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Regione; Ravera, Fa macchina indietro: ‘mi scuso, in mie parole nessun disprezzo ne’ sottovalutazione’

“La settimana scorsa, reagendo alla notizia dell'ennesimo cimitero per seppellire i feti, questa volta a Firenze, ho espresso, la mia opinione: non mi pare si tratti di operazione pietosa, ho detto, mi pare si tratti di una faccenda politica.

“La settimana scorsa, reagendo alla notizia dell'ennesimo cimitero per seppellire i feti, questa volta a Firenze, ho espresso, la mia opinione: non mi pare si tratti di operazione pietosa, ho detto, mi pare si tratti di una faccenda politica.

Del resto, non è la prima volta che si gioca una partita di quel genere, sul corpo e sulla psiche delle donne”. Così l’assessore Lidia Ravera in un articolo pubblicato oggi su Huffington Post.

“Ho espresso la mia paura – continua Ravera nell’articolo - che quella cerimonia potesse generare ulteriori sensi di colpa, nel momento di una scelta, già di per sé, molto difficile, di una contingenza, già di per sé, molto dolorosa. L'ho detto, l'ho scritto. Ci credo. Mi fanno paura le crociate per i "bambini non nati". Forse perché l'ho vissuto, io, quel momento. Nel 1977. Un'interruzione spontanea di gravidanza all'inizio del quarto mese. Uno dei grandi dolori della mia vita. Ricordo il senso di lutto, me lo ricordo benissimo, un sentimento molto molto privato, che non riuscivo a comunicare. Ricordo il senso di colpa, come se avessi sbagliato qualcosa. Di inadeguatezza, come se non fossi stata degna del ruolo. Ricordo il risveglio dall'anestesia, quando chiesi all'infermiera, subito, appena ripresi i sensi: era un maschio o una femmina? Ricordo la risposta: non era ancora niente. E la ringrazio, dentro di me, perfino adesso, perché quella retrocessione nell'indistinto mi ha aiutata. Un pochino, non molto, ma un po' mi ha aiutata. Perché sto scrivendo questo non lo so. Non per appoggiarmi al relativo privilegio dell'aver "esperito", ma perché l'opinione, fredda e razionale, espressa la settimana scorsa, ha suscitato un effetto che non avevo previsto, che non avrei voluto. Se sto raccontando di quel mio lontano dolore è perché ho urtato, evidentemente, la sensibilità di alcune donne”. “A loro, e soltanto a loro – conclude Ravera - vorrei dire che non c'era, nelle mie parole, alcun disprezzo, né alcuna forma di sottovalutazione di un sentimento complesso e sempre legittimo. Il mio era un discorso politico. Sono stata violenta? Me ne scuso. Mi scuso di essere stata troppo irruente. Non è la prima volta che esprimo questi timori e queste perplessità. Oralmente. Sui giornali. L'ho sempre fatto: da scrittrice, da cittadina. Ho sempre espresso liberamente le mie opinioni. Le ho argomentate. Sono sempre disponibile a discuterle”.

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