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Roma, Intervista a Ada Cattaneo: Il Posthuman tecnomagico

*Ada Cattaneo,  ricercatrice e consulente,  scrittrice e  esperta di leggende e tradizioni. Numerose pubblicazioni come sociologa  - vedi link https://www.psicologiadeiconsumi.it/chi-siamo/team/ada-cattaneo/   Recentemente ha pubblicato con...

*Ada Cattaneo, ricercatrice e consulente, scrittrice e esperta di leggende e tradizioni. Numerose pubblicazioni come sociologa - vedi link https://www.psicologiadeiconsumi.it/chi-siamo/team/ada-cattaneo/ Recentemente ha pubblicato con successo alcuni libri di tradizioni, leggende, usanze ed archetipi collettivi delle popolazioni lombarde e alpine, rilette ed attualizzate alla luce di una critica futuribile contemporanea:

Si segnalano Magie e Misteri del Quotidiano. Leggende lombard e(Associazione Padre Monti, 2012), Incanti dei Natali Lombardi. Le nostre leggende e tradizioni (Edziioni Nicolini 2013), e – l'ultimo edito -L'incantata Terra dei Draghi. Leggende e tradizioni - vedi link https://www3.varesenews.it/comuni/malnate/articolo.php?id=309531 (Giacomo Morandi Editore, Varese 2014).

D- Ada, dal tuo background emergono interessi e dinamiche editoriali apparentemente eclettiche... tra nuovo fantastico popolare e sociologia persino sociocibernetica, uno zoom ?

R - In realtà, in termini ideologici e di analisi culturale sono abbastanza diffidente rispetto al fenomeno sociologico della crescente diffusione del "fantastico popolare", che sarebbe più corretto definire "fantastico commerciale". Si tratti di fantasy, fantascienza o storia romanzata, in molti casi non siamo di fronte a null'altro che al saccheggio di un materiale mitico più o meno travisato, mal digerito, spesso addomesticato - e non di rado cambiato di segno in omaggio ad una political correctness del tutto contemporanea! - per creare prodotti culturali di largo e pronto consumo: film, videogiochi, fumetti, romanzi-spazzatura, serie televisive... Di questo mi interesso come sociologa dei consumi, e al tempo stesso per constatare come si tratta di un fantastico che non esorta più a divenire ciò che siamo, o meglio ancora a divenire più di ciò che siamo, ma semplicemente a fornirci un simulacro dolciastro delle vere imprese, delle grandi emozioni, dei sentimenti violenti e dell'avventura che siamo troppo decadenti, come individui e come società, per vivere nel mondo reale. Da tale considerazione nasce anche il mio tentativo di contribuire ad una riappropriazione del verofantastico popolare, quello che non mette insieme in un minestrone hollywoodiano supersoldati americani, dèi norreni e miliardari cardiopatici con esoscheletro affinché il coach potato globalizzato si senta solleticato un attimo nel tedio di una vita insignificante, ma che ci parla delle tradizioni e della visione del mondo dei popoli cui apparteniamo.

D. E certo tanto discusso futuribile Transumanesimo, secondo te come lo vedi?

R - Se capisco bene, il transumanismo è l'idea secondo cui l'uomo possa e debba far uso degli strumenti che la tecnica via via mette a sua disposizione per superarsi ed accrescere la propria capacità di plasmare se stesso e il mondo in cui vive. In questo senso, non solo costituisce in un certo senso da sempre l'essenza di ciò che essere "umani" rappresenta, ma anche la vera caratteristica identificante di quella che Spengler chiamava non a caso "civiltà faustiana" - che oggi giunge al capolinea, ma di cui siamo gli eredi e che possiamo, se lo vogliamo, trasfigurare in un'era postumanista e letteralmente postumana.

D. Possibile anche un'arte transumanista?

R - Come dice Stefano Vaj in Biopolitica. Il nuovo paradigma, "l'unica cosa che sappiamo con certezza del futuro della nostra specie e della nostra razza è che esso si trova di fronte a noi. Sappiamo anche che non esiste possibile 'ritorno al passato'. Può esserci solo un ritorno (propriamente: l'Eterno Ritorno) di ciò che in passato ci ha consentito di affrontare sfide nuove ed affermare noi stessi. La nostra inquieta esplorazione del mondo, le tecniche che ne discendono, ci condannano a delle scelte, ci offrono dei poteri, ma non possono dirci cosa farne. Questo non appartiene agli ingegneri o agli scienziati o ai giuristi, ma agli 'eroi fondatori', ai poeti, ed alle aristocrazie che sanno tradurre in atto l'oscura volontà collettiva della comunità popolare da cui emanano, costruendole monumenti destinati a sfidare l'eternità, lasciando dietro di sé una 'gloria che non muore'". Wagner, d'Annunzio o Marinetti non sono naturalmente la stessa cosa di Omero, ma se siamo davvero uomini in transizione verso un futuro postumano è solo la creazione artistica nel senso più ampio e collettivo del termine che potrà darcene la motivazione e la direzione e prima ancora l'immaginazione... fantastica. Che ritorna alla prima domanda di questa intervista.

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