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Cronaca

San Cesareo, la strana storia del Bitumificio. 5 mesi in giro per il Comune per avere qualche informazione

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:  A San Cesareo esiste un bitumificio, ma non lo chiamano così, lo chiamano “Impianto per il recupero di rifiuti inerti non pericolosi e produzione di conglomerato bituminoso con recupero di rifiuti non pericolosi”.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: A San Cesareo esiste un bitumificio, ma non lo chiamano così, lo chiamano “Impianto per il recupero di rifiuti inerti non pericolosi e produzione di conglomerato bituminoso con recupero di rifiuti non pericolosi”.

Di questo impianto, situato a poche decine di metri dalle prime abitazioni, nessuno, nessun cittadino, nessun abitante della zona, ha mai saputo alcunché fino all’arrivo dei fumi. Nessuno, d’altra parte, si è mai preoccupato di spiegare, di avvertire, di tranquillizzare i residenti che, come troppo spesso accade, si sono resi conto della nuova costruzione ad opera già compiuta.

Per ora, noi non vogliamo entrare nel merito della nocività reale o presunta riferita alle emissioni, non vogliamo addentrarci in particolari tecnici, non vogliamo additare colpevoli. Vogliamo solo capire.

Per capire però, abbiamo bisogno di carte, di atti, abbiamo bisogno di sbrogliare il bandolo della matassa, di sapere quale iter è stato seguito, quali autorizzazioni, con quali prescrizioni, quali i pareri, quali le criticità e se ce ne sono, se ci sono state conferenze di servizi e chi è stato coinvolto, quali e quanti obblighi si devono ottemperare, quali i controlli da effettuare e da parte di chi e come il cittadino può esserne portato a conoscenza …

Ecco, ciò su cui vogliamo concentrarci in questo momento è proprio questo: il diritto del cittadino a sapere, ad essere informato.

Sembra però, che non sia un diritto ma una prova di bravura da dover superare: la prima richiesta degli atti infatti è stata inoltrata dal Comitato di Difesa del Territorio al comune di San Cesareo in data 21 ottobre 2013. Contestualmente l’Amministrazione Comunale è stata invitata ad adoperarsi affinché fosse salvaguardata la salute pubblica e fossero attivati tutti i controlli necessari a verificare, oggi ed in futuro, il rispetto delle normative sulle emissioni inquinanti.

E’ seguito, in data 13 novembre 2013, il primo diniego del comune, giustificato dal fatto che ”l'istanza di accesso agli atti prodotta è stata formulata in maniera generica, in quanto si riferisce a " tutti gli atti relativi al suddetto impianto" e che nella stessa sarebbe stata “omessa la dimostrazione di legittimazione del richiedente”; come se, non avendo gli atti, potessimo noi sapere preventivamente da quali parti nello specifico sono composti. Inoltre, in merito ai controlli richiesti ci veniva risposto che “ il diritto di accesso stesso non puo' essere utilizzato come strumento per un mero generico e generalizzato controllo esplorativo sull'azione amministrativa nè puo' essere configurato come un particolare tipo di azione popolare”.

In data 13 dicembre il Comitato ha quindi provveduto a rinnovare la richiesta appellandosi al decreto legislativo 14 marzo 2013, n°33 “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”. Evidentemente però anche la nuova formulazione non è piaciuta al comune se, in data 13 gennaio 2014 ha provveduto a rispondere con un ulteriore rifiuto, motivato questa volta dalla “non applicabilità del D.Lgs n. 33/2013 per la sussistenza di piani separati di operatività e di rito degli istituti in questione”. Nella stessa occasione venivamo invitati a presentarci presso l’ufficio comunale competente “per le utili e dettagliate informazioni necessarie poi ad estrarre eventuali copie degli atti di interesse”.

Ci siamo quindi recati nell’ufficio indicato dove, dopo aver giocato al rimbalzo tra tecnici e impiegati, siamo stati dotati di conto corrente da euro 20,00 necessario ad ottenere l’accesso agli atti e da pagare contestualmente alla richiesta (qualora venga giudicata dall’amministrazione idonea, in quanto ci dicono che “ il requisito per l'accesso agli atti risiede in un interesse diretto, concreto e attuale”) e di modulo prestampato appositamente predisposto.

Che dire…

Questa è parte della nostra risposta protocollata in data 13 marzo 2014 in cui osserviamo che,

a norma dell’art. 3 del Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 195 "Attuazione della direttiva 2003/4/CE sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale", l'autorità pubblica rende disponibile “l'informazione ambientale detenuta a chiunque ne faccia richiesta, senza che questi debba dichiarare il proprio interesse.”

Inoltre è d’uopo ricordare che l’art. 2, comma 1 del citato Decreto definisce “informazione ambientale”:

1) lo stato degli elementi dell'ambiente, quali l'aria, l'atmosfera, l'acqua, il suolo, il territorio, i siti naturali....e le interazioni tra questi elementi;

2) le sostanze, l'energia, il rumore, le radiazioni od i rifiuti, anche quelli radioattivi, le emissioni, gli scarichi ed altri rilasci nell'ambiente, che incidono o possono incidere sugli elementi dell'ambiente, individuati al numero 1);

3) le misure, anche amministrative, quali le politiche, le disposizioni legislative, i piani, i programmi, gli accordi ambientali e ogni altro atto, anche di natura amministrativa, nonche' le attività che incidono o possono incidere sugli elementi e sui fattori dell'ambiente di cui ai numeri 1) e 2), e le misure o le attività finalizzate a proteggere i suddetti elementi.”

Speriamo che dopo “solo” cinque mesi di rimbalzi contro un muro di gomma, la nostra richiesta possa ricevere la soddisfazione dovuta.

Comitato di difesa del territorio

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