che non solo le poste, ma il trasporto, la telefonia, i presidi sanitari, quelli del sociale, tutto questo deve essere non

solo garantito ma potenziato se si vogliono salvare i centri montani e tutto il loro bagaglio di economia, tradizione, storia e socialità. L’Unione dei Comuni Montani – conclude il sindaco – che spero coincida con le Comunità Montane, può essere utile per ottenere servizi ottimizzando i costi”.

“La testimonianza diretta del Sindaco di Borbona – sostiene il Presidente di Uncem Lazio, Achille Bellucci – una voce che potrebbe essere quella di qualsiasi comune montano, spiega più di mille

relazioni quanto sia necessario intervenire con la massima sollecitudine con politiche di sostegno ai governi dei centri montani. L’Uncem è in campo e opera costantemente per ottenere al più presto le

leggi in itinere che afferiscono ai piccoli centri e nello specifico a quelli di montagna. Continuiamo a raccogliere le istanze dei sindaci, dei presidenti delle Comunità Montane e delle Unioni di Comuni Montani e a portare la loro voce nelle stanze decisionali regionali e nazionali, tenendo fede al nostro compito di rappresentanza attiva e di promotori di politiche di sviluppo divenute ormai

improcrastinabili. Ridurre i servizi in montagna, anche quelli fondamentali come quello postale, significa non aver capito niente di quel che serve per rilanciare i territori e di non voler sentire che solo con tale rilancio si avranno dei veri vantaggi economici”.
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