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Roma, Filippo Timi: “sono come biancaneve”

L’attore umbro, che per “Casa di bambola” si fa in tre, racconta a Vivaverdi come nasce un personaggio «Il personaggio è come il principe azzurro. Tu sei Biancaneve, dormi e aspetti. A un certo punto arriva il principe azzurro e ti dà un bacio: è...

L’attore umbro, che per “Casa di bambola” si fa in tre, racconta a Vivaverdi come nasce un personaggio

«Il personaggio è come il principe azzurro. Tu sei Biancaneve, dormi e aspetti. A un certo punto arriva il principe azzurro e ti dà un bacio: è lì che succede tutto». Filippo Timi, che per il “Casa di bambola” firmato da Andrée Ruth Shammah interpreta i tre ruoli maschili, si racconta a Vivaverdi, house organ rinnovato di SIAE, che ha recentemente inaugurato una nuova stagione editoriale. Considerato il manifesto della liberazione della donna, il capolavoro ibseniano è lo spunto per parlare della vita e del teatro.

Di seguito alcuni estratti dell’intervista realizzata da Francesco Pacifico:

Il corpo

«Crescere nel corpo vuol dire ascoltarlo. Vuol dire capire che i limiti sono un valore. Tutti i limiti che avevo, dalla balbuzie alle altre cose, erano lì per un motivo, magari per superarli o magari per accettarli».

La voce

«Scopri molto presto che la voce ha un corpo. Io volevo essere Demetrio Stratos. Parlo come lui. Lo imito».

La formazione

«Mi dissero “Ispirati ad Eliogabalo”. E io “Eliochi?”. Scandalo. “Non conosci Artaud?”. Non lo conoscevo. Ma non mi sono mai vergognato - neanche oggi mi vergogno - di chiedere “Ma chi è quello?” O “Cosa vuol dire quella frase?”».

Il dialetto

«Il dialetto è il sangue, il fango. Leonardo Da Vinci dice: “Bisognerebbe pensare per immagini”. Io dico: “Bisognerebbe dirsi le cose in dialetto”. Perché hanno un sapore… Il mio dialetto odora di salsicce di maiale, di torta al testo di mia madre che piange, della varichina che corrode le mani».

La magia del teatro

«Il pubblico cos’è che vede in scena? Degli attori che ci provano, che hanno fatto un percorso: svegliare un classico in noi stessi, svegliare quella complessità di sentimenti. Perché con i classici non si tratta di sotterfugi: sono degli abissi. Ma di fronte a un testo classico, se sei onesto, se non lo prendi per il culo, il testo ti protegge. Non si sa perché, forse è la buona fede».

La pirateria

«Il teatro ha la prerogativa del live: è questo che cercano le persone. Per fortuna piratare il teatro non è possibile. Il teatro è una forma d'arte che non lascia spazzatura. O lo vedi lì, o non lo vedi».

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