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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Cervaro,  ricorda i 70 anni dell’olocausto di Vittorio Marandola con l'attore Alessandro Sperduti

L’attore Alessandro Sperduti: Il suo  gesto  ha reso possibile il Paese che siamo. Alla cerimonia ha presenziato il Colonnello Tuccio in rappresentanza del Generale Gallitelli.

L’attore Alessandro Sperduti: Il suo gesto ha reso possibile il Paese che siamo. Alla cerimonia ha presenziato il Colonnello Tuccio in rappresentanza del Generale Gallitelli.

E’ un piacere essere qui tra voi. La sua voce si incrina per l’emozione quando è chiamato a salutare la città di Cervaro che domenica l’ha voluto ospite d’onore, in occasione del 70esimo anniversario dell’olocausto del carabiniere Vittorio Marandola. Lui è Alessandro Sperduti, il giovane attore che ha interpretato il carabiniere nel film Tv di Rai Uno “A Testa Alta”, che ha rievocato l’eroica scelta dei tre giovani carabinieri di Fiesole. Prima ringrazia le autorità, la famiglia Marandola, il sindaco Angelo D’Aliesio che lo omaggia con una targa ricordo, l’Arma dei Carabinieri, poi inizia a parlare, ma l’emozione è davvero forte. “Il gesto di Vittorio Marandola e dei suoi compagni – dice - ha reso possibile il Paese che siamo. Il ricordo ci aiuta a non dimenticare. Vittorio – continua Alessandro Sperduti – era un giovane che a 22 anni, sottolineo a 22 anni, ha scelto di sacrificare la propria vita per salvare altre persone e il suo Paese. E’ fondamentale quindi coltivare il ricordo di quello che è avvenuto in passato. Interpretando Vittorio nella fiction, oltre a sentirmi gratificato per il personaggio significativo che raccontavo, avevo la consapevolezza di dar vita ad una storia di eroismo: un giovane che insieme ad altri due giovani si immolano per una giusta e nobile causa”. Alessandro accenna anche alle difficoltà incontrate nel raccontare Vittorio Marandola nel film. Il momento più difficile? “Sicuramente – risponde – il momento della fucilazione. Un momento molto forte e toccante a livello emotivo. Trovarsi dinanzi a dieci persone col fucile puntato non è stato facile. Sì, era una scena, era finzione, ma è stato impressionante. In quel momento sapevo di raccontare un fatto vero accaduto 70 anni fa. C’era la coscienza della drammaticità di una grande ingiustizia che portava con sé una tensione e un’emozione molto forte”. Alessandro si è congedato con la declamazione di una toccante poesia dal titolo “Fiesole” scritta da Rodolfo Damiani. La cerimonia in piazza è stato il secondo momento di una lunga mattinata iniziata dinanzi la casa natìa del martire di Fiesole. Qui, prima della celebrazione di una santa messa da parte di Padre Vasile, è stata depositata una corona alla Stele dedicata al carabiniere ucciso a Fiesole il 12 agosto del ’44. Il secondo atto è stato vissuto in piazza Casaburi, dove dopo la deposizione di una seconda corona al Monumento, hanno preso la parola le massime autorità. Nel ricordare quei tragici fatti il Comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Frosinone, Colonello Giuseppe Tuccio, intervenuto in rappresentanza del Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale Leonardo Gallitelli, ha sottolineato: “Vittorio Marandola con Alberto La Rocca e Fulvio Sbarretti possano essere, oggi, per ciascuno di noi e dei nostri giovani un modello di fedeltà alla promessa di ogni carabiniere fatta di rispetto e di amore per la popolazione, di attenzione e di vicinanza ai più deboli. Solo così la nostra commemorazione di oggi – ha detto ancora il Colonello Tuccio – non resterà un ricordo semplice ma diventerà un modo per rivivere di persona questo grande evento che ha segnato la gloriosa storia dell’Arma e che segna e può segnare la vita di ciascuno di noi”. Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, i nipoti di due dei martiri di Fiesole Vittorio Marandola e Alberto La Rocca, detentori delle medaglie d’oro, i sindaci di Sora, S. Pietro Infine, Villa Santa Lucia, il Capitano della Compagnia dei Carabinieri di Cassino Silvio De Luca e il luogotenente della stazione di Cervaro Giuseppe De Biase. “Il ricordo dei tragici eventi di Fiesole – ha sottolineato il sindaco Angelo D’Aliesio – devono insegnare a noi e a quelli che verranno dopo di noi, che le guerre sono da evitare assolutamente e non importa di chi è la colpa, le colpe sono di tutti e tutti dovremmo dare non il possibile, ma l’impossibile perché non si verifichino”. A prendere la parola sono stati anche il presidente dell’Associazione nazionale Carabinieri – Sezione di Cervaro Daniele Pacitti e il Coordinatore provinciale della stessa associazione, Brigadiere Antonio Papa. Terzo e ultimo atto della cerimonia: l’intitolazione della Sala Consiliare a Vittorio Marandola. La giornata è stata scandita dalle note della Fanfara della Scuola Allievi Ufficiali di Napoli. Photo Ierardi Ivo Cervaro

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