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Cronaca Ferentino

Scommesse clandestine, arrivano le condanne: quattro anni a Danilo Di Maria e tre alla moglie

I due residenti a Ferentino insieme ad altri complici avevano messo su un grande giro di affari con dei punti in Ciociaria dove si poteva scommettere su tutto su dei portali web stranieri, senza pagare le tasse in Italia

Scommesse clandestine, raffica di condanne. Ieri mattina presso il tribunale di Frosinone si è celebrato il processo a carico di Danilo Di Maria, catanese trapiantato a Ferentino (condannato a quattro anni), la moglie Giovanna Santa Ficheira (tre anni), Gastone Pio Breddo, Antonio Damanti e Gianni Fiorini. A questi ultimi tre sono stati inflitti un anno e sei mesi di reclusione (pena sospesa). Danilo Di Maria accusato di essere il capo dell'organizzazione che ruotava intorno alle scommesse clandestine, dopo otto mesi di reclusione ha potuto beneficiare dei domiciliari. Per tutti fortunatamente è caduta l'aggravante  dell'affiliazione mafiosa.

Le indagini

Tutto era iniziato con le indagini che la Guardia di Finanza aveva portato avanti con i carabinieri del comando provinciale su un giro di scommesse online. E proprio Di Maria venne indicato come colui che aveva messo in piedi un vero e proprio businnes  nel settore delle scommesse online attraverso quelle che vengono definite "teste di legno". Nel novembre scorso furono arrestati.

Le false copisterie con le vere scommesse illegali

Ufficialmente si  trattava di negozi di fotocopiatura. Invece quei negozi servivano da copertura dove venivano effettuate le scommesse illegali. Le giocate venivano effettuate attraverso dei siti di scommesse stranieri che non erano autorizzati ad operare in Italia. Il vantaggio di giocare in questi locali  consisteva nel fatto che le vincite erano molto più consistenti proprio perchè i bookmarkers non essendo autorizzati in Italia non erano soggetti a tassazione. L'indagine aveva fatto scattare l'arresto per Di Maria e la moglie (la donna al contrario del marito che è rimasto in carcere per otto mesi, aveva successivamente beneficiato dei domiciliari), obbligo di firma per tutti gli altri. Nel collegio difensivo gli  avvocati Giuseppe Lo Vecchio, Marco Ripamonti e Gianpiero Vellucci che difendeva Di Maria.

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