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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cultura

Nepal: un paese da conquistare

Si dice che ogni viaggio è a sé e l’impressione che si ha di un posto dipende molto dal proprio stato d’animo, dal modo in cui in quel momento si guardano le cose.

Si dice che ogni viaggio è a sé e l’impressione che si ha di un posto dipende molto dal proprio stato d’animo, dal modo in cui in quel momento si guardano le cose.

Il Nepal non è un paese facile, è un paese da conquistarsi con fatica, sudore e tanto spirito di adattamento, ma come ogni conquista ti permette di gioire con soddisfazione della meta. Un paese da capire con il naso all’insù, perdendosi nelle forme delle nuvole che si muovono lentamente nel cielo, contemplando le montagne, vero patrimonio naturale, che spesso nascondono le stupa più antiche del mondo o ascoltando il rumore dei fiumi veloci che riflettono la luce e ti impediscono di tenere gli occhi aperti, quasi come volessero farsi solo ascoltare e non guardare.

Qui l’uomo può progettare ed organizzare ben poco, sono le condizioni atmosferiche che decidono lo svolgersi della vita quotidiana; s’impara così a convivere con le piogge, a far finta che non ci siano ed allora stare con l’acqua fino alle ginocchia e lasciarsi bagnare diventa un’esperienza mistica, ma anche divertente. Un po’ come ritornare quei bambini che eravamo un tempo. L’incontro con l’Himalaya poi, può trasformarsi in una vera impresa: l’alba è il momento più bello per ammirarla, quando i raggi del primo sole illuminano le cime imbiancate e le dipingono di colori magici. L’attesa della dispersione delle nuvole che avvolgono questo spettacolo della natura, può trasformarsi in un incantesimo da favola: occorre armarsi di pazienza, passare dalla sfiducia alla speranza e poi, se si è fortunati, si diventa protagonisti dello scenario più bello a cui si possa assistere nella vita.

La natura in Nepal è talmente preponderante da rendere inevitabile entrarvi in profondo contatto. L’energia che si avverte è così forte da farti chiudere gli occhi e respirarla ed allora capire perché gli sciamani hanno ancora oggi un ruolo importante nella cultura nepalese, diventa un passaggio spontaneo. Tutto quello che al di fuori può sembrare assurdo, nella realtà nepalese trova una sua logica, tutto quello che lontano da questo posto può essere deriso, qui ha una profonda serietà. Questo merita una riflessione sulla relatività dei nostri principi e delle nostre convinzioni, di come qualsiasi realtà vista con occhi diversi e con bagagli di esperienze differenti , diventa normalità.

I nepalesi sono dignitosi nella loro povertà, miti e molto disponibili ma mai invadenti.

Essere donne in Nepal non è semplice: l’emarginazione durante il ciclo mestruale, una società patriarcale, le credenze popolari, il sistema delle caste rappresentano la prigione da cui liberarsi o il destino a cui arrendersi, a seconda delle prospettive.

Gli occhi dei bambini sono le finestre sull’anima di questo popolo: ora adulti con i fratelli sulle spalle e tra la polvere a raccogliere pietre, ora infantili, a saltellare nelle acque di un fiume o a giocare con le biglie.

La difficoltà degli spostamenti principalmente su strade di montagna o su percorsi impervi spesso a picco sui fiumi o sui burroni in balia di frane e piogge, l’anarchia della guida di camion moto e macchine, ti porta a pensare al continuo rischio di soccombere, e quel camminare sul filo, quello sfidare la sorte, ti dà i brividi.

Ogni gesto anche il più banale e scontato, possiede un suo significato intrinseco, dietro ogni azione c’è sempre una motivazione precisa. Guardare ai particolari aiuta a comprendere questa realtà così diversa e allora un piccolo fiore al centro della testa che s’intravede a mala pena tra i capelli, diventa il simbolo di una preghiera ad inizio giornata.

La religiosità si vive ogni giorno, è presente in ogni angolo delle strade con piccoli altari dove ci si ferma a pregare o a portare offerte. Una religiosità intrisa di superstizioni antiche che si tramandano attraverso il tempo, credenze che rappresentano cibo per il popolo: e così la Kumari, la dea- bambina viene riconosciuta come l’incarnazione della dea Durga e venerata, salvo poi destituirla alla comparsa del primo sangue perché ritenuto impuro. Tornata alla vita normale è destinata a restare nubile per sempre.

Nel paese dove è nato Budda, induisti e buddisti pregano insieme, spesso negli stessi luoghi, essendo entrambe dottrine religiose basate sul Dharma ed ecco che avviene una vera commistione: un grande esperimento di tolleranza e rispetto. Sacrifici di animali, bandiere di preghiera, miti, amuleti, scaramanzie, spiriti e rituali fanno parte integrante della religione. Anche la persona più atea non può fare a meno di bagnarsi e farsi attraversare da questa spiritualità, per quanto a volte assurda ed incomprensibile.

Girare in senso orario intorno alla stupa e contemporaneamente girare le ruote di preghiera rappresentano le azioni -preludio ad un’esperienza da provare senza pregiudizi: la cantilena della recita dei mantra e i suoni dei canti buddisti ti innalzano verso altre dimensioni, le vibrazioni sono talmente familiari da permetterti di abbandonarti senza paura, senza avvertire l’incalzare del tempo. Già, la paura ad abbandonarsi e il tempo vissuto con ansia: i demoni della nostra società “evoluta”!

Assistere alla cremazione dei defunti, lasciare che un sadhu ti segni la fronte mentre pronuncia parole indecifrabili, mischiarti tra la folla nella festa che saluta le piogge, intonare sillabe ripetitive con i monaci buddisti, sono immersioni istintive e spontanee che aiutano a cogliere l’essenza della gente nepalese, aldilà di quello che riescono a cogliere gli occhi.

Eppure in Nepal, tutto sembra scorrere giorno dopo giorno nella quotidianità delle piccole cose, dei piccoli gesti che fanno un’esistenza e che non chiedono altro che ripetersi, senza fretta e senza aspettative. Ognuno con il suo ruolo, ognuno a svolgere la sua parte che quella società si aspetta, sempre troppo presto per liberarsi dalle catene delle convenzioni, sempre troppo tardi per stare al passo con il mondo.

Nota del direttore: ringrazio l’amica Tiziana per questo primo articolo che andrà nella rubrica Turisti non per caso. Un articolo veramente bello che permette al lettore di “assaporare” le atmosfere uniche del Nepal, un posto lontano dalla nostra Italia non soltanto dal punto di vista dei chilometri ma soprattutto del vivere quotidiano. Nei prossimi giorni la ritroveremo ad affrontare anche altri temi legati alla società civile e non soltanto ai viaggi.

Buona Lettura (Dan.Flav)

Tiziana Onorati

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