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Roma, a quattro mesi dal fine pena, ad un detenuto 50enne di Regina Coeli negato il differimento

A poche settimane  dal fine pena (marzo 2014), si è visto respingere per tre volte nel giro di otto mesi dalla Magistratura di Sorveglianza la richiesta di differire la carcerazione per motivi di salute. L’incredibile vicenda è stata denunciata...

A poche settimane dal fine pena (marzo 2014), si è visto respingere per tre volte nel giro di otto mesi dalla Magistratura di Sorveglianza la richiesta di differire la carcerazione per motivi di salute. L’incredibile vicenda è stata denunciata dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni.

L’uomo si chiama Vincenzo Lepore, 50 anni di Pagani, che in carcere ha già scontato 11 anni per un cumulo di pene (soprattutto furti) e la settimana scorsa ha denunciato la sua condizione con una lettera pubblicata sulla prima pagina di un quotidiano nazionale.

Detenuto nel Centro Clinico di Regina Coeli, invalido al 100%, piu’ volte ricoverato ha subito due interventi di angioplastica ed ha un pacemaker ed un defibrillatore nel torace. Non può essere operato perché i rischi sono altissimi. Nonostante questo, il 31 ottobre il Tribunale di Sorveglianza gli ha negato la possibilità di passare gli ultimi mesi di reclusione in una Residenza Sanitaria Assistita anziché in carcere.

Sulla vicenda sembra che anche il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria sarebbe intervenuto, scrivendo alla Procura della Repubblica di Roma, al Tribunale di Sorveglianza e alla Direzione Generale dei detenuti e del trattamento del Dap evidenziando le particolari condizioni di gravità in cui versa il detenuto.

«A poche settimane dal fine pena - ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni -la Magistraturadi sorveglianza si è assunta una grave responsabilità scegliendo di negare a quest’uomo l’uscita dal carcere. Ed a giustificare il rifiuto non può essere invocata neanche la pericolosità sociale, visto che una persona con tali problematiche fisiche difficilmente è in grado di nuocere a qualcuno. La verità è che la tutela della salute in carcere è un tema complesso, che coinvolge una pluralità di attori: direzione del carcere, asl, medici, agenti di polizia penitenziaria, ospedali, magistrati di sorveglianza. Un meccanismo complesso che troppo spesso di inceppa. Il problema è che ritardi, rinvii e pastoie burocratiche possono anche costare la vita di un uomo. Come purtroppo accaduto due mesi fa ad un detenuto 82enne di Regina Coeli morto in carcere pochi giorno dopo la decisione del Tribunale di rigettare la richiesta di scontare la pena residua in una struttura diversa dal carcere».

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