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Sabato, 20 Aprile 2024
Roma

Società, la Terapia del Sorriso; un'esperienza di lavoro veramente importante

La pedagogia viene molto comunemente associata all’educazione dell’infante o dei bambini in genere, come se ci si occupasse solo di loro. In realtà abbraccia un tempo di vita molto vasto, che parte appunto dall’infanzia fino ad arrivare alla terza...

La pedagogia viene molto comunemente associata all’educazione dell’infante o dei bambini in genere, come se ci si occupasse solo di loro. In realtà abbraccia un tempo di vita molto vasto, che parte appunto dall’infanzia fino ad arrivare alla terza età. Nel mio lavoro mi sono da sempre occupata dei minori, in particolare di quelli così denominati a “rischio” ,affetti da disagio psichico o da deficit di attenzione/iperattività e delle loro famiglie, fornendo agli stessi un supporto alla genitorialità ed un sostegno pratico nelle attività “educative” da svolgere in casa insieme ai propri figli. Da questa esperienza ho imparato che Essere genitori non vuol solo dire diventare padre o madre, ma apprendere nuovi ruoli che richiedono impegno, sacrificio e “coordinamento” tra le due figure genitoriali. Per essere dei professionisti, bisogna allora sapere di non sapere, ed essere disposti sin da subito, nell’aprirci a situazioni che ci mettono in discussione sia dal punto di vista professionale che personale.

Così oggi mi ritrovo ad occuparmi anche degli anziani ed in particolare di quelli affetti da demenze lievi/moderate ed ho scoperto un’altra realtà, quella del pedagogista/educatore che viene totalmente coinvolto nelle vite di questi individui. Si tratta di un modo di lavorare che ingloba stili di vita, credenze culturali e sociali dei tempi passati, vissuti emotivi forti che condizionano la quotidianità e che ti fanno scoprire e riflettere sui nuovi approcci legati agli stili pedagogici, in cui l’ascolto, la comprensione e la condivisione delle esperienze, soprattutto all’interno di gruppi come quelli che si possono instaurare nei centri diurni per demenze, diventano un nuovo modo per fare pedagogia. Non si tratta solo di realizzare laboratori per il recupero delle attività cognitive, o attività di risocializzazione o finalizzate alla riattivazione motoria e della a cura del sè, ma ci si concentra su quella che io comunemente chiamo la “Terapia del Sorriso”. Molto spesso ci affidiamo alla scienza, ai sui test geriatrici, alle sue tecniche “mediche” legate a terapie riconosciute quali la ROT, ma reputo che non vi possa essere cosa più utile, per un anziano, che sentirsi vivo, parte integrante di una società (anche minima come quella di una comunità) ed essere accettati da essa per quello che si ha e per quello che si è perso (la memoria nel caso specifico delle demenze) Nella terapia del sorriso adotto un motto: “scordati di dimenticare ma non scordarti di sorridere” è infatti da sempre risaputo che un sorriso stimola la produzione delle endorfine che hanno non solo un effetto benefico sul sistema immunitario, ma anche un controllo sulle attività nervose, quindi ad un pò di scienza ci affidiamo anche noi!!!

La Pedagogia del sorriso diventa pertanto applicazione concreta nella terapia con l’anziano, cercando di ricreare il più possibile climi sereni e divertenti. L’arte del saper sorridere non si impara facilmente ma una volta acquisita non se ne può più fare a meno.

A cura della Dr.ssa Isabella Filipponi

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