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San Giovanni Incarico, Scalia interroga Alfano “chiarire ogni dubbio su corretto utilizzo dei fondi emergenza nordafrica”

Nell’aprile del 2011, a seguito del conflitto libico, sbarcarono sulle coste italiane circa sessantamila profughi e il governo per far fronte agli interventi umanitari dichiarò lo stato di emergenza,

Nell’aprile del 2011, a seguito del conflitto libico, sbarcarono sulle coste italiane circa sessantamila profughi e il governo per far fronte agli interventi umanitari dichiarò lo stato di emergenza, affidando la gestione del programma di accoglienza ed assistenza alla protezione civile, supportato dal ministero dell’interno. Per i profughi rimasti nel nostro Paese, in due anni – lo stato di emergenza fu dichiarato chiuso alla fine del 2012 – il fondo per l’emergenza nordafrica ha finanziato associazioni e strutture responsabili del servizio di accoglienza, milioni di euro gestiti nel caos che hanno dato vita a dubbi ed esposti su cui ora le procure stanno indagando.

l’utilizzo di questi fondi e le gestione dei programmi di accoglienza il senatore PD Francesco Scalia ha presentato un’interrogazione al Ministro dell’Interno. “Ho chiesto al Ministro Alfano – dichiara – di chiarire ogni dubbio circa il corretto utilizzo dei fondi in favore dei rifugiati”.

Ottenere quei soldi era facile: bastava presentare un rendiconto mensile delle spese sostenute. Ancor più semplici le procedure per accreditarsi. “Le misure di accoglienza predisposte dalla protezione civile – spiega Scalia - sono state coordinate a livello regionale dai soggetti attuatori, indicati dalle Regioni. Questi avevano il compito di individuare le strutture di accoglienza e stipulare con gli enti gestori le convenzioni, per garantire tutti i servizi previsti dal piano accoglienza. Le convenzioni potevano essere stipulate, oltre che con associazioni con tradizionale esperienza di accoglienza, con strutture alberghiere, cooperative agriturismi e bed and breakfast. Gli enti gestori per ottenere il rimborso delle spese sostenute dovevano trasmettere mensilmente un rendiconto. Il costo dei servizi, fissato dalla protezione civile, era di circa 42,50 euro al giorno per ogni rifugiato. Nessuna verifica, nessun controllo sulle attività svolte dai centri di accoglienza e dagli enti gestori”.

Tra gli enti gestori selezionati anche l’Unione dei Comuni Antica Terra di Lavoro, a cui vennero affidati 200 profughi. “A giugno dello scorso anno – continua Scalia – un consigliere comunale di San Giovanni Incarico ha presentato un esposto alle procure di Cassino e Frosinone, denunciando comportamenti penalmente rilevanti da parte dell’ente gestore, che appaltò i servizi, come dichiara lo stesso Presidente dell’ATL, Antonio Salvati, alla cooperativa Noi.

Dall’esposto si apprende che l’Unione dei Comuni ATL non avrebbe assicurato tutti i servizi previsti dalla Convenzione e che certificava nei primi sei mesi del 2011 un avanzo di amministrazione pari a 508.000 euro, cifra che non sarebbe dovuta esserci se le spese, per le quali è stata presentata la mensile rendicontazione ed ottenuto il relativo rimborso, fossero state quelle realmente sostenute”.

“Credo sia estremamente importante – conclude Scalia - andare fino in fondo e chiarire ogni possibile dubbio sull’uso di questi fondi pubblici accertando le responsabilità. Troppo spesso l’accoglienza diventa per alcuni un vero e proprio business: le cooperative vincono al ribasso le aste e permettono che i rifugiati vivano in condizioni di estrema precarietà, raddoppiando e talvolta triplicando il numero delle persone ospitate per incassare i fondi. L’esperienza della gestione dell’emergenza Nordafrica deve imporci un serio ripensamento sul sistema di accoglienza per i richiedenti asilo nel rispetto dei diritti e della dignità umana”.

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