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Cronaca

Segni , ancora denunce di illegalità sulla cava

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:Abbiamo la forza per continuare a denunciare l’illegalità con la quale viene gestita la cava di Segni, di proprietà del medesimo Comune, ma che interessa direttamente Colleferro per il forte impatto ambientale sulla città...

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:Abbiamo la forza per continuare a denunciare l’illegalità con la quale viene gestita la cava di Segni, di proprietà del medesimo Comune, ma che interessa direttamente Colleferro per il forte impatto ambientale sulla città, dopo che a nulla sono valsi tutti gli altri tentativi di avere risposte in termini di legalità e trasparenza, di dignità e di rispetto dell’interesse collettivo.

La contestazione riguarda l’inefficienza e l’inefficacia dell’azione amministrativa, il danno erariale a carico di noi contribuenti e la difesa di scopi diversi da quelli del bene pubblico, che si traducono in scelte politiche a favore di pochi.

Questa nuova denuncia, corredata da numerose prove documentali, è arrivata direttamente in Tribunale, sulla scrivania del Procuratore della Repubblica di Velletri, e negli uffici della Corte dei conti, sezione giurisdizionale del Lazio, dei Carabinieri Tutela per l’ambiente e del Prefetto di Roma.

Che cosa provano questi documenti?

Innanzitutto che l’Amministrazione comunale segnina ha aggirato i vincoli paesaggistico e boschivo per gli usi civici previsti nel Piano territoriale paesistico regionale e quelli archeologici legati alla presenza di mura e resti del Castello di Costi Vicoi (da tutti conosciuto come la cisterna o pozzo di san Bruno), per locare l’area e autorizzare l’escavazione da parte delle società ESGRA srl e SIC srl.

Nel 2014 le rovine del Castello medievale, situate all’interno della zona di estrazione, sono state abbattute per ampliare la cava, dando ragione alla profezia del prof. Luttazzi, responsabile del gruppo archeologico “Toleriense” e del Museo archeologico di Colleferro che, nel 2003, aveva preannunciato questa costosa

quanto inutile operazione. Di fatto essa si rivela anche un grave danno economico perché la Esgra avrebbe dovuto versare al Comune per l’utilizzo del terreno locato 600 mila euro, di cui ne avrebbe riscossi - sembra - solo 120 mila euro. Inoltre la Esgra incasserebbe dall’Amministrazione comunale ben 200 mila euro per custodire i reperti per la ricostruzione del Castello, da effettuarsi nel 2031, cioè tra 15 anni.

Ma tra il 2008 e il 2009 in occasione del sopralluogo - peraltro effettuato non dalla Soprintendenza per i beni archeologici ma da una consulente del Comune di Segni - al posto dei ruderi del vecchio Castello veniva rinvenuta una pista di carreggio e i resti, ormai decontestualizzati, venivano dichiarati privi di ogni rilevanza archeologica, divenendo inutilizzabili! Per conservare questi “blocchi”, ormai semplici macerie, il Comune di Segni paga all’Esgra 40 mila euroi, ovvero in 5 anni 200 mila euro!

A proposito poi delle due polizze fidejussorie prestate a garanzie delle opere – mai avviate - di recupero ambientale – oggetto di una nostra precedente denuncia – vogliamo, anche qui, dare gli importi: 196. 944,00 euro e 200.640,00 euro, per un totale di 397.584,00 euro, che la Regione Lazio ha poi aumentato a 648.925,00 euro.

Qualunque sia il loro importo si tratta di polizze illegali - dichiara Costantino Di Pietrantonio, abitante a Segni - perché rilasciate da un intermediario finanziario insolvente quando il Comune avrebbe dovuto pretendere la certificazione bancaria! La Esgra non sembra nemmeno in regola con il pagamento del canone, ma l’Amministrazione tace e non ricorre alle vie legali!

La cava si trova nel territorio di Segni, ma voglio ribadire come in questi anni - commenta Ina Camilli, rappresentante del Comitato residenti Colleferro - mentre l’estrazione faceva sparire una grande parte della montagna, le Amministrazioni comunali di Segni (beneficiaria) e Colleferro non abbiano fatto assolutamente nulla per soddisfare le richieste dei cittadini!

Le attività economiche e il lavoro sono importantissimi ma devono essere disciplinati da regole ferree altrimenti subiamo violazioni che restano impunite, come la mancata riqualificazione dell’area di estrazione e la messa in sicurezza della zona adiacente il sito. A Colleferro i camion in transito hanno distrutto il patrimonio immobiliare dei nostri concittadini che abitano tra via Traiana e via Carpinetana; hanno condizionato negativamente la loro qualità di vita e soprattutto la loro incolumità, visto che la cava dista da Segni 5 km ma tutto l’indotto gravita sul quartiere Murillo, dove non è stato realizzato nemmeno un metro di marciapiede, nonostante lo stanziamento dei fondi.

Riteniamo dunque che nell’attività dei nostri Rappresentanti sia riscontrabile l'abuso di potere rispetto alle funzioni attribuite, ma anche situazioni in cui - a prescindere dalla rilevanza penale dei fatti - venga in evidenza un malfunzionamento e l’inefficienza dell'Amministrazione comunale.

Costantino Di Pietrantonio Ina Camilli

Cittadino di Segni Comitato residenti Colleferro

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