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Il misterioso fascino di una donna “fuori moda”: Elsa Morante
"Ci muovevamo sperduti, come attraverso un fragore prorompente, che ci urtava, ci avvicinava e ci separava, vietandoci d'incontrarci mai."
"Ci muovevamo sperduti, come attraverso un fragore prorompente, che ci urtava, ci avvicinava e ci separava, vietandoci d'incontrarci mai."
La frase sopra riportata può essere considerata una sintesi emblematica della scrittura della Morante nonché uno spaccato dei diversi punti di vista tormentati che caratterizzano i suoi lavori. E' un'autrice nella cui produzione i motivi autobiografici, come vedremo, sono sempre significativi e rivelatori. La mia chiave di lettura cerca di indagare come e quanto le vicende personali dell'autrice si intersechino con le vicende e gli eventi del mondo e in quale misura riescano a farsene specchio.
Di sicuro la Morante è stata ed è una scrittrice complessa. Per scelta e per istinto ha coltivato forti elementi di ambiguità, in particolare l'androginia, che rende problematica la cifra realistica dei romanzi. La lotta fra immaginario e reale è il tema chiave, il nodo da sciogliere.
Leggendo le pagine della Morante si percepisce netta un'enorme ansia espressiva. Ciò la conduce ad un'adesione a modelli narrativi consolidati appartenenti alla tradizione, ma, nei suoi esiti migliori, li oltrepassa, li supera in virtù di un sentire dolorosamente netto e di un senso dell'oppressione mentale e morale del tutto sinceri e moderni.
Partendo da questi punti di riferimento si può tentare di intraprendere questo nuovo viaggio letterario. La Morante spazia tra filastrocche e favole per bambini, poesie e racconti brevi ma anche alcuni dei più celebri, e in gran parte amari, romanzi italiani del '900: Menzogna e sortilegio, L'isola di Arturo, La Storia, Aracoeli. Ebbene, nelle pagine dei suoi romanzi, nei contorni di isole, paesaggi e personaggi, nelle pieghe di esistenze in bilico sopraffatte dalla Storia, si scorge il profilo di una donna libera, sopra le righe e fuori dagli schemi, capace di sfuggire sistematicamente stereotipi ed etichette preconfezionate. Forse davvero "una grande solitaria", come la definì Franco Fortini. Ma soprattutto una scrittrice che ha saputo lasciare un segno pur prescindendo dall'identificazione con le correnti letterarie del suo tempo.
Fu costretta a confrontarsi fin dall'adolescenza con luoghi e situazioni che la indussero ad esplorare i lati oscuri della psiche. Tali esperienze la porteranno ad affermare anni dopo, quando era già una scrittrice affermata, che "bisogna scrivere solo libri che cambiano il mondo". Cambiare il mondo per cambiare se stessa.
Nel 1936, grazie al pittore Giuseppe Capogrossi, Elsa Morante conosce Alberto Moravia con cui si sposa nel 1941, anno in cui pubblica con Garzanti sua prima raccolta di racconti, Il gioco segreto.Filo conduttore dei racconti sono le trasformazioni e le metamorfosi dei personaggi: il gioco, serissimo e lieve, consiste nella sopravvivenza dell'umanità.
Assieme al marito Moravia frequenta alcuni intellettuali e artisti di assoluto rilievo tra cui Pier Paolo Pasolini, Umberto Saba, Attilio Bertolucci, Giorgio Bassani, Sandro Penna, Enzo Siciliano. Ma, come spesso accade nella sua vicenda esistenziale gli estremi coincidono e si sovrappongono: la fase dell'incontro corrisponde a quella della fuga. Durante la seconda guerra mondiale, per sfuggire alle rappresaglie dei nazisti, la Morante e Moravia si rifugiarono vicino a Fondi, un paesino in provincia di Latina. Qui la Morante inizia la stesura di Menzogna e sortilegio ma questa difficile esperienza sarà anche alla base della successiva scrittura de La Storia.Nel 1957 pubblica L'Isola di Arturo, nato e scritto totalmente a Procida, con cui vince il Premio Strega. E' la storia della difficile maturazione di un ragazzo che vive quasi segregato nel paesaggio immobile dell'isola di Procida, accanto all'imponente presenza del penitenziario.
Dal romanzo scaturirà cinque anni dopo il film di Damiano Damiani. Il romanzo ha la struttura di una fiaba ma anche qui la realtà fa sentire la sua presenza e la sua voce. Il materiale letterario della scrittrice si nutre di se stesso, di letteratura, il romanzo si innerva in altri infiniti romanzi meravigliosi immaginati da Arturo, una metaesistenza basata su una vasta metaletteratura.Per poter finalmente parlare del capolavoro della Morante, La storia, è necessario fare un passo indietro, tornando al periodo dell'esilio a Fondi, circondata e minacciata dalla violenza del mondo. Nel borgo in provincia di Latina, in quello che lei stessa definirà "una specie di porcile" lei e Moravia daranno vita a due delle loro opere più significative. A Fondi Moravia concepì La ciociara proprio mentre la sua compagna maturava il disegno di quello che sarà poi il suo punto di arrivo, La storia.
La storia è il romanzo della Morante. Tutto il resto del suo mondo appare in qualche modo preparatorio, propedeutico. Ne La storia trovano compimento gli anni e le esperienze, le poesie imperfette e i lavori di formazione, le isole utopiche dissolte dalle deflagrazioni della guerra e della verità. Ma nel suo romanzo più significativo il "realismo magico" trova il compimento nella forza della sincerità: gli umili, i vinti, quelli che la scrittrice ama e dalla cui parte si schiera, non prevalgono, non possono sperare in nessun successo, rivalsa o provvidenza. I promessi sposi sono lontani, fondamenta possenti ma ricoperte dalla macerie degli anni e degli eventi. I vinti vengono sballottati sugli scogli, e non c'è più alcuna isola di miti generosi e assolati che possa accoglierli.
Nel periodo del rifugio in quello che venne poi definito, una sorta di porcile, vicino a Fondi Elsa Morante trova la dimensione giusta, la compenetrazione con il mondo contadino che accoglie e protegge lei e Moravia senza pretendere niente in cambio. Con il trascorrere degli anni trasferirà e collocherà le emozioni percepite a Fondi nell'ambito a lei più naturale, la città di Roma, con i quartieri che conosce a menadito, con il modo di vivere, di pensare e di reagire alle sciagure che ha radici antiche e a cui lei aggiunge nuova vita e attualità.Inizia a guardare le cose come sono. Senza tentare di edulcorare la ferocia con la fiaba né di contaminare la bellezza della resistenza con la retorica.
Uscito nel '74, negli anni delle ideologie e delle avanguardie, "la storia" della Morante si allontana dai canoni stilistici del tempo confermando la sua originalità, la sua natura di atipica e vorace autodidatta. Disorienta ma indaga su vicende di dolore e riscatto in cui tutti si possono riconoscere.Questo suo essere una voce fuori dal coro e dalle correnti le valse non poche ostilità dividendo la critica, indipendentemente dal significativo riscontro di pubblico del libro. Alcuni le rimproverarono di non essere al passo con i tempi, di aver conservato una struttura narrativa ancora ottocentesca. Altri la esaltarono considerandola in grado di attraversare territori letterari diversificati vivificandoli, dando loro un'impronta nuova. Ai due estremi contrapposti si collocano coloro che la considerarono segnata da un populismo di maniera e chi al contrario apprezzò la sua capacità di dare voce ad una passionale coralità.
Dopo trionfi e delusioni, fughe e ritorni, il motto della Morante, la sua stella polare, "bisogna scrivere solo libri che cambiano il mondo" trova compimento puntuale nell'atto del suo tradimento: La storia è un libro che cambia il mondo nel momento esatto in cui smette di volerlo cambiare e inizia a raccontarlo così com'è, tra sangue e sogno, fiaba e massacro.