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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Colleferro, i circa 200 asini e cavalli sequestrati allo “Strigliozzo” sono stati confiscati e lasciati in possesso di chi li sta curando

I circa 200 cavalli  e asini sequestrati,  con tanto clamore qualche anno fa al soggetto meglio noto come lo “strigliozzo”,  al secolo Gino Iannucci nei suoi  terreni di Colleferro, Segni e Paliano, sono stati confiscati ed assegnati agli stessi...

I circa 200 cavalli e asini sequestrati, con tanto clamore qualche anno fa al soggetto meglio noto come lo “strigliozzo”, al secolo Gino Iannucci nei suoi terreni di Colleferro, Segni e Paliano, sono stati confiscati ed assegnati agli stessi tenutari che li hanno dissetati e sfamati in questi ultimi anni.

Il sequestro degli animali avvenne in modo spettacolare ed a più riprese all'epoca e vista la quantità degli animali, fu l'operazione più grande messa in atto in Italia per ordine della Procura della Repubblica di Velletri.

Gli animali erano lasciati allo strato brado nei diversi appezzamenti di Iannucci, vista anche la sua avanzata età, ed erano tenuti in condizioni pietose e dopo diverse denunce da parte Empa, Ihp, Irda e Legambiente, e soprattutto di Striscia la Notizia intervenne la Procura della Repubblica che emise un provvedimento di sequestro e gli animali furono catturati con” l’Operazione Colleferro” e portati in diversi centri attrezzati o assegnati a privati. Uno di questi soggetti racconta “Anch’io avevo preso un poni, una volta portato a casa sul mio piccolo appezzamento di terreno, quel povero animale ha partorito pur non stando in piedi perché si vedevano le ossa ed era malnutrito- Dopo il consiglio del veterinario e dopo le prime cure è stato meglio ed il mangiare biada vera e qualche piccola iniezione ricostituente ha cambiato la sua vita ed oggi è tornato a vivere e a far divertire i bambini”.

La grande operazione di sequestro degli animali arrivò addirittura a farli trasportare a Castel di Sangro dalla task force della Forestale composta da unità specializzate provenienti dai Centri di selezione equestre degli Uffici Territoriali per la Biodiversità di Follonica, Siena, Pieve Santo Stefano e dal personale del Comando Provinciale di Roma e Frosinone. Così, la Polizia di Stato del reparto a cavallo del Centro Coordinamento di Ladispoli e una nutrita squadra del Corpo Forestale dello Stato composta da agenti proveniente da tutt’Italia, con in testa ovviamente il Comandante della Forestale di Anagni Castellucci , hanno provveduto a trasferire i primi 21 esemplari presso l’Azienda demaniale “La Torre di Feudozzo” dell’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Castel di Sangro del Corpo forestale dello Stato. Si trattava ovviamente di cavalli di cui non si è mai conosciuta la proprietà, o perchè gli era stato tolto il cip per l’identificazione, oppure perchè non gli era stato mai messo. Gli esemplari, compresi puledri e alcune fattrici gravide, sono stati caricati all’interno di appositi mezzi Van del Corpo forestale dello Stato e della Polizia di Stato che, per l’occasione, sono stati adattati alle condizioni di allevamento brado , prevedendo la rimozione delle strutture di separazione tra i comparti in modo da garantire un trasporto più confortevole e meno traumatico per gli animali.

Ora vigilano sui cavalli i volontari della Onlus Rifugio Asinelli di Biella (Piemonte), dell’Italian Horse Protection di Firenze coloro che hanno fatto partire la prima denuncia e che ha fatto muovere anche Striscia la Notizia. Poi ancora i ragazzi universitari delle facoltà di veterinaria di Napoli, Milano e Perugia che stanno offrendo la loro consulenza. “E’ questo il più grosso sequestro di animali mai fatto in Italia – ci dice uno di loro – e quindi l’operazione è vasta e complessa”. Ecco il perché di questa grande mobilitazione ordinata dal Giudice di Velletri che si sta interessando alla faccenda. In futuro presumibilmente i cavalli saranno impiegati in progetti educativi o a carattere sociale come l’ippoterapia. Oggi questi cavalli ed asini sequestrati oltre tre anni fa restano di proprietà di chi li ha accuditi finora. Così stabilisce il provvedimento del giudice, forse anche per evitare altre ulteriori spese dello stato.

Giancarlo Flavi

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