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Tonino Cianfarani non è l'assassino di Serena Mollicone, c'è la conferma del Ris

La comparazione ufficiale delle impronte digitali ha fugato ogni dubbio sul collegamento della morte di Samanta Fava con quella della diciottenne di Arce come ipotizzato dal criminologo Lavorino

Per la Giustizia ha ucciso Samanta Fava ma non è stato anche l'assassino di Serena Mollicone, La comparazione delle impronte digitali di Tonino Cianfarani il manovale nel frattempo deceduto e accusato di aver assassinato la trentasettenne di Sora) ha finalmente un'ufficialità: il 44enne non ha assassinato nel 2001 la studentessa di Arce. 

A chiamare in causa l'oramai morto e quindi indifendibile Cianfarani, era stato il professor Carmelo Lavorino, componente del pool difensivo della famiglia Mottola. Nel corso della sua deposizione, a difesa e tutela dell'ex maresciallo dei Carabinieri Franco, della moglie Anna Maria e del figlio Marco, il criminologo aveva ipotizzato che per 'modus operandi' e per tecnica di occultamento del cadavere, Cianfarani avrebbe potuto essersi macchiato, bene undici anni prima della morte di Samanta, anche dell'omicidio di Serena.

In realtà la comparazione delle impronte digitali è stata un mero atto dovuto in quanto al momento dell'arresto, avvenuto nel giugno del 2013, Cianfarani era già stato schedato e le sue impronte erano state inserite nella banca dati del Viminale e comparate con quelle di assassini ignoti. 

L'esito degli accertamenti chiesti dal professor Lavorino nei giorni scorsi ha dato conferma. Tonino Cianfarani seppur autore di un gesto orribile non ha commesso ulteriori delitti. 

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