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Il film "Maria per Roma" in sala il prossimo 8 giugno . Recensione

Una ragazza e il suo cane affrontano in Vespa una giornata romana come tante, rincorrendo passato e futuro in un presente incerto e surreale. Tanti personaggi compongono questo caotico affresco della città di Roma, con le sue solitudini estrose e...

Una ragazza e il suo cane affrontano in Vespa una giornata romana come tante, rincorrendo passato e futuro in un presente incerto e surreale. Tanti personaggi compongono questo caotico affresco della città di Roma, con le sue solitudini estrose e frammentate, con i suoi luoghi di incanto che ospitano turisti e romani in una frenesia che troppo spesso si traduce in immobilità... Mentre la Città Eterna nella sua magnificenza, disinteressata, osserva i suoi abitanti trarre dal turismo gli ultimi frutti della sua vecchia gloria.

All'ultima Festa del cinema di Roma si è parlato molto di questo piccolo film, un esordio alla regia, oltretutto femminile, come di un caso.

Il paragone con “Lo chiamavano Jeeg Robot”, sempre presentato alla Festa però l'anno precedente è forse azzardato per questioni di tema e obiettivi, ma in comune si ritrova la voglia di raccontare una storia su Roma che evada dalle grandi bellezze del centro storico o dalle grandi bruttezze delle periferie e zone limitrofe.

La protagonista, Maria, è infatti una donna in lotta per la sua affermazione, come attrice, in una città dove è molto complicato fare ciò che si desidera veramente, ma bisogna conquistarlo, facendo compromessi e capitomboli, affrontando delusioni e illusioni, e trovando intanto di cosa campare.

In questo caso Maria fa la key holder, ossia colei che porta le chiavi degli appartamenti in affitto ai turisti in visita nella capitale.

Oltre a Maria e alla città di Roma, gli altri protagonisti del film sono i romani, di tutte le classi: c'è, ad esempio, la decadenza della nobiltà romana che affitta i propri appartamenti con vista su Piazza Navona, nei quali ci sono sedie napoleoniche su cui però non ci si può sedere, o ci sono signore alto borghesi che abitano nelle case che affittano, e che lasciano libere andando non si sa dove quando sono richieste dai turisti.

Oppure ci sono i colleghi di Maria, che la regista usa come metafora sul proprio lavoro; alcuni che sono impegnati in lavori ben più remunerativi che permettono loro di fare l'attore precario, e quelli che avevano le capacità per affermarsi ma che preferiscono fare gli artisti di strada.

I turisti sono poi analizzati con occhio autoctono, comprensibile da chi ogni giorno vede masse di persone troppo pallide per il sole romano vagare per i vicoli di Trastevere, e che spesso, forse perchè travolte dal caos organizzatissimo della città, dimenticano le capacità razionali che normalmente sono in possesso di una persona adulta e che includono il non perdere le chiavi di casa, sapere come attivare una lavastoviglie, trovare la strada di casa.

Nella semplicità della storia e del caos quotidiano messo in scena dalla Di Porto, ci si riconosce un po' tutti, soprattutto se si è in quella fase della vita in cui ancora si cerca fortemente un'affermazione, nonostante tutto.

Il film esce in sala il prossimo 8 giugno.

Alice Vivona

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